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Mafia Capitale, Roma sotto la tutela del prefetto
Gabrielli coordinerà con Marino gli interventi negli 8 settori infiltrati - Alfano: gravi vizi procedurali, ma non ci sono gli estremi per lo scioglimento

Entrata nel cunicolo delle opzioni di legge previste, al Consiglio dei ministri di ieri la proposta del responsabile dell’Interno, Angelino Alfano, alla fine è passata. Non c’è scioglimento del Campidoglio, ma un governo del Comune di Roma “modello Gabrielli”. Perché il prefetto di Roma affiancherà il sindaco di Roma, Ignazio Marino, su otto «ambiti», come li ha definiti Alfano, in pratica le linee nevralgiche dell’amministrazione capitolina, a garanzia del risanamento e del pieno recupero della legalità dopo Mafia Capitale. 
«Il lavoro svolto dalla commissione di accesso ha evidenziato una situazione amministrativa caratterizzata da gravi vizi procedurali – ha detto Alfano al termine del consiglio dei ministri – ma non si ravvisano gli estremi per lo scioglimento per infiltrazione mafiosa».
«Non è un commissariamento» si affrettano a sottolineare anche il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Claudio De Vincenti e lo stesso sindaco Marino. Ma un prefetto che definisce d’intesa con il primo cittadino «gli interventi di risanamento dei settori risultati più compromessi dagli accertamenti ispettivi», come hanno scritto i tecnici del Viminale, è uno schema inedito, quasi una scommessa. 
Lo scioglimento, chiesto a gran voce dal centrodestra e dal Movimento 5 Stelle, non è mai stata un’ipotesi possibile: perfino il Quirinale si è voluto assicurare che un’evenienza del genere fosse scartata. Stabilito che l’intervento governativo non poteva ridursi allo scioglimento di Ostia – dove approda in qualità di commissario Domenico Vulpiani, prefetto e sbirro antiterrorismo ma anche ideatore della Polizia delle telecomunicazioni – e l’avvicendamento dei dirigenti collusi, la relazione di Alfano, condivisa dal premier Renzi e dai colleghi di governo a Palazzo Chigi, è un segnale politico dell’Esecutivo, più che un’invasione amministrativa, verso l’amministrazione Marino. 
Certi ormai sono gli «ambiti» di intervento, un elenco – ha precisato Alfano – stilato «in via esemplificativa»: gli atti di indirizzo e controllo del Comune nei settori più critici (verde pubblico e ambiente, campi nomadi, immigrazione, emergenza abitativa); i regolamenti sull’affidamento lavori, servizi e forniture; la revoca «in autotutela» delle commesse assegnate senza gara; un albo per i lavori e i servizi in economia; il monitoraggio sulla centrale unica degli acquisti; l’avvio dell’annullamento delle decisioni dirigenziali contestate; l’integrazione dei controlli interni; la verifica e revisione dei contratti, compresi quelli con l’Ama.
Qualche revisione, al progetto del Viminale, Palazzo Chigi tra mercoledì sera e giovedì l’ha apportata. Il ministro dell’Interno, nella versione iniziale, «incarica il prefetto di pianificare» con il sindaco gli interventi; nel testo finale la formula è un po’ più blanda: il titolare del Viminale «incarica il prefetto di assicurare proposte e indicazioni al fine di pianificare» l’azione sul Campidoglio. Non è più previsto un crono-programma, Alfano dice: «Prima si fa, meglio è».
La relazione del responsabile dell’Interno, sette pagine, è stata allegata al verbale del Consiglio dei ministri, segretata, insieme a uno schema di una dozzina di pagine che sintetizza e mette a confronto le due relazioni – entrambe riservate – del prefetto Franco Gabrielli e della commissione di accesso agli atti del Campidoglio, guidata da Marilisa Magno. I toni dei documenti sono diversi: in quello di accesso agli atti, per esempio, si sottolinea la necessità «non solo di stroncare l’eventuale commissione di illeciti ma, in via preventiva, anche quella di supportare la vita dell’ente previa rimozione di quelle cause di infiltrazione che ne abbiano “infettato” il regolare e legittimo andamento». Così, sostiene Alfano nella lettera di incarico a Gabrielli, «dalle risultanze dell’indagine ispettiva su Roma capitale è emersa una situazione amministrativa caratterizzata da gravi vizi di legittimità e procedurali, che impongono l’immediato avvio di un processo di legalizzazione dell’attività amministrativa dell’ente». 
Il ministro, inoltre, sottolinea al prefetto che gli interventi in programma – gli otto «ambiti» – potranno essere integrati in relazione allo sviluppo dell’attività di risanamento. Vanno comunque subito risanati i tre dipartimenti del Comune di Roma oggetto dell’accesso agli atti: Tutela ambientale e protezione civile, Politiche sociali e Politiche abitative. Poi resta da capire come avverrà in concreto la pianificazione degli interventi tra Marino e Gabrielli. Riccardo Magi (Radicali), consigliere comunale, chiede che Alfano «spieghi in base a quale norma attribuisce al prefetto poteri di indirizzo senza commissariamento». Magi, inoltre, più volte ha sollevato un’altra questione: l’assenza dei controlli sugli atti del Comune.


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