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«Prioritario dare certezza a imprese e Pa»
Appalti. Michele Corradino, consigliere Anac

In questo momento la priorità è dare certezza a chi vive nel mondo degli appalti. E di certo non possiamo farci trovare in ritardo con il recepimento delle nuove direttive europee». C’è piena sintonia dell’Anac guidata da Raffaele Cantone con il piano di separare il destino del recepimento delle nuove direttive Ue su appalti e concessioni da quello del riordino complessivo del codice dei contratti che, su impulso del governo, ha preso forma in un emendamento presentato dai relatori alla legge delega in discussione alla Camera. 
Lo dice chiaramente Michele Corradino, consigliere dell’Autorità con delega agli appalti, nel giorno in cui la commissione Ambiente di Montecitorio torna a riunirsi (alle 20.30) per votare alla presenza del ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio. Al centro della discussione ci sarà proprio l’emendamento che riscrive il percorso di riforma del sistema, sdoppiandolo in due fasi. Entro il 18 aprile 2016 il recepimento delle nuove regole Ue. Nei tre mesi successivi, entro il 31 luglio, il riordino e l’abrogazione del vecchio codice appalti e del suo regolamento attuativo, quest’ultimo da sostituire con le linee guida elaborate di concerto tra le Infrastrutture e l’Anac.

L’attuazione in due tempi non rischia di disorientare il mercato? 
Al contrario. Può dare certezze agli operatori. C’è grande attesa sulle nuove direttive, destinate a modificare profondamente il sistema degli appalti, introducendo nuove opportunità di sviluppo. Molte misure sono «self-executing»: non hanno bisogno neppure di essere recepite per diventare operative. Imprese e Pa vogliono sapere quali sono valide e quali no, senza che ci sia bisogno dell’intervento di un giudice. Certo, poi bisogna che il riordino complessivo arrivi in un tempo breve, come del resto prevede l’emendamento dei relatori.

L’altra novità è l’attuazione affidata alle linee guida Anac-Mit. Funzionerà? 
La priorità è semplificare il sistema. Non a caso nella delega si parla di «drastica riduzione» dell’apparato normativo. Il rischio di semplificare è che il vuoto venga colmato dalle amministrazioni con proprie interpretazioni, mentre c’è bisogno di omogeneità dei comportamenti. Le linee guida servono a questo. Con l’aggiunta del carattere flessibile di questo tipo di regolazione, pensato essere sottoposto a tagliandi e revisioni periodiche in modo da restare al passo con il mercato e con le esigenze dei singoli settori. Il parere delle Camere dà equilibrio a tutto il sistema.

Se non avranno la forma di un regolamento che «natura» normativa e che grado di cogenza avranno? 
Non ci sono dubbi sulla cogenza, visto che con la delega diventeranno vincolanti altri atti dell’Autorità come i bandi tipo. Non c’è un problema di legittimità. Semmai può essere utile chiedersi se sia ancora da considerare «soft» questa regolamentazione flessibile se al contrario non vada considerato come uno strumento capace di rinnovarsi rispettando per il resto tutti i criteri della legge cui siamo abituati. 


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