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Casa Tassa unica in arrivo, ma i tempi sono da definire

Il governo conferma l'obiettivo di fondere Tasi e Imu, la riforma in un collegato o nei decreti della delega fiscale

Un ritorno all’antico, o meglio al passato recente, quello in cui la tassa sugli immobili si chiamava solo Imu. Ma con un’attenzione particolare da una parte a responsabilizzare gli enti locali, dall’altra semplificare la vita al cittadino. Così insieme all’amplissimo margine di manovra concesso ai sindaci in materia di detrazioni appare destinata a sparire anche la quota della Tasi, variabile tra il 10 e il 30 per cento, posta a carico dell’inquilino o di chi comunque detiene l’immobile pur non essendo il proprietario.

LA VIA PIÙ SEMPLICE

La semplice riunificazione di Imu e Tasi sembra la via più praticabile per predisporre una normativa che possa entrare in vigore già nel 2015. Più complesso sarebbe inserire nel nuovo tributo anche l’addizionale Irpef, oppure passare ad una vera e propria tassa sui servizi quale quella che era stata abbozzata ma poi sostanzialmente abbandonata nel 2013: di quella impostazione, che doveva servire a differenziare la Tasi sull’abitazione principale dalla vecchia Imu, era sopravvissuta appunto solo la parziale e quasi simbolica imposizione a carico dell’inquilino.

I CONSUNTIVI

Il nuovo assetto potrebbe essere inserito in un provvedimento collegato alla legge di Stabilità o nei decreti attuativi della delega fiscale. I tempi sono quindi ancora da definire: la volontà del governo di accelerare è chiara, non mancano comunque gli aspetti critici. Intanto gli stessi Comuni non sono convinti della fattibilità in tempi brevi dell’operazione. Visto che anche il 2014 è stato un anno di novità, con il debutto della Tasi avvenuto per giunta con modalità molto confuse, l’Anci preferirebbe basare la costruzione del nuovo tributo sui consuntivi precisi, per evitare errori nella ripartizione del gettito tra i vari enti locali. Se però alla fine il nuovo tributo partirà dal prossimo anno, le amministrazioni comunali dovranno definire in corsa le nuove aliquote in modo da assicurare gli stessi effetti finanziari, compito certo non facile. In ogni caso per i cittadini dovrebbe essere un po’ più facile calcolare l’imposta dovuta e fare i necessari adempimenti. Per gli immobili diversi dall’abitazione principale il pagamento sarà unico, invece che suddiviso tra Imu e Tasi. Del resto anche oggi i due tributi sono legati dal tetto complessivo all’aliquota, attualmente fissato al 10,6 per mille eventualmente incrementabile di un ulteriore 0,8 per mille legato alla concessione di detrazioni a beneficio dell’abitazione principale. Per quel che riguarda quest’ultima dovrebbe mantenere un’aliquota non troppo distante da quella della Tasi nel 2014.

POSSIBILITÀ LIMITATE

Ma la vera semplificazione per i contribuenti potrebbe arrivare proprio sul fronte delle detrazioni. Oggi i Comuni, con l’obiettivo (non sempre conseguito in pieno) di evitare aumenti di prelievo rispetto a quanto pagato in passato sull’Imu, prevedono un range di detrazioni quanto mai ampio: in genere decrescenti al crescere della rendita catastale, ma anche in alternativa legate alla situazione familiare o anche al reddito personale misurato attraverso l’Isee. Nello scenario futuro è invece previsto il ritorno ad una detrazione nazionale unica per l’abitazione principale (quella per l’Imu era fissata in 200 euro più 50 per ciascun figlio) o quanto meno un drastico disboscamento delle attuali combinazioni: i sindaci avrebbero a disposizione due o tre variabili da incrociare in modo limitato.


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