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Accordo Italia-Ue sui fondi. Vale 43 mld

Dopo sei mesi di trattative l’Italia e la Commissione europea hanno perfezionato l’accordo di partenariato che defi nisce le strategie di spesa dei fondi strutturali e di investimento europei (Sie) destinati allo stato e alle regioni per il 2014-2020. Una partita che vale oltre 42 miliardi di fi nanziamenti da Bruxelles, cui andrà a sommarsi il cofi nanziamento da parte delle amministrazioni nazionali. Il pacchetto è formato da 32,2 miliardi per la politica di coesione, 10,4 miliardi provenienti dal fondo agricolo per lo sviluppo rurale e 537,3 milioni per la pesca. Dei 32,2 miliardi delle politiche di coesione che verranno distribuiti secondo circa 50 programmi operativi nei prossimi sette anni, 22,2 miliardi sono destinati alle regioni meno sviluppate (Campania, Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia), 1,3 miliardi a quelle in transizione (Sardegna, Abruzzo e Molise), 7,6 alle regioni più sviluppate, 1,1 per la «cooperazione territoriale europea» (che per l’Italia riguarda essenzialmente per l’area Adriatico-Ionica) e 576 milioni circa per l’iniziativa Ue a favore della disoccupazione giovanile. Particolarmente signifi cativa per la Commissione Ue è la sintonia trovata con Roma sul miglioramento della capacità amministrativa di gestione delle spese. I ritardi e la confusione tipici delle amministrazioni italiane alle prese con i fondi Ue, con il non lusinghiero dato di una capacità di assorbimento dei fondi 2007-2013 solo al 60% a poco più di un anno da un loro ipotetico disimpegno, dovrebbero diventare un ricordo del passato. Almeno sulla carta. La nuova scommessa di Roma e Bruxelles per rendere più effi ciente la spesa si chiama Pra, «piani di rafforzamento amministrativo». Si tratta di documenti che sono al tempo stesso un impegno politico delle amministrazioni italiane a dettagliare i modi e la tempistica dell’erogazione dei fi nanziamenti, e uno strumento di assistenza tecnica da parte della Commissione. A questo si aggiunge lo sforzo fatto dall’Italia per orientare più risorse verso ricerca, innovazione, effi cienza energetica e riduzione delle emissioni. Alla fi ne il risultato «ri ette bene le priorità che l’Ue si è data», spiega a ItaliaOggi Nicola De Michelis del dipartimento politiche regionali della Commissione, «vedremo come questi principi saranno tradotti nei programmi operativi nazionali e regionali». E lo scorporo della quota di fi nanziamento nazionale dal calcolo del defi cit, che l’Italia insegue da mesi a livello politico? «Al momento dal punto di vista tecnico non ci sono lavori in corso su questo», conclude il funzionario, «ma ciò non vuol dire che non possano iniziare in futuro».


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