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Comuni, slitta il decreto salva-conti
Salta per ora l’anticipo di 1,2 miliardi - In bilico la rinegoziazione dei mutui con la Cdp: possibile una proroga

Il decreto enti locali è uscito a sorpresa dal menu finale del consiglio dei ministri di ieri, e si aggrava la crisi di liquidità dei Comuni che nei prossimi giorni attendevano l’anticipo da 1,2 miliardi di euro per sostenere liquidità e pagamenti in attesa di incassare gli acconti di Imu e Tasi. Le migliaia di amministrazioni che ancora non hanno approvato i preventivi 2015 si vedono poi bloccate sulla strada della maxi-operazione di rinegoziazione dei mutui lanciata qualche settimana fa dalla Cassa depositi e prestiti, che secondo le stime potrebbe liberare fino a due miliardi in tre anni per nuovi investimenti. Per questa ragione ieri la Cassa si è subito attivata per rassicurare sul fatto che le scadenze per aderire potrebbero essere allungate, proprio per allinearsi ai tempi lunghi di approvazione del decreto. In sospeso resta anche il destino del personale precario nelle decine di Province che lo scorso anno non sono riuscite a rispettare il Patto di stabilità, ma più in generale è tutto il quadro finanziario delle amministrazioni locali ad accusare il colpo:?i Comuni attendevano entro pochi giorni l’anticipo da 1,2 miliardi di euro per sostenere casse e pagamenti prima dell’arrivo dell’acconto Imu-Tasi, e la stessa possibilità di scrivere bilanci “fondati”, che non abbiano bisogno di correzioni subito dopo l’approvazione, è resa aleatoria dal fatto che il provvedimento dovrebbe cambiare le regole di calcolo del Patto di stabilità, cioè la regola-madre per la finanza di Comuni, Città metropolitane e Province. In lista d’attesa anche le novità sulla riforma dei bilanci locali, con la seconda chance del ripulitura dei conti negli enti che hanno sperimentato le nuove regole già lo scorso anno. 
Più che questioni di merito, a fermare ieri l’approvazione del decreto è stato il fatto che l’attenzione del Governo si è concentrata quasi integralmente sulla grana delle pensioni, portando alla decisione di rinviare tutti i provvedimenti che non fossero ormai definiti in ogni dettaglio. Il provvedimento atteso da sindaci e assessori dovrebbe quindi andare alla prossima riunione del consiglio dei ministri (forse già in settimana) ma è in cantiere ormai da molto e il fattore tempo è ormai al centro della scena. Nel testo dovrebbe trovare posto uno sconto sul Patto per Roma Capitale, in vista di un Giubileo che però non produce per ora fondi ad hoc per il Campidoglio.

A soffrire il rinvio del decreto è prima di tutto la liquidità dei Comuni. Nei primi mesi dell’anno, fino all’arrivo degli incassi del fisco sul mattone che vengono girati ai sindaci tra fine giugno e inizio luglio, le casse si svuotano e il Governo deve correre ai ripari. L’anno scorso, per esempio, l’anticipo è arrivato a metà marzo, mentre quest’anno metterci una pezza sarebbe compito del decreto in arrivo. I nodi del calendario affliggono poi la vicenda della rinegoziazione dei mutui appena avviata dalla Cassa depositi e prestiti. In gioco, spiegano le analisi della Cdp, ci sono fino a 17,4 miliardi di contratti siglati negli anni scorsi da Comuni (13,4 miliardi), Città metropolitane e Province (4 miliardi), che con il nuovo quadro dei tassi potrebbero essere rinegoziati liberando fino a 2 miliardi di euro. Per aderire occorre aver approvato il bilancio, passaggio che in migliaia di casi non è ancora avvenuto proprio per le tante incognite della finanza locale, e per questo nelle bozze di decreto è stata inserita la possibilità di rinegoziare il debito anche per chi è in esercizio provvisorio. Per aderire, al momento, c’è tempo fino a venerdì, ma la mancata approvazione del decreto complica il tutto: la soluzione, in questo caso, potrebbe arrivare dalla Cassa, con una proroga dei termini per evitare che un’operazione così strategica cada per i ritardi del decreto.


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