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Qualificazione, stretta di Cantone
Appalti. Controlli rigidi sulla certificazione dei lavori privati per evitare che si gonfino i fatturati

Stop ai trasferimenti di «scatole vuote» utili solo all’aumento delle classifiche di partecipazione al mercato dei lavori pubblici. Controlli più stringenti sulla certificazione dei lavori eseguiti per conto dei privati, terreno in cui sono per anni girati pezzi di carta buoni solo per gonfiare ad arte il curriculum delle imprese. Riordinando il monumentale corpus di documenti emanato negli anni per guidare le procedure di qualificazione dei costruttori interessati agli appalti pubblici, l’Autorità nazionale anticorruzione (Anac) coglie l’occasione per imprimere una sterzata sui due principali fenomeni che hanno ingrassato il fenomeno della corruzione legato al business della certificazione. Una manovra in cui è possibile vedere la mano di Raffaele Cantone, da qualche mese ormai alla guida della nuova Anac che ha fuso per incorporazione anche la vecchia Autorità di vigilanza sui contratti pubblici.

In 426 pagine il “manuale della qualificazione” mette ordine nel dedalo di provvedimenti emanati negli ultimi 15 anni dall’Avcp raccogliendo in un codice aggiornato oltre 300 tra determinazioni, delibere e comunicati. Un lavoro di disboscamento con alcune importanti novità. La prima riguarda il fenomeno delle cessioni di ramo d’azienda, da cui ha preso origine anche una delle ultime inchieste della procura di Roma sul business della false attestazioni. Il manuale introduce una serie di indici utili a verificare la consistenza dell’operazione, in modo da scongiurare trasferimenti messi in atto solo per acquisire requisiti virtuali, mai guadagnati sul campo. Il primo sensore che deve far scattare l’allarme delle società private incaricate di certificare le imprese (le Soa) è la cifra d’affari dichiarata dal ramo di impresa ceduto. Questa dovrà essere perlomeno pari al 50% del fatturato medio registrato negli ultimi 5 anni. Altri parametri da valutare sono il trasferimento di almeno una parte dello staff tecnico e della attrezzatura necessaria a garantire la continuità aziendale e da ultimo la sussistenza di rapporti giuridici in capo al ramo di società ceduta. «Bisognerà verificare – spiegano all’Autorità – che l’impresa trasferisca debiti e crediti in essere per garantire che l’operazione non sia fittizia».

Completa il quadro un modulo standard a uso dei periti incaricati di quantificare la consistenza delle imprese cedute che dovrebbe consentire la rilevazione omogenea dei dati, evitando le “discrezionalità” del passato. L’altro intervento riguarda l’utilizzo dei lavori privati ai fini della qualificazione al mercato pubblico. Con il manuale l’Anac introduce paletti impossibili da aggirare senza trasformare i certificati lavori (Cel) in carta straccia. Qualche esempio: se in cantiere era prevista la presenza di un direttore lavori sarà necessario accompagnare il certificato con una sua dichiarazione che attesti il completamento dell’opera. Allo stesso modo fatture e contratti dovranno avere un riscontro di veridicità legato al permesso di costruire o alla Dia presentati dalle impresa presso l’ente che ha dato il via libera all’intervento. In assenza di riscontri certi il certificato sarà scartato. Altri chiarimenti riguardano l’indipendenza delle Soa (ormai solo 26 in attività), con misure mutuate dalla legge 190/2012 (anticorruzione) e sulla possibilità (concessa) di usare i lavori realizzati in subappalto ai fini della qualificazione, anche se non indicati nel bando di gara.

Con un comunicato l’Anac torna poi sulle difficoltà riscontrate dagli enti pubblici nella gestione delle gare con il sistema Avcpass, denunciate da ultimo dal presidente Anci Fassino. L’Anac non nasconde le criticità (si veda anche Il Sole 24 Ore del 17 settembre 2014) del sistema ereditato dalla passata gestione su cui «il presidente ha già chiesto agli uffici competenti di intervenire, ponendovi rimedio».


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