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La "riforma continua" sugli appalti pubblici

Trentuno correzioni negli ultimi dodici mesi, 13 solo con il decreto Sblocca Italia. Dopo le oltre 100 modifiche contate sotto il governo Monti non si ferma la corsa agli “aggiustamenti” del codice degli appalti, che proseguono a una media di due o tre al mese. Una sorta di riforma continua, che non lascia scampo agli operatori del settore, in attesa che prenda forma la riscrittura organica del codice, imposta dall’obbligo di recepire le nuove direttive europee entro aprile 2016.

Nel frattempo, la rincorsa alla semplificazione delle procedure nel tentativo di dar fiato all’edilizia ha prodotto molte fughe in avanti e altrettanti dietro front. E soprattutto una nuova raffica di deroghe (dagli interventi per Pompei alle bonifiche), proprio mentre in Parlamento si discute il Ddl che delega il Governo ad azzerare il codice del 2006 sostituendolo con un impianto normativo semplificato e capace «di evitare il ricorso a sistemi derogatori rispetto alla disciplina vigente».

Esemplare la vicenda degli appalti centralizzati dei Comuni, dove le logiche della spending review si sono scontrate con la classica resistenza all’innovazione degli enti locali e l’oggettiva difficoltà a digerire una rivoluzione di tale portata in tempi brevi. L’obbligo di gestire gli appalti con una struttura unitaria, previsto addirittura dal decreto Salva Italia del 2011, è stato rinviato più volte, poi esteso dai Comuni con meno di 5mila abitanti a tutti gli enti non capoluogo con il decreto Irpef (66/2014) pena l’impossibilità di bandire le gare senza Cig (codice identificativo di gara). Risultato? Comuni nel caos, appalti in stallo e nuova proroga (al primo gennaio 2015 per servizi e forniture, primo luglio per i lavori) arrivata in estate con il decreto Pa. Difficile dire se sarà la volta buona. Intanto una situazione simile si è vissuta anche per la novità dei bandi di gara solo online (e in Gazzetta Ufficiale italiana con rimborso da parte dell’aggiudicatario) rinviata al primo gennaio 2016.

La corsa ad annunciare rivoluzioni per via normativa, subito rinviate a tempi migliori, fa il paio con le false semplificazioni e gli alleggerimenti procedurali mai realizzati davvero: vedi il «Durc con un clic» ancora in attesa del decreto attuativo annunciato dal decreto Lavoro (Dl 34/2014). Appartiene, invece, al primo gruppo il cosiddetto «soccorso istruttorio»: novità introdotta dal decreto 90/2014 nel “martoriato” articolo 38 del codice (Dlgs 163/2006) che disciplina i requisiti dei concorrenti agli appalti pubblici. L’obiettivo di ridurre gli adempimenti formali a carico delle imprese, consentendo sempre di integrare eventuali carenze documentali, ha mandato in tilt gli uffici gara di tutta Italia. La norma infatti spiega che le carenze «essenziali» possono sempre essere sanate dai concorrenti (con il pagamento di una sanzione) mentre quelle non «essenziali» non devono neppure essere prese in considerazione. Peccato che in nessun punto della norma sia stato chiarito quali siano in concreto le lacune da considerare essenziali, lasciando la patata bollente nelle mani delle stazioni appaltanti che ora temono che ogni decisione in merito possa dare adito a una raffica di ricorsi.

A fine anno intanto va in scadenza una misura chiesta a gran voce dalle imprese e inserita dal ministro Maurizio Lupi nel decreto fare nell’estate del 2013 per dare un po’ di ossigeno ai costruttori, presi nella morsa della crisi e del credit crunch. Senza proroghe (si interverrà con la legge di Stabilità?) l’anticipazione del 10% del prezzo di appalto non sarà più in vigore dal primo gennaio 2015. Alla stessa data entrerà invece in vigore l’obbligo di stipulare in forma telematica anche i contratti di appalto sottoscritti con scrittura privata. Ma l’appuntamento più importante del 2015 è la riforma organica del codice dei contratti pubblici annunciata per la fine dell’anno: la volta buona (forse) per mettere fine alla gragnuola di correzioni che piegano le norme alle emergenze del momento, mettendo fuori gioco imprese e amministrazioni.


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