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Uffici pubblici a rischio blackout
Il caso. La convenzione Consip con la Gala Spa per le amministrazioni prevede tariffe legate al petrolio più basse perfino dei costi di approvvigionamento

Rischia di scivolare sull’olio combustibile la fornitura di corrente a costi stracciati per le amministrazioni pubbliche italiane. Una fornitura a prezzi da realizzo. Di più: a prezzi da sbaracco. Appena 35-40 euro per mille chilowattora, contro i 50-60 del mercato all’ingrosso (ieri alla Borsa elettrica il prezzo massimo è stato di 60,4 euro).
Conseguenze potrebbero esserci anche per il fornitore, messo alle strette da un contratto capestro che rende felicissimi i clienti ma rattrista i suoi bilanci. Perché il fornitore, la Gala Spa, società di Roma quotata in Borsa, compra a 60 ed è costretta a vendere a 35.
La storia. Un anno fa la Consip, la Spa delle forniture per l’amministrazione pubblica, aveva indetto una gara per dare 5,7 miliardi di chilowattora a municipi, ospedali, scuole, uffici pubblici. Nell’ottobre scorso l’annuncio della Consip di assegnazione alla Gala Spa: la gara, del valore di 915,5 milioni di euro, consentirà alle amministrazioni pubbliche «un’opportunità di risparmio complessiva pari a 370,6 milioni di euro annui», disse la Consip.
Ma la Consip aveva vincolato il prezzo di fornitura dei chilowattora non alla quotazione della corrente trattata alla Borsa elettrica bensì ai prezzi di petrolio e olio combustibile, che nel secolo scorso si bruciavano nelle centrali elettriche di allora.
Ovvio; di fronte a queste tariffe legate al petrolio in ribasso gli uffici pubblici si sono affollati a fare contratti con la Gala. I contratti così incredibilmente appetitosi per i clienti sono diventati 1.975; il tetto di fornitura massima è stato stracciato.
Così nei giorni scorsi il presidente e amministratore delegato della Gala, Filippo Tortoriello, ha spedito alla Consip l’ennesima lettera accorata descrivendo in sei dettagliatissime pagine «la cieca indifferenza finora manifestata da Consip». Secondo Tortoriello, dal «risibile prezzo di fornitura fin qui sostenuto» le amministrazioni pubbliche hanno conseguito un «indebito arricchimento».
Quale soluzione proporrà la società elettrica oggi in udienza al Tribunale di Roma? Proporrà che la Consip cambi i termini della convenzione e che colleghi i prezzi del chilowattora con il prezzo della Borsa elettrica, non più con l’olio combustibile delle centrali elettriche di una volta. La Consip si era accorta mesi fa dell’errore, e la nuova gara (ora in corso) prevede per la prima volta che le forniture elettriche si basino sul mercato della corrente elettrica.
«Parametrare una fornitura elettrica al petrolio è come collegarne il prezzo alla quotazione del burro o della soia — sorride amaro Tortoriello — e la Consip deve riportare la convenzione alle condizioni di mercato».
Se non si verrà a patti, gradualmente la Gala interromperà tutti i contratti di fornitura elettrica. Le amministrazioni pubbliche dovranno ricorrere al “fornitore di ultima istanza”, quello che deve garantire la salvaguardia di chi resta senza luce. I cui prezzi sono assai, assai, assai più alti.


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