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Governo-Regioni, mediazione sui costi standard
"Lodo Chiamparino". Sette giorni per l'intesa

I costi standard per salvare il soldato Ssn ed evitare il taglio dei servizi. Si sono visti alle 8 del mattino in punto e per un’oretta hanno quanto meno gettato le basi di un’agenda di lavoro. Parlandosi, per la prima volta. E anche se Matteo Renzi ha spazzato via le illusioni dei governatori – «non medio sui 4 mld, discutiamo i modi, ma nessun taglio ai servizi, agli sprechi sì» – qualche nube è sparita dal cielo in tempesta dei rapporti Governo-regioni. Non tutte, sia chiaro. Ma quanto meno una sorta di metodo di lavoro c’è, a farcela. Si partirà dai costi standard, in sanità ma non solo, il mantra del federalismo impazzito all’italiana. Che in sanità ci sarebbero, ma non abbastanza.

La proposta dei governatori, da costruire, dovrebbe nascere in sette-dieci giorni. Il nome glielo ha dato il premier in persona: si chiamerà «lodo Chiamparino», il rappresentante dei governatori, anche se nella cucitura della proposta non sarà estraneo il Governo. E chissà se tutte le regioni saranno d’accordo, considerato l’effetto che i costi standard farebbero da Roma in giù. «Siamo disponibili a migliorare l’impianto della manovra», ha assicurato Graziano Delrio, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, poco prima che Renzi su Facebook chiarisse: «Incontrato i presidenti di Regione. Siamo disponibili a discutere le proposte nel merito, purché si taglino gli sprechi, non i servizi. È arrivato il momento dei costi standard, sul serio.

Partendo dal principio della trasparenza totale on line di tutte le spese, dal Governo alle regioni».

Eccola, allora, l’altra chiave dell’incontro di ieri: chiarezza dei conti per tutti. Non a caso Sergio Chiamparino ha tenuto a precisare: costi standard «ma per tutti, a tutti i livelli, anche per le autorità decentrate dello Stato, come per i ministeri». Aggiungendo: «Si prosegue col Patto per la salute. Dobbiamo evitare a tutti i costi tagli insostenibili».

Parole su cui la ministra della Salute, Beatrice Lorenzin, ha messo i classici puntini sulle “i”: «I costi standard in sanità ci sono già, mi auguro vengano applicati in tutta la Pa. Non vorrei che si parlasse di qualcos’altro. E che questa vicenda fosse un elemento di giustificazione per non attuare il Patto». Parole forse dirette non solo ai governatori».

L’apertura di questa «fase nuova» nei rapporti con palazzo Chigi, come l’ha definita il governatore piemontese, la si vedrà alla prova dei fatti. Dovrebbe sparire la riforma del servizio del debito regionale, mentre entrerebbe in gioco il tentativo di rendere più rapidamente disponibili i fondi regionali nei ministeri. Per la sanità il taglio dovrebbe comunque attestarsi tra 1-1,2 mld, col jolly però del recupero di fondi per gli investimenti. Per i costi standard si lavorerà cercando un meccanismo che tenga conto di chi ha già fatto almeno in parte i compiti a casa, ma stando attenti a non colpire solo il Sud (e soprattutto gli assistiti) che altrimenti soffocherebbe del tutto nei debiti.

Un’idea sarebbe anche quella di poter avere contratti vantaggiosi per acqua, luce, gas e utenze varie. Mentre gli acquisti di beni e servizi di asl e ospedali restano osservati speciali e le centrali uniche un oggetto del desiderio.


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