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Lavori in casa, modelli unici al via
Entro oggi il varo di Cil e Cila standardizzati: corsa contro il tempo per sei Regioni

Ultima chiamata per la semplificazione dei modelli unici in edilizia. Scade oggi, infatti, il termine assegnato alle Regioni per adattare i propri moduli per i piccoli lavori (Cil e Cila) al fac-simile unico nazionale. Si chiude così la seconda tappa del processo di semplificazione, avviato già a giugno scorso con la prima intesa Stato-Regioni sui modelli standard che riguardava il permesso di costruire e la Scia, necessari rispettivamente per le nuove costruzioni e la manutenzione straordinaria. Un capitolo importante dell’agenda delle semplificazioni messa a punto dal governo Renzi, che prevede anche il monitoraggio della concreta attuazione.

Per l’edilizia l’obiettivo è quello di sfoltire la selva di 8mila modelli, uno per ogni Comune, necessari per avviare i lavori di manutenzione e ristrutturazione, attraverso uno standard unico a composizione variabile( e adattabile da Regioni e Comuni). Un primo accordo – senza scadenza – con le Regioni è intervenuto a giugno sul permesso di costruire e la Scia (segnalazione certificata di inizio attività), utilizzata soprattutto per le ristrutturazioni più complesse. La seconda intesa, da attuare entro oggi, ha unificato la comunicazione di inizio lavori semplice (Cil) o asseverata da un tecnico (Cila).

All’appuntamento di oggi le Regioni arrivano abbastanza preparate. Sette hanno già completato l’adeguamento per tutti i modelli (Basilicata, Emilia Romagna, Lazio, Liguria,Piemonte, Marche e Sardegna) e quattro sono praticamente in dirittura d’arrivo con provvedimenti pronti per essere adottati questa settimana.

Stanno collaborando anche alcune Regioni autonome, quali il Friuli Venezia Giulia, la Sicilia e la Sardegna, che non sono vincolate a recepire le intese. Qualche Regione, poi, si è spinta anche oltre e ha di fatto reso automatico e immediato anche l’adeguamento dei Comuni: è il caso dell’Emilia Romagna, che ha previsto una data limite (lo scorso 5 gennaio) per eventuali adattamenti dei municipi, oltre la quale lo standard unico regionale ha “prevalso” in automatico in tutti i 341 Comuni. Operazione analoga in Piemonte, realizzata grazie al portale “Mude”, che in più prevede anche l’invio delle istanze online.

Per tutte le altre Regioni, invece, il recepimento completo sarà più lento, perché anche dopo il lavoro regionale sta ai singoli Comuni attivarsi. Lo hanno già fatto in diversi: Verona e Napoli, tra gli altri. Il Comune partenopeo ha deciso di mettere online tutti i quattro i modelli, mantenendo però la propria norma anti-evasione, per cui il proprietario deve autocertificare di essere in regola con i tributi locali, salvo eventuali verifiche. 

Ancora più avanzato è il processo di recepimento dei modelli per la segnalazione certificata di inizio attività (Scia) e il permesso di costruire, che sono già realtà anche in Puglia e Veneto. 

A tenere sotto controllo la fase di applicazione di questa norma della riforma Pa c’è l’ufficio Semplificazione del dipartimento della Funzione pubblica, che pubblicherà online l’avanzamento comunicato dalle Regioni. L’ultima tappa di avvicinamento delle procedure in edilizia sarà il regolamento edilizio tipo,che l’agenda di Renzi fissa al primo trimestre di quest’anno.

Resta al palo, invece, la semplificazione online. Entro oggi tutte le amministrazioni – centrali e locali – avrebbero dovuto approvare un piano per l’informatizzazione delle procedure, in modo da rendere la vita più facile a cittadini e imprese impegnati nella compilazione e nell’inoltro di istanze, dichiarazioni e segnalazioni. E questo grazie, da una parte, alla modulistica standard e, dall’altra, alla comodità di poter fare tutto da casa. Il sistema dovrebbe, inoltre, permettere di tracciare l’istanza attraverso l’individuazione del responsabile del procedimento e dovrebbe dare indicazioni sui tempi di chiusura della pratica. 

Nulla, però, al momento si è mosso. E questo anche perché la norma che ha previsto i piani (l’articolo 24 del Dl 90 di riforma della Pubblica amministrazione) rimanda allo Spid, il Sistema pubblico per la gestione dell’identità digitale di cittadini e imprese, necessario per permettere l’autenticazione dei cittadini e delle imprese che vogliono accedere alle future procedure di compilazione e inoltro delle istanze. Lo Spid, però, per quanto abbia superato positivamente i primi test messi a punto dall’Adig (l’Agenzia per l’Italia digitale), è ancora di là da essere operativo. Secondo i piani del Governo il nuovo sistema dovrebbe debuttare entro aprile. Fino ad allora, la semplificazione online può aspettare.


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