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Spese dei tribunali, i sindaci risparmiano 300 milioni
La gestione sarà sostenuta direttamente dal ministero

Più di 280 milioni di euro per i Comuni più grandi. E qualche altra decina di milioni distribuiti tra quelli minori.

Sono questi i risparmi promessi dal ministero della Giustizia che, dal 1° settembre dell’anno prossimo, dovrebbe accollarsi direttamente le spese di gestione degli uffici giudiziari, ora a carico dei Comuni. A prevederlo è il Ddl stabilità 2015, approvato dal Consiglio dei ministri e in attesa di iniziare l’esame alla Camera.

Certo, il beneficio non compensa i sacrifici chiesti dal Governo ai municipi sempre con la manovra di fine anno (si vedano le pagine precedenti). Ma dà comunque una boccata d’ossigeno ai Comuni in affanno. Inoltre, «elimina una norma iniqua, che grava solo sugli enti che ospitano uffici giudiziari», spiega Paolo Perrone, sindaco di Lecce, che ha seguito la questione per l’Anci.

La situazione

Il Ddl stabilità corregge la legge del 1941 (la 392), che aveva addossato agli enti sede degli uffici giudiziari i costi per la loro gestione. Si tratta delle spese per i locali, dalla manutenzione all’illuminazione, dalla custodia all’arredo per finire con la pulizia e le utenze varie (riscaldamento, acqua, telefono e così via). Le spese gravano per intero sui Comuni sede di giudice di pace, di tribunale o di Corte d’appello, mentre non devono contribuire gli enti che rientrano nel “territorio” del tribunale o della Corte.

La stessa legge del 1941 ha però confermato che è lo Stato – come previsto già da un regio decreto del 1923 – a pagare le spese di gestione della Cassazione e degli uffici del palazzo di giustizia di Roma (resta fuori solo l’affitto dell’ufficio del giudice di pace). Un’altra eccezione è stata fatta nel 1993 per Napoli: gli uffici giudiziari sono gestiti direttamente dal ministero, attraverso un ufficio speciale che ha sede nel capoluogo campano. Nel 2013 – fanno sapere dal ministero – per gli uffici giudiziari di Napoli sono stati spesi circa 32,8 milioni di euro.

Più bassi, e molto variabili, sono gli importi sborsati dai Comuni . Il calcolo è stato effettuato partendo dai conti consuntivi relativi al 2012 – i più recenti disponibili – e conteggiando le uscite di cassa per spese di giustizia (inclusi i residui). A spendere di più è stata Milano, che ha destinato agli uffici giudiziari poco meno di 25,5 milioni, seguita da Torino, con quasi 22 milioni, da Venezia, con 16,2 milioni, e dagli altri centri più grandi, sede, oltre che di tribunale, anche di Corte d’appello. Mentre a spendere meno sono stati i Comuni più piccoli, in particolare quelli che ospitavano i tribunalini, soppressi dalla riforma della geografia giudiziaria partita il 13 settembre 2013.

La situazione cambia se si rapportano i dati alla popolazione (si veda la tabella a fianco): in testa alla classifica della spesa pro capite ci sono Castrovillari (114,9 euro per abitante), Lanusei (105 euro) e Santa Maria Capua Vetere (100 euro), mentre la spese per abitante a Torino scende a 24,2 euro e a Milano 19,3 euro. Le spese vengono poi rimborsate – in parte e qualche anno dopo, sulla base dei rendiconti – dal ministero, che ha pagato il 62,63% delle spese sostenute dai Comuni nel 2011, per circa 171 milioni. Per il 2012 è stato versato un acconto di 65,2 milioni, mentre il saldo deve ancora essere definito. E i contributi del 2013 non arriveranno prima del prossimo anno.

L’intervento

Dal 1° settembre 2015 si cambia: se la norma contenuta nel Ddl stabilità sarà confermata dal Parlamento, queste spese saranno trasferite al ministero. Per far fronte all’impegno economico, il Ddl stabilità stanzia 200 milioni dal 2016, che si aggiungono alla dote ora (e fino al 31 agosto dell’anno prossimo) usata per i contributi ai Comuni.

L’importo delle spese per ciascun ufficio giudiziario sarà stabilito con decreto del ministero della Giustizia di concerto con l’Economia, in base ai costi standard per categorie omogenee di beni e servizi, messi in rapporto al bacino di utenza e al numero di procedimenti iniziati ogni anno. La metodologia di quantificazione dei costi standard sarà definita con un altro decreto. Le misure organizzative per gestire la funzione saranno individuate con regolamento. E il ministero della Giustizia potrà contare anche sul personale delle province eventualmente in esubero.

Vanno verso una doppia corsia gli uffici del giudice di pace. Il ministero, infatti, pagherà i costi di gestione dei 179 uffici che la riforma della geografia giudiziaria ha confermato. Mentre resteranno a carico dei Comuni le spese di funzionamento, incluse quelle del personale amministrativo, dei 285 uffici del giudice di pace per cui era stata prevista la soppressione, ma salvati in extremis su richiesta degli stessi Comuni.


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