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Sud, decontribuzione prorogata a 3 anni
Legge di stabilità. Fra le misure allo studio per lo sviluppo del Mezzogiorno resta anche un minicredito d’imposta per i nuovi investimenti

Decontribuzione triennale al 40% per le imprese che assumono a tempo indeterminato al Sud e un mini-credito d’imposta per nuovi investimenti nelle aree svantaggiate del Mezzogiorno. Sono le due possibili soluzioni prese dopo gli incontri tecnici di ieri per arrivare alla stretta finale sulla legge di stabilità al Senato. L’obiettivo resta quello di licenziare il Ddl venerdì prossimo così da poterlo trasmettere all’esame della Camera che sarà chiamata sciogliere i nodi più intricati su pensioni, sanità, Regioni, province e giochi. 
Il Governo e le due relatrici Federica Chiavaroli (Ap) e Magda Zanoni (Pd) hanno lavorato ieri all’ulteriore scrematura dei 300 emendamenti accantonati dalla commissione Bilancio e che, come ha spiegato la stessa Zanoni, sono stati oggetto di un’ulteriore sintesi su cui si è deciso di intervenire a Palazzo Madama: dalle politiche di sviluppo per il Mezzogiorno alla casa, dal money transfer ai congedi obbligatori per i papà, dalle bonifiche all’amianto dei tetti degli edifici pubblici, al voucher per le baby sitter, ai sostegni per auto e camper per chi ha disabilità, alla riduzione del taglio da 100 milioni per i Caf. 
Questi emendamenti di “sintesi” saranno presentati oggi dalle relatrici e sottoposti al voto della commissione nelle prossime 48 ore così da poter poi consegnare all’Aula di Palazzo Madama il testo del Ddl stabilità entro mercoledì.Testo su cui il Governo, con tutta probabilità, chiederà la fiducia. 
Due, dunque, le strade per rilanciare le politiche di sviluppo per il Mezzogiorno. Una è la decontribuzione per i nuovi assunti a tempo indeterminato che al Sud diventa triennale pur mantenendo la stessa percentuale del 40% come prevede oggi il Dddl di stabilità. Dopo gli incontri di ieri sera tra Governo e relatrici si punterebbe a una durata più lunga dello sconto sulle nuove assunzioni in luogo di un aumento della percentuale di decontribuzione, anche fino al 100%, come chiesto anche dalle forze di maggioranza. 
L’altra via è un credito d’imposta triennale, non elevato (non più del 10%) per nuovi investimenti effettuati nelle aree svantaggiate del Mezzogiorno e in particolare Calabria, Sicilia, Campania, Basilicata, Puglia e Molise con l’aggiunta di Abruzzo e Sardegna. Per superare le possibili obiezioni comunitarie il credito d’imposta per gli investimenti è riconosciuto nel rispetto della disciplina degli aiuti a finalità regionale il che consentirebbe di poter evitare la notifica a Bruxelles della nuova misura. Non solo. Gli investimenti ammessi al bonus fiscale, comunque cumulabile con i super-ammortamenti al 140% per le imprese che acquistano nuovi macchinari, dovranno essere effettuati nell’ambito di un programma di investimento iniziale così come indicato dai regolamenti comunitari: ossia un investimento in attivi materiali e immateriali relativo alla creazione di un nuovo stabilimento, all’ampliamento della capacità di uno stabilimento esistente, alla diversificazione della produzione di uno stabilimento per ottenere prodotti mai fabbricati precedentemente o a un cambiamento fondamentale del processo produttivo complessivo di uno stabilimento esistente. 
L’altro capitolo su cui si è concentrato il lavoro di sintesi di ieri tra Governo e relatrici riguarda la casa e in particolare le possibili nuove esenzioni dal pagamento del tributo chieste da maggioranza e opposizione. Al primo posto lo sconto Tasi e Imu per gli Iacp, seguiti a ruota da quelli per l’Imu sulle seconde case concesse in comodato d’uso a figli e parenti in linea retta. In quest’ultimo caso si punterebbe a ridurre l’ambito di applicazione delle agevolazioni ai titolari di immobili situati nello stesso comune. C’è poi in terza ipotesi anche una possibile riduzione del prelievo per le case concesse in affitto a canone concordato. 
Sulla casa il Governo dovrà anche decidere, magari nella stesura del maxiemendamento, se tagliare o meno la modifica approvata in commissione Bilancio sulla sanatoria delle delibere comunali che fissano le aliquote fiscali approvate in ritardo (rispetto al 30 luglio scorso) ma entro il 30 settembre 2015. Il rischio per i contribuenti è quello che si potrebbero vedere richiedere un mini conguaglio nel 2016. Un aggravio fiscale stimato in circa 300 milioni che, secondo alcune ipotesi formulate nei giorni scorsi, potrebbe alla fine essere saldato direttamente dal Governo per scongiurare l’effetto minu-Tasi per i cittadini. 
Tra le novità già approvate va ricordato il riconoscimento delle funzioni e degli emolumenti ai 700 funzionari dell’agenzia delle Entrate che nel marzo scorso, dopo una sentenza del Tar, sono stati retrocessi dalla terza alla seconda fascia finendo in poche ore a svolgere mansioni da impiegati. C’è poi il raddoppio del limite di spesa a 16mila euro per il bonus mobili alle giovani coppie. Sul fronte tagli di spesa il ministero della Salute entro il 31 dicembre di ogni anno dovrà presentare una relazione al Parlamento sullo stato di attuazione della definizione e dell’aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza (Lea). Mentre il previsto Dpcm che istituisce il Fondo per la Terra dei fuochi, con una dote di 150 milioni per il 2016 e altrettanti per il 2017, dovrà essere varato dal entro 90 giorni dall’entrata in vigore della legge di stabilità. 


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