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Sui reati ambientali bisogna distinguere tra il dolo e la colpa
Dibattito. La riforma in dirittura d’arrivo

Le industrie investono per garantire la compatibilità ambientale delle proprie produzioni e per sviluppare nuovi prodotti e tecnologie nella green economy. Un esempio è la chimica: «Negli ultimi 20 anni ha ridotto le emissioni di gas serra del 68% e quelle in atmosfera del 98%. Sforzi analoghi stanno compiendo anche altri settori a maggior rischio ambientale». Marcella Panucci, direttore generale di Confindustria, ha citato questi dati per «smentire tutti coloro che hanno scritto o detto che ci opponiamo all’approvazione della riforma dei reati ambientali». 
Però la norma, approvata al Senato ed ora alla Camera, presenta «elementi di criticità», denunciati più volte e che ieri la Panucci ha ribadito, parlando al convegno “Delitti contro l’ambiente, prospettive di una riforma attesa”, organizzato dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti, presenti il presidente del Senato, Pietro Grasso, i ministri della Giustizia e Ambiente, Andrea Orlando e Gian Luca Galletti.

È sul ravvedimento che si è concentrata la Panucci: «Non prevede sorprendentemente alcuna distinzione tra dolo e colpa, il che significa che il reato commesso dalle ecomafie e quello derivante da un incidente non voluto prevedono la stessa tipologia e riduzione di pena». Altro aspetto, il fatto che il ravvedimento sia ammissibile soltanto se le bonifiche vengono realizzate entro l’inizio del dibattimento di primo grado: una condizione «irrealistica», secondo il direttore generale di Confindustria, anche considerando la possibilità di sospensione di tre anni, perchè i tempi dei procedimenti amministrativi di bonifica sono più lunghi. Inoltre il ravvedimento operoso non esclude sequestri e misure interdittive che potrebbero rappresentare un ostacolo ad un tempestivo risanamento, poichè non contempla la non punibilità in caso di inquinamento colposo. 

C’è anche un altro tema su cui Marcella Panucci si è soffermata: le legge «criminalizza l’uso dell’air gun, tecnologia universalmente utilizzata per la ricerca scentifica e i rilievi dei giacimenti nel sottosuolo marino». La norma, ha detto potrebbe determinare la chiusura di attività upstream a mare per oltre 10 miliardi e tagliare filoni di ricerca. «Se la Camera non apporterà modifiche un provvedimento di alto valore etico e sociale rischia di produrre effetti punitivi non voluti da nessuno che finiranno per scoraggiare nuovi investimenti», ha concluso la Panucci.
Per il ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, il provvedimento sugli ecoreati va approvato subito, senza modifiche, ma qualche apertura c’è stata: «i provvedimenti possono essere modificati in futuro», ha aggiunto, riferendosi in particolare alla norma sull’air gun. «È sbagliata – ha detto – e va modificata nel più breve tempo possibile tenendo conto delle direttive internazionali ed europee». Anche dal ministro Andrea Orlando è arrivato l’auspicio ad una rapida approvazione: «È una legge che mette in discussione tutto il sistema, è ineludibile l’urgenza dell’inserimento dei delitti ambientali nel Codice penale», pur aggiungendo che «la legge potrà essere oggetto di modifiche in futuro». Sulla stessa linea il presidente del Senato, Pietro Grasso: «Sono molte le novità, direi rivoluzionarie che mi auguro verrano confermate senza cambiare una virgola», ha detto aprendo il convegno, auspicando che ci si muova in parallelo su tutti i fronti, dal ddl anticorruzione al codice degli appalti. 


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