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Fatture elettroniche, errori in calo
Imprese & Pa/1. A tre mesi dall’introduzione dell’obbligatorietà meno di un documento su dieci viene scartato dal Sistema d’interscambio

La fatturazione elettronica con la Pa supera senza problemi il rodaggio e diventa il “motore” per diffondere i processi digitali anche tra le imprese. Nel primo anno di obbligatorietà sono stati inviati al Sistema d’interscambio più di 7,6 milioni di documenti, di cui 2,4 nel solo mese di maggio, quando poco meno del 10% è stato scartato dal sistema. Il valore più basso di errori nel periodo, secondo l’ultima edizione dell’Osservatorio fatturazione elettronica e dematerializzazione realizzato dalla School of management del Politecnico di Milano che sarà presentato venerdì.

A dare la dimensione del fenomeno aiutano altri numeri come, per esempio, i circa 130 miliardi di euro di acquisti della Pa, i 53.500 uffici pubblici destinatari, gli oltre 300mila fornitori che a oggi seguono le nuove procedure. E tra le pieghe dei numeri si nasconde il vero impatto dell’obbligo, che nell’arco dei dodici mesi coinvolgerà due milioni di imprese, individuali e non, che almeno una volta l’anno spediscono il documento al committente pubblico.

«In un anno verranno inviate alla Pa tra i 50 e i 60 milioni di fatture elettroniche – spiega Paolo Catti, responsabile della ricerca -. L’Italia, per una volta, ha optato per un approccio coraggioso e lungimirante, incentrato su un modello di trasmissione strutturato dei file e attuato in modo pervasivo, con un obbligo che impatta sull’intero sistema dei fornitori».
Un altro passo verso una pervasiva digitalizzazione arriva dal numero di imprese che fanno la conservazione digitale delle fatture. Il trend è in netto aumento con il passaggio dalle 5mila del 2013 alle circa 130mila aziende di fine 2014 per arrivare alle oltre 300mila (+130%) stimate per il primo semestre di quest’anno.

Il processo di dematerializzazione coinvolge altri documenti come, per esempio, i libri e i registri. Questa è una via imboccata da 200mila imprese. «Un gran numero di aziende ora deve digitalizzare i processi e le comunicazioni tra di loro – aggiunge Catti – approfittando della crescente diffusione della fatturazione elettronica e degli incentivi previsti per chi la adotterà non solo verso la Pa».

Da non trascurare, poi, le economie offerte dalla completa integrazione e dematerializzazione per l’intero ciclo dell’ordine. Gli esperti dell’Osservatorio stimano un risparmio medio tra i 25 e i 65 euro per il ciclo ordine-pagamento tra cliente e fornitore. 

Un piccolo numero di imprese già oggi ha abbracciato i processi digitali. Sono poco più di 10mila e scambiano in digitale con i loro partner i principali documenti del ciclo di business. Si tratta di realtà medio-grandi come, per esempio, Bauli, Mediamarkt, Comoli Ferrari per citare alcuni nomi. Significativo il trend di crescita dei documenti trasmessi: +20% tra il 2012 e il 2013 e +32% tra il 2013 e lo scorso anno. Nel complesso spicca il volume dei documenti inviati: sono 80 milioni, di cui poco meno della metà fatture. Altre 60mila imprese dialogano, tramite reti dedicate e portali B2B, con i partner commerciali scambiando almeno uno dei documenti del ciclo dell’ordine.

Per le imprese uno dei prossimi appuntamenti è fissato per il 1° luglio 2016, quando l’agenzia delle Entrate consentirà ai soggetti passivi Iva di usufruire di un servizio gratuito che genererà e trasmetterà le fatture elettroniche tra imprese e, per alcuni soggetti che saranno individuati da un decreto del Mef, sarà offerto il servizio gratuito di archiviazione digitale.
Se il mondo delle imprese si sta organizzando, qualche dubbio sussiste sul fronte delle Amministrazioni. Spiega Catti: «Ora bisogna vedere cosa succederà ai processi della Pa una volta ricevute le fatture digitali. Non sono poche le amministrazioni, in particolare le piccole, che vivono un modello ibrido e ora devono adeguarsi al cambio di passo. Diventa imperativa la migrazione verso il digitale della maggior parte dei processi interni della Pa: la fatturazione ha fatto solo da apripista».

Per la macchina burocratica italiana si preannuncia una rivoluzione-innovazione all’insegna della digitalizzazione dei processi. I vantaggi, oltre al recupero di efficienza e produttività, si vedranno con una semplificazione del rapporto tra aziende e Pa in nome dell’auspicata riduzione dei tempi di pagamento e dell’evasione fiscale.


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