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Visco: la legalità problema enorme, ruolo Anac cruciale
Anticorruzione. Cantone: piano nazionale entro ottobre

In Italia «c’è un problema enorme, con un impatto economico finanziario oltre che civile molto significativo»: è senza dubbio alcuno la «corruzione» e lo «stato della legalità». Lo ha affermato ieri il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, ma ha aggiunto una speranza: l’Anac, autorità nazionale anticorruzione, è stata in grado di «assumere in breve tempo un ruolo cruciale». Osserva il governatore: «Spesso all’estero mi chiedono delle riforme fatte in Italia e io dico che l’Autorità anticorruzione è una delle nostre riforme».

Visco ha osservato che «l’esperienza positiva fatta in altri Paesi con autorità con poteri adeguati si è dimostrata essenziale per combattere con efficacia la corruzione che ha effetti diretti e indiretti sui comportamenti». A suo giudizio «la lotta alla corruzione in Italia è fondamentale anche per aspetti macroeconomici: il benessere collettivo di un Paese e la stabilità finanziaria ne sono influenzati». Il governatore di Bankitalia ha aggiunto che «la qualità della legislazione, le regole preposte all’attività di impresa, la legalità sono determinanti per la potenzialità di crescita delle imprese». La Banca d’Italia, ha ricordato Visco, da tempo sta misurando la rilevanza e l’impatto economico della criminalità organizzata. Dall’analisi emerge che «l’impatto più significativo non è tanto nel valore di quanto è prodotto attraverso di essa ma quanto non viene prodotto a causa di essa». La mafia, insomma, non solo crea disvalore ma anche assenza o carenza di valore produttivo. «Il prodotto è diminuito da comportamenti che impediscono la crescita della produttività» in molte regioni del Paese.

Dal canto suo il presidente dell’Anac, Raffaele Cantone, ha annunciato: «Puntiamo ad avere entro fine ottobre l’approvazione del piano nazionale anticorruzione: ci aspettiamo collaborazione». Il termine è stato indicato dal presidente Cantone al primo incontro nazionale con i responsabili prevenzione della corruzione degli enti. «Sulla base del piano nazionale gli enti potranno presentare i propri piani anticorruzione entro gennaio 2016» ha aggiunto.

Sarà un piano nazionale di prevenzione della corruzione «più snello, meno burocratico. In questo primo anno – ha sottolineato il numero uno dell’Anac – abbiamo deciso di non aggiornare il piano di prevenzione, ma dalla riunione di oggi (ieri per chi legge, ndr) ci aspettiamo contributi per arrivare entro la fine di ottobre all’approvazione del nuovo piano, in modo che tutti gli enti potranno averlo come riferimento per i propri piani di prevenzione».

Spunta così, a margine della riunione, il tema delle Olimpiadi 2024 e la candidatura di Roma. Secondo Cantone, rinunciare «per il rischio corruzione sarebbe una sconfitta per il Paese». Certo, Roma ha visto l’inchiesta Mafia capitale e in teoria – ma è solo un’ipotesi finora del tutto virtuale – c’è il rischio che il Campidoglio possa essere sciolto per infiltrazione mafiosa. Ma, sostiene il presidente dell’Anticorruzione, «uno stato serio mette in funzione gli anticorpi. Si può rinunciare alle Olimpiadi per motivi economici ma rinunciare per il rischio di corruzione sarebbe una sconfitta». Poi aggiunge: «Ovviamente non possiamo sottostimare i rischi e mettere prima i meccanismi di tutela anche perché oggi non ci sono più scuse». Il caso Expo del resto è ancora sotto gli occhi di tutti.

All’incontro è intervenuto anche il presidente dell’Anci, Piero Fassino. «L’abuso d’ufficio per un sindaco è come una contravvenzione per un camionista: può capitare ogni giorno» ha sostenuto. Poi Fassino fa notare che «alcune norme della Severino vanno riviste, rischiano di essere penalizzanti» e «vanno modificate» a suo avviso anche le disposizioni su «inconferibilità e incompatibilità degli incarichi». Più in generale, sulle norme che regolano la Pa e la riforma in atto, Fassino si è espresso a favore del “freezing”, che vieta di assumere un incarico quando se ne è appena concluso un altro. «Ma trovo invece che sia priva di senso – ha aggiunto – la norma che non permette a chi è andato in pensione di essere utilizzato nella Pa: è una dispersione di competenze e conoscenze. Semmai bisognerebbe prevedere che questi incarichi siano a titolo gratuito. Sono misure prive di senso e il legislatore dovrebbe usare invece buon senso».


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