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La rivoluzione della Sacra Rota
Dopo tre secoli la prima riforma sui processi per l’annullamento dei matrimoni

È una riforma destinata a segnare in profondità il pontificato di Francesco. Il cambio netto delle regole nel processo canonico per le cause di nullità matrimoniale, come non accadeva dal 1741, va nella direzione, imboccata dal Papa argentino, di una Chiesa attenta agli ultimi, a chi è ai margini della comunità, ai “poveri”. Ecco allora che il processo, che in alcuni casi dura anche 10 anni, diventa più snello, pur senza mettere in discussione i capisaldi della dottrina, a partire dalla indissolubilità del matrimonio. Ma c’è di più: Bergoglio mette al centro il principio di collegialità, dando ai vescovi delle diocesi un ruolo centrale, che fino ad oggi non avevano. In particolare la riforma – esposta ieri dal pool di canonisti che ne ha studiato i contenuti e ha sottoposto le proposte al Papa – fissa nuove regole molto forti: scompare l’obbligo di una seconda sentenza conforme in assenza di ricorso in appello – sarà possibile fare appello ma non quando l’intento è chiaramente dilatorio – e il vescovo diventa giudice unico e avrà la possibilità di istruire un “processo breve” e arrivare direttamente ad un sentenza esecutiva. Dunque, in ogni diocesi, il vescovo diventa giudice di prima istanza per le cause di nullità e può esercitare questa potestà personalmente, oppure delegarla: dovrà costituire un tribunale per le cause di nullità nella sua diocesi, ma avrà la facoltà di accedere a un altro tribunale di una diocesi vicina. Le cause saranno affidate a un collegio di tre giudici, presiedute da un chierico, mentre gli altri due giudici potranno essere laici. Nel caso il vescovo non possa istituire un tribunale né servirsi di quello di una diocesi vicina, può istituire un giudice unico, chierico, che là dove sia possibile sarà associato a due aiutanti anche laici . Poi la riforma prevede: tempi più veloci (un anno per il primo grado, sei mesi per l’appello), costi bassi e in prospettiva totale gratuità per i processi come chiesto dal Papa, possibilità di seconda istanza nelle sedi metropolitane – dove risiede l’arcivescovo – e infine possibilità appello alla Rota Romana. La riforma, in vigore dall’8 dicembre ma che è stata firmata dal Pontefice il 15 agosto, è contenuta in due “motu proprio” , Mitis Iudex Dominus Iesus e Mitis et misericordis Iesus che sono il frutto di un lavoro di sei prelati durato un anno, e guidati dal decano della Sacra Rota Pio Vito Pinto, e approvato anche da quattro grandi esperti consultati direttamente da Bergoglio e la cui identità è rimasta segreta. 
Nell’introduzione Francesco spiega che «la preoccupazione per la salvezza delle anime» resta il fine supremo delle leggi e delle istituzioni della Chiesa, e quindi è intervenuto su una materia di cui aveva discusso anche il Sinodo di un anno fa, e infatti alcuni elementi erano emersi in quel contesto. Ma il Papa ha fissato anche delle regole procedurali, prevedendo ad esempio che il vescovo segua «con animo apostolico i coniugi separati o divorziati che per la loro condizione di vita abbiano eventualmente abbandonato la pratica religiosa». Per adire alla procedure abbreviata serve il consenso di entrambi i coniugi quando sono riscontrabili fatti e circostanze che non richiedano una vera inchiesta: tra le cause indicate la mancanza di fede, la brevità della convivenza coniugale, una prolungata relazione extraconiugale a, il procurato aborto per evitare la procreazione, l’occultamento doloso della sterilità o di una grave malattia contagiosa o di figli nati da una precedente relazione, la violenza fisica per estorcere il consenso e altre fattispecie. Insomma il vescovo viene molto responsabilizzato . Pinto ha spiegato che la riforma entra il vigore l’8 dicembre ma ci sarà un periodo di “implementazione” che riguarda tutte le novità, dal ruolo dei vescovi fino alla “gratuità della cause”, che alla Rota Romana sono già il 70-80% delle cause, oggi circa tremila l’anno: «Un avvocato d’ufficio, solitamente, per ogni causa, chiede 300, massimo 400 euro». Papa Francesco, come sollecitato nuovamente oggi nel Motu proprio , ha sempre chiesto la gratuità per i processi di annullamento davanti alla Sacra Rota. Chi ha un reddito inferiore ai 12 mila euro l’anno può chiedere la tariffa minima, oppure il gratuito patrocinio. In Italia è garantito dalla Cei attraverso i fondi dell’8 per mille. Il giudice-Vescovo potrà ora annullare le nozze nell’ambito del processo canonico veloce, laddove le cause «siano evidenti». 
Dopo la riforma del processo canonico per le nullità matrimoniali, il Vaticano resta attento alle questioni normative legate alla famiglia. Tra i settori all’attenzione del Pontificio consiglio per i Testi legislativi, c’è quello delle «nuove normative civili relative a matrimonio e famiglia, normative spesso incompatibili con la dottrina e la disciplina della Chiesa, però di fatto esistenti», ha detto il cardinale Francesco Coccopalmerio. «Queste nuove normative civili vengono inevitabilmente ad avere un impatto sull’ordinamento canonico. Come reagisce – si è chiesto il cardinale spigando che le questioni sono allo studio – tale normativa? Un solo caso, tra i più semplici; nelle legislazioni in cui le coppie omosessuali possono adottare, se una coppia omosessuale vuole battezzare il bambino, come si deve procedere? Come, per esempio, si registra il battesimo?». 
Monsignor Alejandro W. Bunge, prelato uditore della Rota Romana e segretario della Commissione speciale, ha parlato molto chiaro sui tempi: «Le modifiche ora semplificano il processo, lo renderanno più veloce. Ma perché le cause siano più veloci i giudici debbono dormire un po’ meno…»


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