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Appalti, sprint in Senato
Riforme. Previsto in serata il voto finale della Commissione Lavori pubblici sulla delega al Governo

Ultimo miglio per la delega appalti in Senato. La Commissione lavori pubblici di palazzo Madamaè pronta a licenziare il disegno di legge che affida al governo il compito di riscrivere per intero le regole per l’assegnazione dei contratti pubblici. L’ok potrebbe arrivare già oggi nel corso della seduta notturna messa in agenda alle 20 dalla Commissione o al più tardi nella convocazione di sicurezza fissata per domani mattina, prima dell’inizio dei lavori di assemblea.

Dopo il tour de force della settimana precedente alla pausa elettorale, restano da votare una novantina di emendamenti. Un lavoro che il relatore Stefano Esposito (Pd) è convinto di poter portare a termine già in nottata, per essere pronti a trasferire il testo all’esame dell’Assemblea già da martedì prossimo (Ddl scuola e riforma Rai permettendo).

Tra gli emendamenti ancora da esaminare, circa una decina aspettano ancora il via libera della commissione Bilancio che dovrebbe esprimersi nel pomeriggio.
L’attenzione è concentrata su alcuni passaggi chiave della riforma. Tra questi c’è l’obbligo di gara per l’affidamento delle nuove concessioni autostradali, mettendo fine alla possibilità di proroghe. 

L’emendamento presentato dai relatori (oltre a Esposito, c’è Marco Pagnoncelli di Fi) prevede l’obbligo di avviare le procedure di gara per l’assegnazione delle concessioni «non meno di ventiquattro mesi prima della scadenza di quelle in essere» con il paracadute di «una particolare disciplina transitoria» per le concessioni scadute o prossime alla scadenza al momento di entrata in vigore della riforma. Sempre in tema di autostrade (ma non solo) è invece già stato approvato l’obbligo per le società concessionarie di affidare con gara tutti gli appalti (lavori, servizi e forniture) oggetto della concessione con un periodo transitorio massimo di un anno.

A un altro emendamento dei relatori, accantonato nell’ultima seduta del 20 maggio, è poi affidato il compito di anticipare alcuni punti della riforma, dando soluzione immediata ad anomalie di non trascurabile impatto sul mercato delle grandi opere. 

La prima riguarda la possibilità che le grandi imprese impegnate nei lavori della legge obiettivo (general contractor) possano svolgere in proprio il ruolo di direzione dei lavori necessario a controllare il buon andamento dei cantieri. Norma al centro del sistema Incalza-Perotti finito nel mirino della Procura di Firenze che l’emendamento punta a cancellare da subito. 
L’altra questione, più tecnica, riguarda la cancellazione del performance bond necessario a garantire il completamento delle opere di importo rilevante. I relatori hanno riformulato l’emendamento, bocciato dalla commissione Bilancio, che prevede la sospensione di questa particolare garanzia richiesta per gli appalti banditi dopo il primo luglio 2014. Al momento non si trovano banche e assicurazioni disposte a rilasciarla. Elemento che rischia di inceppare il mercato delle grandi opere con tre gare – due appalti stradali gestiti dall’Anas e la rtiqualificazione dell’ ospedale Cattinara di Trieste per un importo complessivo di 317 milioni – bloccate proprio per questo motivo.


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