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Il premier: local tax per i Comuni Ma sui tagli è scontro con i sindaci
«Resta l'obiettivo di 1,2 miliardi di risparmi». L'Anci: problemi di sostenibilità

Un’unica local tax «al posto della miriade di tasse e tributi» imposti dai Comuni. Il premier Matteo Renzi, nell’incontro con l’Anci, l’associazione delle municipalità, ricevuta ieri a palazzo Chigi, delinea una «prospettiva» nuova per la fiscalità locale ma non cambia idea sul miliardo e duecento milioni di risparmi chiesti nella legge di Stabilità. «Su questo non si discute, se avete controproposte entro questo perimetro, noi siamo pronti a parlarne». Ma per i Comuni prima di tutto va discusso il «perimetro» dei tagli che secondo il presidente dell’Anci, il sindaco di Torino, Piero Fassino, in realtà è di «circa 3,7 miliardi», tale da «creare problemi di sostenibilità». Ma per il sottosegretario Graziano Delrio, la richiesta è «proporzionata e sopportabile alla riforma complessiva del bilancio dello Stato». Renzi suggerisce di fare «chiarezza sulle partecipate». E Delrio incoraggia: «Abbiamo garantito che i Comuni avranno autonomia fiscale e organizzativa entro la stesura finale della legge di Stabilità».

Un riferimento alla volontà del governo di riordinare la tassazione e creare un’unica local tax che, secondo la Cgia di Mestre, porterebbe nelle casse dei Comuni oltre 31 miliardi – tra Imu, Tasi, Tari, addizionali, imposte varie. Intanto sui tagli dei Comuni Delrio ha già fissato un confronto la prossima settimana, mentre oggi ci sarà un nuovo round con le Regioni.

Anche le Province ieri hanno fatto sentire la propria voce: «Fare tagli del 35-40% e non avere una relativa rispondenza sulle nostre deleghe è assurdo: sarebbe impossibile per tutte le Province rispettare il pareggio di bilancio» ha detto Leonardo Muraro, membro dell’Upi (Unione delle Province), ricordando che nel 2015 le risorse disponibili caleranno a due miliardi per servizi che quest’anno costano tre.

Intanto la legge di Stabilità attende che si esplichino le procedure preliminari richieste dalla variazione della nota di aggiornamento al Def (Documento di economia e finanza). Ieri il governo ha comunicato ai Capigruppo della Camera la volontà di non presentare una nuova richiesta di autorizzazione al rinvio del pareggio di bilancio, avendolo il Parlamento già autorizzato per un importo maggiore di quello attuale. Il voto sulla nota di aggiornamento al Def si terrà oggi, a maggioranza semplice, ma prima ci sarà l’audizione dell’Ufficio del bilancio. «Il governo scappa: teme il voto a maggioranza qualificata» commenta Renato Brunetta (FI).

Da Bruxelles intanto arriva l’avvertimento del commissario Jyrki Katainen: non è escluso che possano essere indicate ulteriori modifiche e correzioni alla legge di Stabilità, entro fine novembre, dalla nuova Commissione, sulla base delle nuove previsioni economiche. Ma soprattutto a chi gli chiede «se i Paesi eviteranno sanzioni per quest’anno a causa delle prospettive cambiate», Katainen risponde: «No, non cambiamo le regole per quest’anno». Trattativa chiusa?


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