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Comuni, ecco i tagli del 2015
Il Viminale ha reso noti gli importi del Fondo di solidarietà, tagliato di 1,2 miliardi

Sono state rese note ieri le assegnazioni ai comuni a valere sul fondo di solidarietà 2015. Dopo il via libera da parte della Conferenza Stato-città e autonomie locali dello scorso 31 marzo, gli attesi numeri sono consultabili sul sito del ministero dell’interno (Direzione centrale per la finanza locale), in attesa che si perfezioni il dpcm che formalizzerà il riparto.

Ovviamente, il leitmotiv sono i tagli, spesso pesanti, anche solo confrontando i dati con quelli dello scorso anno, quando pure gli effetti delle sforbiciate decise dai vari governi che negli ultimi anni si sono alternati alla guida del Paese si erano fatti sentire nei bilanci dei sindaci.

Basta dare un’occhiata alla tabella in pagina, che riguarda le maggiori città italiane, per rendersene conto. In valore assoluto, è Napoli a pagare il prezzo più alto (oltre 50 milioni), anche a causa della maggior dipendenza del capoluogo partenopeo dagli ex trasferimenti. Ma il conto è salato anche per le altre metropoli, da Roma (oltre 46 milioni), a Milano (35 milioni), a Torino (26 milioni). Colpa soprattutto dell’ulteriore riduzione da 1,2 miliardi prevista dall’ultima legge di stabilità, che di fatto ha azzerato il contributo statale, trasformando il fondo in uno strumento di perequazione orizzontale pura. Ma ad essere penalizzati, come ammesso anche dall’Ifel, sono anche molti enti di piccole dimensioni, anche se le cifre che li riguardano fanno meno sensazione.

Come anticipato da ItaliaOggi del 3 aprile, la metodologia di calcolo utilizzata considera, oltre al fondo, anche il gettito standard dei tributi immobiliari (Imu e Tasi). Il punto di partenza sono le cd risorse base 2014, pari alla somma degli importi di Imu (ad aliquota base, al netto della quota di alimentazione del fondo), Tasi (sempre ad aliquota base) e fondo relativi allo scorso anno. Alle risorse base 2014 sono state sottratte tutte le riduzioni previste per il 2015, ossia i tagli previsti dall’art. 16, comma 6, del dl 95/2012 e dall’art. 47 del dl 66/2014 (che complessivamente valgono 288 milioni) e la ricordata sforbiciata da 1.200 milioni prevista dall’art. 1, comma 435, della l 190/2014. In tal modo, si è ottenuto l’importo delle risorse base 2015, che successivamente sono state suddivise fra Imu, Tasi e fondo. Quest’ultimo è stato calcolato per differenza, stimando gli incassi attesi dalle due imposte. Tali stime sono sostanzialmente allineate a quelle dello scorso anno, fatti salvi i maggior incassi attesi dall’Imu sui terreni, che sono stati anch’essi decurtati dal fondo. Dall’importo teorico di quest’ultimo, infine, è stato sottratto un ammontare pari al 20%, che è stato redistribuito in base a fabbisogni standard e capacità fiscali.

Al momento, sul sito del Viminale si trova solo il dato riepilogativo, ma sono in corso ulteriori elaborazioni per la predisposizione di un prospetto sintetico che permetterà ai singoli comuni di effettuare consultazioni più dettagliate sugli elementi di formazione e riparto del fondo.

Il risultato finale di questa complessa procedura può essere o positivo (l’ente riceve risorse dal fondo) o negativo (l’ente deve versare altre risorse allo Stato, come accade, ad esempio, per Roma e per Milano).

Ma comunque per tutti il confronto con gli anni passati fa emergere un segno meno. Al momento, inoltre, mancano le risorse garantite lo scorso anno dal cd fondo Tasi, che nel 2014 ha portato 625 milioni di euro nelle casse di circa 1800 comuni i quali, avendo già raggiunto il livello massimo consentito di pressione fiscale, non sarebbero riusciti a chiudere i conti. Tanto per capire l’entità del problema, basti pensare che per Milano si tratta di quasi 90 milioni, mentre per Napoli e Torino ballano circa 37 milioni. La partita dei bilanci di previsione 2015, che i sindaci devono far approvare entro il 31 maggio, è quindi ancora aperta.


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