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Asse Delrio-Cantone sugli appalti: basta con le procedure speciali
L’incontro. Lungo confronto e piena sintonia fra il neoministro delle Infrastrutture e il presidente dell’Autorità anticorruzione - Nel mirino la legge obiettivo e la struttura di missione

Sotto i riflettori o forse già nel mirino sono finite subito la legge obiettivo, la struttura di missione del ministero delle Infrastrutture, la figura del general contractor. Per la prima si partirà da alcune correzioni fondamentali, ma in prospettiva c’è l’assorbimento nelle procedure ordinarie del codice degli appalti. Per la seconda, si partirà con un alleggerimento del peso rispetto alla centralità che ha oggi nel ministero: più compiti tecnici, non la definizione di linee strategiche come è stato in passato. Quanto al general contractor, tenderà a scomparire come la legge obiettivo. Più di un’ora di colloquio fra il neoministro delle Infrastrutture, Graziano Delrio, e il presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione, Raffaele Cantone, è servito per trovare subito una sintonia su alcune questioni fondamentali. «Basta procedure speciali» è il primo messaggio forte che i due condividono e fanno trapelare all’esterno: obiettivo è ridare trasparenza ed efficienza a un settore che oggi non è solo percorso da vasti fenomeni di corruzione, ma è anche incapace di portare avanti i lavori infrastrutturali necessari per il Paese.

Non è mancata l’espressione di una volontà di collaborazione reciproca su specifiche opere, come il Mose o l’Expo. Ma si sono individuate criticità anche su specifici settori o piani: il maggiore allarme è stato forse per le concessioni autostradali, sulle cui criticità in termini di trasparenza Cantone ha già avuto modo di esprimersi. Né è mancato un riferimento alla situazione delicata dell’Anas su cui si vuole andare all’apertura di una nuova stagione. Più in generale si è registrata una convergenza sul criterio generale della rotazione dei dirigenti ministeriali. 

Ma sullo sfondo c’era soprattutto la riforma degli appalti che mercoledì, nel testo presentato dal relatore al Senato, il pd Stefano Esposito, ha fatto un balzo avanti notevole soprattutto nella direzione di una forte discontinuità con il sistema attuale. E in quello schema, il ruolo centrale per garantire trasparenza e una maggiore vigilanza ma anche una regolazione efficiente, lo acquisisce proprio l’Anac. «Sono molto soddisfatto – dice Cantone al Sole 24 Ore – che ci sia un dibattito in Parlamento sul rafforzamento dei poteri dell’Anac perché questo è anche un riconoscimento importante all’attività che l’Autorità sta svolgendo. Poi è giusto che il Parlamento faccia una discussione approfondita e alla fine assuma una decisione, che è politica, sulla tipologia dei poteri da affidarci. Però intanto apprezzo che questa sia la direzione e che questa direzione non sia messa in discussione da nessuno». 

Delrio intanto ha lavorato ancora ieri all’allegato infrastrutture al Def che oggi sarà approvato dal Consiglio dei ministri. Il ministro vuole rafforzare l’impianto strategico del documento, inserendo nell’elenco delle opere solo quelle effettivamente strategiche in chiave nazionale e ricordando che ci sono poi altri momenti di pianificazione, come i contratti di programma di Anas e Fs. Al tempo stesso Delrio ridurrà ulteriormente il numero delle opere inserite nel Def che già nella bozza tecnica erano scese da 419 a 49. Un elenco molto snello è quello che vuole annunciare oggi da Palazzo Chigi.


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