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Opposizioni contro il «tesoretto» Renzi: dobbiamo ridare speranza
Il duello sul «bonus». Camusso: è uno specchietto per le allodole

Lo spazio fiscale da 1,6 miliardi di euro individuato dal Governo nel Def 2015 e da destinare al sostegno delle fasce più deboli, alla povertà o perché no all’edilizia scolastica o agli ammortizzatori sociali, è al centro dello scontro politico. Ad alimentare il dibattito la destinazione del bonus ma anche i dubbi sulla sua reale copertura, in un bilancio che vede più di una criticità per le poste in gioco, dai 5,2 miliardi di tagli per regioni ed enti locali, gli oltre 3 miliardi della lotta all’evasione e circa un miliardo per la bocciatura “costituzionale” della Robin tax, così come la copertura sulla decontribuzione dopo il dietro front sulla clausola di salvaguardia. 
Dubbi che saranno certamente oggetto il prossimo 23 aprile del dibattito dell’aula di Palazzo Madama, quando il Def approderà al voto dell’Assemblea del Senato così come ha deciso ieri la capigruppo.
Le opposizioni hanno ribadito l’accusa di un bluff sul tesoretto da 1,6 miliardi. Attacca via twitter il capogruppo di Forza Italia alla Camera, Renato Brunetta, partendo dal dato dell’Ocse sulla pressione fiscale: «Ocse ci dice che continua tendenza aumento cuneo fiscale in Italia e taglio Irap di Renzi non è servito a nulla. Altro che tesoretto». E a in un altro tweet dopo l’uscita del Fondo monetario internazionale precisa: «Dopo Ocse, anche Fmi sbugiarda Renzi: stime crescita, deficit e debito di Def tutte sballate». Anche se poi dallo stesso Fmi l’attuale direttore esecutivo per l’Italia, Carlo Cottarelli, al contrario parla di «ottima notizia» anche se si tratta per il momento «di una cifra abbastanza piccola».
Ieri al termine del suo discorso a Milano al salone del Mobile lo stesso premier Matteo Renzi ha liquidato chi gli chiedeva delle critiche sul cosiddetto “tesoretto” emerso nei conti pubblici precisando che non è un problema suo: «il problema è riuscire finalmente a restituire speranza agli italiani». 
Nel sindacato va registrata la presa di pozione della Cgil. Per la leader Susanna Camusso il tesoretto che il Governo avrebbe individuato tra le pieghe del Def «è uno specchietto per le allodole». E per questo la Camusso chiede all’Esecutivo «un po’ di onestà intellettuale prima di parlare di 1,6 miliardi una tantum in un Documento che mira a recuperare, con le clausole di salvaguardia, tra i 10 e i 16 miliardi di tagli alla spesa». E chiede anche più trasparenza. «Se c’è un provvedimento a cui il Governo sta già pensando – ha sottolineato la Camusso – allora lo si dica e se ne discuta apertamente». 
Di fumo negli occhi ha parlato invece Maurizio Gasparri (Fi) secondo cui «soldi non ce ne sono. E qualora ci fossero andrebbero a coprire le tantissime urgenze che gravano sulla nostra economia». Non solo. «La pressione fiscale record in Italia – ha aggiunto Gasparri – non accenna a diminuire e anzi potrebbe salire con l’aumento dell’Iva. Non si assume, non si produce, non si cresce».
Nessuno sconto anche dalle altre anime dell’opposizione. Barbara Saltamartini (Lega Nord) ha invitato il premier a dire la verità agli italiani: «Il tesoretto non esiste, oggi la somma pari a 1,6 miliardi di cui tanto si parla nelle casse dello Stato non c’è. Questa è la verità e ogni ipotesi fatta da Renzi e dal suo Governo di usare queste risorse per i più poveri o per mille altre idee è assolutamente priva di fondamento». Non da meno il Movimento 5 stelle. Per il senatore pentastellato Mario Gianrusso infatti «il tesoretto è una pessima notizia, la solita truffa renziana, perché non è affatto un tesoretto, ma nuovi debiti pubblici che verranno messi sul groppone delle persone». 
Mentre la senatrice Pd Maria Cecilia Guerra, dal giornale del Nens, il centro studi Visco-Bersani, invita il Governo e la politica a una riflessione più ampia sul tema povertà. Quest’ultima andrebbe affrontata non «in relazione al possibile utilizzo del cosiddetto tesoretto», ma andrebbe affrontata in modo sistematico e non con interventi improvvisati e temporanei». 


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