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Imu agricola, congelata la scadenza del 26
Tributi locali. Il Tar del Lazio non ha confermato il primo stop ai pagamenti - Nel mosaico di ripensamenti, norme e decreti emerge l’inefficacia del termine 

La Camera di consiglio del Tar Lazio che ieri si è riunita per decidere il destino dell’Imu agricola non ha confermato la sospensiva dell’obbligo di pagamento, scritta nel decreto del presidente dello stesso Tar due giorni prima di Natale, ma a quanto si apprende avrebbe confermato le pesanti censure al decreto di Economia, Interno e Politiche agricole, facendo presagire una bocciatura nel merito se il Governo non lo ritoccherà. Resta comunque in campo l’altra sospensiva, disposta dallo stesso presidente del Tar Lazio in un decreto successivo, su un altro ricorso (si veda Il Sole 24 Ore del 16 gennaio), che ha messo in calendario la camera di consiglio per il 4 di febbraio. Risultato: la scadenza del 26 gennaio rimarrebbe “congelata”, in attesa del giudizio del merito.
Il mosaico del caos che si è sviluppato intorno all’Imu dei terreni ex montani è arricchito dai provvedimenti in cantiere da parte del Governo, che nel consiglio dei ministri di oggi potrebbe esaminare il decreto con cui si torna alla «classificazione sintetica» Istat che esclude dall’Imu i terreni in oltre 3.500 Comuni montani, ma l’intenzione del Governo era quella di modificare le regole solo dal 2015 (come anticipato dal Sole 24 Ore del 20 gennaio), mentre la scadenza di lunedì prossimo riguarda l’imposta del 2014.
Tutte le pedine, insomma, sembrano essere confluite sull’obiettivo di determinare la massima confusione possibile nelle centinaia di migliaia di contribuenti che posseggono un terreno fino a ieri considerato «montano», quindi esente, ma ora a rischio tassazione. Andando sul piano pratico, però, tutto sembra convergere in modo altrettanto netto nel “congelamento” dei termini di pagamento in programma lunedì prossimo.
Prima di tutto, come accennato, c’è la “sospensiva-bis” decisa per decreto dal presidente del Tar, che non è stata affrontata ieri e che di conseguenza continuerebbe ad attendere la discussione il 4 febbraio prossimo, quindi dopo la scadenza del 26. Non solo: il contenuto dell’ordinanza frutto della camera di consiglio di ieri si conoscerà solo oggi, ma a quanto risulta i giudici amministrativi hanno ribadito le critiche al criterio altimetrico, quello che impone il pagamento in base all’altitudine del Comune (esenzione totale oltre i 601 metri, esenzione riservata a coltivatori diretti e imprenditori agricoli professionali fra 281 e 600 metri, nessuno sconto sotto). Senza un intervento correttivo da parte del Governo, quindi, le regole attuali rimangono a fortissimo rischio di bocciatura nel merito: un eventuale pagamento entro il 26, senza modifiche nelle regole, finirebbe quindi per produrre con tutta probabilità un successivo obbligo di rimborso. In tutto questo, poi, dalla parte dei proprietari intervengono parecchie norme dello Statuto del contribuente (si veda l’articolo a fianco).
Le notizie in arrivo dal Tar rimettono in discussione l’agenda del Governo, pronto a presentare il decreto per cambiare la disciplina dal 2015. L’unica soluzione, in realtà, passerebbe da una correzione retroattiva, per riportare su parametri solidi anche l’Imu 2014, ma tutte le ipotesi formulate finora hanno un costo (80-90 milioni di euro) piccolo in valore assoluto ma grande per un bilancio pubblico che ha chiuso l’anno sull’orlo del 3 per cento chiesto dall’Europa nel rapporto fra deficit e Pil. Un bel rompicapo per il Governo, e per gli stessi Comuni che assistono nel ruolo obbligato di spettatori alla battaglia sull’Imu agricola, ma si sono già visti tagliare i 359 milioni di fondi per compensare un maggior gettito in realtà travolto dal caos.


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