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«Meglio destinare il tesoretto al consolidamento dei conti»
Bankitalia: quadro non esente da rischi - Istat: pressione fiscale alta

Il tesoretto da 1,6 miliardi dovrebbe essere utilizzato per accelerare il riequilibrio della finanza pubblica. Il suggerimento al governo viene dalla Banca d’Italia, attraverso il vicedirettore generale Luigi Federico Signorini ascoltato ieri in Parlamento sul Def. 

L’esponente del direttorio ha ricordato che «alla luce di uno scenario macroeconomico ancora piuttosto debole sebbene in miglioramento», il Governo programma misure espansive per lo 0,1% del Pil «per rafforzare l’implementazione delle riforme strutturali già avviate» che dovrebbero comportare un incremento del Pil dello 0,3 per cento. Ora, secondo Bankitalia «è giusto non ostacolare un’economia che stenta a ripartire». Ma «seppure la deviazione rispetto agli impegni circa la riduzione del disavanzo strutturale sia modesta, in linea di principio appare opportuno che un andamento del saldo tendenziale migliore delle attese, peraltro interamente dovuto alla minore spesa per interessi, sia utilizzato per accelerare il riequilibrio di finanza pubblica».

Per Via Nazionale è essenziale sfruttare le condizioni finanziarie e monetarie particolarmente favorevoli «soprattutto grazie alla politica monetaria eccezionalmente espansiva dell’Eurosistema». E «il ridimensionamento del debito, che resta fra i più pesanti d’Europa» è imposto anche «dai principi della buona amministrazione e la necessità di mettere il Paese in condizioni di sicurezza rispetto a eventuali cambiamenti degli umori dei mercati». 

Banca d’Italia spiega anche che «lo scenario descritto dal Def per il biennio 2015-16 è plausibile, anche se non esente da rischi a breve termine», perché «i miglioramenti della fiducia devono consolidarsi » e «l’incertezza sull’esito delle trattative sul programma di aggiustamento del governo greco resta elevata e può indurre volatilità nelle condizioni finanziarie».
Dal presidente dell’Istat è venuto invece un caveat sul fisco. Giorgio Alleva ha rimarcato che nel Def «la pressione fiscale si mantiene nel 2015 allo stesso livello del 2014 al 43,5% e aumenta di 6 decimi di punto nel 2016, circa 10 miliardi di euro. Scende al 44 e al 43,7% negli ultimi due anni della previsione». Inoltre l’Istat ha segnalato che negli ultimi quattro anni il peso delle imposte dirette e indirette sulle entrate totali dei Comuni è quasi raddoppiato: dal 27,1% del 2011 al 43,8% del 2014. A pesare sono le novità introdotte sulle tasse per la casa, in particolare la Tasi, sottolinea l’Istat che per il primo trimestre dell’anno stima una crescita dello 0,1 per cento.

Dalla Corte dei conti, infine, arriva l’osservazione che le risorse del “tesoretto”andrebbero conservate per incrementare il potenziale di crescita:per l’Italia, ha osservato il presidente Raffaele Squitieri, «forse ancor più che per gli altri Paesi, è indispensabile che, in un contesto in cui possono aprirsi spazi di intervento grazie soprattutto a una riduzione della spesa per interessi, l’azione pubblica sia indirizzata a dar maggior forza alle misure per incrementare il potenziale di crescita per il Paese». Ma, in ogni caso, date le incertezze del quadro internazionale «serve prudenza». Invita alla cautela sul tesoretto anche il presidente dell’Ufficio parlamentare di Bilancio Giuseppe Pisauro: «In questa fase dell’anno – quando ancora non si conoscono i risultati di gettito dell’autotassazione – è contrario a considerazioni di prudenza utilizzare risorse, sebbene di entità limitata, reputandole già acquisite».


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