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In stand-by i dipendenti provinciali
Le altre conseguenze. Con il rinvio restano in sospeso le soluzioni per i lavoratori delle amministrazioni territoriali

Nella lunga lista d’attesa che il decreto sugli enti locali ha accumulato nel corso delle settimane ci sono anche i dipendenti delle Province: quelli con contratti flessibili, che dopo le proteste di gennaio avevano ottenuto dal Milleproroghe i rinnovi in deroga al blocco totale delle assunzioni ma si vedono negata questa possibilità nelle decine di enti dove il Patto di stabilità non è stato rispettato nel 2014, e quelli a tempo indeterminato, sospesi nel limbo di un piano di mobilità che ancora non decolla.

Per i primi, il provvedimento in cantiere prevede un ritocco delle sanzioni destinate a chi ha sforato il Patto: in pratica rimarrebbe il divieto di assunzioni, con l’eccezione dei contratti che si potrebbero rinnovare grazie al Milleproroghe.

Sul terreno delicato della «più grande operazione di mobilità della storia», invece, l’idea che era emersa la scorsa settimana puntava a una soluzione-ponte per avviare gli spostamenti degli oltre 7mila dipendenti provinciali inquadrati nei centri per l’impiego e nella polizia. Per i primi, la destinazione finale è la nuova agenzia prevista dal Jobs Act, che però è ancora da costruire: per questa ragione, l’ultima ipotesi parla di un passaggio in Regione, disciplinato da una serie di convenzioni territoriali, mentre il cantiere della riforma del lavoro continua a procedere.
Anche per la Polizia provinciale, il progetto originario che prevedeva la confluenza delle circa 1.800 persone nella Guardia forestale, per omogeneità di competenze visto che la Polizia delle Province si occupa di gestione del territorio, si è scontrato con il fatto che nelle intenzioni del Governo c’è anche il superamento della stessa Guardia forestale. Anche su questo inciampo dovrebbe intervenire il decreto, prevedendo un passaggio attraverso i Comuni. Entrambe le mosse sono essenziali per muovere un po’ le carte di una riforma che, anche a causa della resistenza opposta da molte Regioni, stenta a partire davvero e annovare ancora tra le «incompiute» sei dei suoi undici passaggi fondamentali (si veda Il Sole 24 Ore di ieri).

Il capitolo Province del provvedimento atteso dagli enti locali non si ferma però al personale. Nel testo c’è anche la “soluzione” al problema dei tagli alle Città metropolitane, che aveva acceso qualche settimana fa una polemica politica sciolta poi con l’accordo su una nuova redistribuzione dei sacrifici, più leggeri per Firenze, Roma e Napoli in cambio di qualche sforzo in più chiesto agli altri (Milano e Torino in primis). Anche questa nuova geografia dei tagli deve essere tradotta in legge dal decreto sugli enti locali, che dovrebbe introdurre poi un alleggerimento delle sanzioni finanziarie a carico di chi ha sforato il Patto: senza quest’ultimo ritocco, più di una Provincia rischia di dover alzare bandiera bianca.


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