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Per i bilanci locali si profila un rinvio selettivo a settembre
Enti locali. Le misure allo studio per le Province

Un rinvio selettivo per i bilanci locali, che sposta al 30 settembre solo i termini per le Province e le città metropolitane, mentre un correttivo al decreto enti locali dovrebbe permettere agli enti di area vasta di scrivere nel 2015 un bilancio solo annuale. È questa la doppia soluzione tampone a cui sta lavorando il Governo per provare a gestire la sopravvivenza di Province e Città e il rinvio selettivo arriverà già oggi sui tavoli della Conferenza Stato-Città: nella stessa sede sarà esaminato il decreto che distribuisce la replica 2015 del Fondo Tasi, e che in pratica ai 1.800 Comuni interessati l’anno scorso dalla “compensazione statale” anti-aumenti attribuirà il 76% di quanto riconosciuto nel 2014.

Il problema delle Province è rappresentato dai tagli scritti nella legge di stabilità mentre non è ancora partito l’alleggerimento di funzioni e personale che in teoria dovrebbe renderli sostenibili (il decreto sui criteri della mobilità ha appena visto la luce in bozza; si veda «Il Sole 24 Ore» di ieri). Anche se la mobilità fosse già completata – contestano però gli amministratori locali con un dossier presentato ieri – mancherebbe all’appello circa un miliardo, mentre il decreto enti locali mette in campo misure per 221 milioni. 
Con il taglio da un miliardo che raddoppia nel 2016 e triplica nel 2017 la prospettiva è il dissesto generalizzato, ma già ora tre Province sono in default e altre sono sulla stessa strada o tentano di aggrapparsi alle misure del pre-dissesto. «I numeri della legge di stabilità sono sbagliati – taglia corto Achille Variati, sindaco di Vicenza e presidente dell’Upi – e confidiamo in risposte immediate dal Governo».

Le prime, appunto, sono rappresentate dai due tamponi appena descritti. Un rinvio dei bilanci al 30 settembre permette di arrivare alla fine del cammino parlamentare del decreto enti locali, che prima di tutto dovrebbe prevedere l’addio temporaneo al bilancio triennale. Questa mossa rappresenterebbe però il primo riconoscimento ufficiale del fatto che con le sforbiciate previste dall’ultima manovra i conti non si possono chiudere, e creerebbe più di un problema operativo con le regole della riforma contabile.
Qualche ulteriore aiuto potrebbe arrivare dagli emendamenti, magari con il meccanismo delle entrate escluse dal Patto di stabilità per evitare di incidere sui saldi di finanza pubblica, come già sperimentato per la replica del Fondo Tasi per i Comuni. Quest’ultimo vale quest’anno 530 milioni, contro i 625 del 2014, ma 50 milioni serviranno a compensare i tagli in eccesso prodotti dall’Imu agricola: a disposizione restano 480 milioni, quindi ognuno dei 1.800 comuni interessati dovrebbe ricevere il 76% rispetto a quanto avuto l’anno scorso. Con i correttivi “promossi” dal Governo, poi, il decreto enti locali dovrebbe permettere il rinnovo dei contratti a termine nelle Province e Città che hanno sforato il Patto e il reclutamento dei vigili stagionali nei Comuni.


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