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Procedura in due tempi per l’emergenza-dirigenti

Dopo la sentenza della Corte costituzionale secondo la quale centinaia di dirigenti dell’agenzia delle Entrate, delle Dogane e del Territorio sarebbero stati nominati in maniera illegittima, il problema resta aperto. Il professor Enrico De Mita ha svolto su queste pagine un’interessante analisi della sentenza della Consulta n. 37/2015 e, in parte, di alcune mie riflessioni sui dirigenti incaricati. Forse, però, ho difettato di chiarezza, se mi si attribuisce l’intento di voler «lasciare le cose come stanno», uno status quo, in cui «l’Agenzia si era aperta uno spazio tutto suo in violazione dei principi costituzionali».

Cercherò di spiegarmi meglio.

Intanto non si può mettere in discussione un dato essenziale, che deve orientare tutte le valutazioni: le Agenzie, in questi ultimi anni, interpretando al meglio il ruolo di Amministrazioni speciali, si sono modernizzate e hanno individuato più evolute azioni di contrasto all’evasione e all’elusione. I risultati stanno lì a dimostrarlo. I meriti sono diffusi, ma certamente vanno ascritti anche ai dirigenti a tempo che, francamente, fatico a percepire come degli illegittimi. Essi sono stati, anzi, una delle più efficaci risposte che le Agenzie hanno saputo dare a un Legislatore strabico, che teneva d’occhio il recupero di un sempre maggior gettito, ma che non guardava, con altrettanta attenzione, agli strumenti necessari per il raggiungimento degli obiettivi.

Ciò premesso, mi pare, però, doveroso argomentare meglio la proposta, perché questa possa rappresentare materia di discussione per chi, come il professor De Mita, ha a cuore il funzionamento dell’ordinamento fiscale e della macchina amministrativa che lo presidia. 

Occorre distinguere tra soluzioni di breve periodo e soluzioni di lungo periodo. 

Quanto alle prime, un obiettivo va condiviso: salvaguardare necessariamente i dirigenti a tempo. La risposta, a questo punto, non può che essere definitiva: una procedura disciplinata legislativamente e rispettosa del dettato costituzionale, che tenga conto dell’attività lodevolmente svolta da chi aveva un incarico direttivo, sebbene a termine. Una procedura “lampo” che permetta di superare la possibile “paralisi” degli uffici. D’altra parte, ad attuare l’intervento dovrebbe essere il Parlamento, anch’esso colpito da una pronuncia di incostituzionalità (della legge elettorale), che sa bene quale valore abbia, per lo Stato, garantire la continuità e l’operatività delle istituzioni.
Fatto ciò ci si potrà occupare di organizzare il futuro, traendo spunto anche da questa esperienza. In proposito, merita di essere ribadito come il concorso pubblico è e rimane la stella polare cui ancorare l’accesso alle Agenzie fiscali.

Una procedura la più aperta possibile, che coinvolga tutti coloro che, in possesso dei necessari requisiti, intendono diventare funzionari. Tuttavia, quando si tratterà di scegliere i dirigenti, non potrà non tenersi conto di esigenze specifiche. Quindi, anche in questo caso, sarà necessario organizzare dei concorsi pubblici nei quali, però, privilegiare tutti coloro che già lavorano nelle Agenzie fiscali, in quanto ciò costituisce garanzia di «speditezza, efficacia ed efficienza nell’azione amministrativa». Una parte del personale dirigente potrà poi essere individuata all’esterno delle Agenzie, allo scopo di selezionare, tra coloro che hanno determinate competenze tecnico-fiscali e organizzative, soggetti in grado di immettere energie nuove nell’Amministrazione. L’idea non è quella di eliminare il concorso pubblico, bensì di caratterizzarne le procedure calandole sulla specificità delle Agenzie fiscali, che si distinguono dalle altre Amministrazioni dello Stato per le materie di cui si occupano.

Non si tratta di creare un ente, mero “appaltatore” di servizi, ma di costruire una articolazione speciale dello Stato autorevole e al passo con i tempi, rapida nelle decisioni e nell’azione, come rapidi e in continuo mutamento sono i fenomeni che si intende contrastare. L’auspicio è che il decisore politico intervenga subito, consapevole che l’Amministrazione finanziaria, allo stesso tempo, ha una opportunità e una necessità: l’opportunità di contare su una base solida su cui costruire il futuro e la necessità che la sua azione non venga inutilmente frustrata, ma, anzi, valorizzata. 


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