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Possibili risparmi fino a 1,5 miliardi
I numeri. Sul sistema informatico saranno scambiati circa 50 milioni di pagamenti

«Da oggi (ieri, ndr) la fatturazione elettronica è obbligatoria per tutta la Pubblica Amministrazione. Significa una rivoluzione digitale che coinvolgerà altri 12.000 enti locali, tra Regioni, Province, Comuni, ma anche scuole, università e Camere di Commercio. A giugno, nella prima fase della sperimentazione, erano già stati coinvolti 9.000 enti della Pa centrale. Questo cambiamento epocale porterà grandi risparmi di tempo e denaro non solo per lo Stato (e parliamo di circa 1,5 miliardi di euro l’anno), ma anche per le aziende che lavorano con la Pubblica Amministrazione, significa un rapporto più semplice e più trasparente, con il controllo della spesa da parte dello Stato e con la certezza dei tempi di pagamento per le aziende. Questo è un pezzo fondamentale della riforma della Pa, che la rende più moderna, più efficiente, più vicina alle esigenze del cittadino e delle imprese».
Con questo messaggio sul suo profilo Facebook, il premier Matteo Renzi ha salutato l’avvio della riforma digitale della Pa, sottolineandone l’ampiezze e i vantaggi, soprattutto in termini di risparmi.
Numeri emersi anche dalla ricerca presentata ieri dall’Osservatorio Fatturazione Elettronica e Dematerializzazione della School of Management del Politecnico di Milano in occasione del convegno «31 Marzo 2015 – Fatturazione Elettronica: ultima chiamata!» tenutosi a Bologna. 
La ricerca indica in circa 21.500 gli enti pubblici coinvolti con oltre 46.000 uffici, 100mila fornitori abituali e 1,8 milioni di fornitori occasionali. Saranno scambiate 50 milioni di fatture elettroniche ogni anno per un valore complessivo di 135 miliardi di euro. Si riducono i costi per la Pa di circa 17 euro per ogni fattura ricevuta. 
L’obbligo della fatturazione elettronica verso la Pa esiste già dal 6 giugno per oltre 9.050 enti pubblici della Pa centrale. Da ieri viene estesa alle strutture locali. Finora sono circa 2,2 milioni le fatture elettroniche già veicolate dal sistema di interscambio, ma si stima che a regime, saranno circa 50 milioni quelle scambiate tra la Pa e i suoi circa 100mila fornitori abituali a cui aggiungono 1,8 milioni di fornitori occasionali. 
I risparmi però potrebbero crescere fino a 6,5 miliardi di euro l’anno, se da questo primo step si riuscisse a raggiungere la digitalizzazione dell’intero ciclo procure to pay della Pa. 
Arrivando fino a 60 miliardi di euro nell’ipotesi della digitalizzazione completa del Ciclo Ordine-Pagamento di tutte le imprese italiane.


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