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Autorità idriche, sei Regioni in ritardo In arrivo la diffida
Acqua. Primo passo verso i commissari

Il settore dei servizi idrici ha trovato un assetto regolatorio stabile da quando, nel 2012, la competenza è stata trasferita all’Autorità dell’energia guidata da Guido Bortoni: la tariffa ha trovato una regolazione capace di favorire maggiore efficienza gestionale e investimenti effettivi (e ormai copre una quota prevalente di territorio) mentre la sentenza del Tar Lombardia 779/2014 ha confermato i poteri regolatori, respingendo il ricorso presentato contro decisioni e ruolo dell’Autorità dai movimenti referendari dell’acqua, dalle associazioni dei consumatori e da alcuni gestori del servizio. Il consolidamento della regolazione nazionale non ha però risolto tutti i problemi in ambito locale, dove molte Regioni devono ancora istituire gli enti di governo dell’ambito territoriale ottimale (Egato). A questo proposito nei prossimi giorni il governo approverà un Dpcm con cui diffiderà sei Regioni (Calabria, Lazio, Umbria, Marche, Campania e Sicilia) ad adempiere entro 30 o 90 giorni prima di passare al commissariamento. Si aggiunga che da gennaio 2016 l’Italia comincerà a pagare le multe (fino a 500 milioni di euro) per le infrazioni Ue in materia di depurazione. 

Un convegno organizzato dall’Anea (Associazione nazionale autorità e enti di ambito) ha riproposto il tema del completamento dell’assetto regolatorio rilanciando il modello di regolazione multivello, che affianchi alle competenze nazionali messe in capo all’Autorità competenze meglio definite degli ambiti locali e soprattutto maggiore integrazione fra i due livelli. La proposta della tariffa e la convenzione di affidamento della gestione del servizio restano infatti in capo al soggetto gestore. 
Nelle regioni che hanno deciso la riorganizzazione del servizio idrico integrato, è prevalso il modello di una unica autorità idrica regionale che raccoglie i vecchi Ato. Dieci regioni sono andate su questa strada, come evidenzia uno studio presentato da Rita Mileno di Utilitatis: Abruzzo, Basilicata, Calabria (per ora commissariate), Emilia-Romagna, Molise, Puglia, Sardegna, Toscana, Umbria e Val d’Aosta. Viceversa, la Lombardia ha scelto un modello organizzativo decentralizzato con trasferimento delle competenze alle province (e al comune di Milano per l’Ato Città di Milano).

A riproporre più integrazione nelle funzione regolatorie è la presidente dell’Anea,Marisa Abbondanzieri, che ha richiamato la necessità di monitorare la crescita del comparto, «attraverso un rafforzamento consapevole dell’intera filiera, per favorire investimenti e assicurare dignità e operatività a quel “cuscinetto democratico” rappresentato dagli enti di ambito». Utilitatis-Anea propongono di rafforzare i punti di raccolta delle istanze locali e l’azione di mediazione tra enti locali svolta dagli Ato , favorire il maggiore dimensionamento degli Ato , incentivare aggregazioni tra operatori e chiarire obiettivi di servizio e il nodo del finanziamento degli investimenti.


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