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Un appalto di 12 mesi può durare 13 volte il previsto
L'Anac: troppi e troppo lunghi i rinvii. Lesivi dei principi di concorrenza

Troppe e troppo lunghe le proroghe dei contratti di appalto della pubblica amministrazione. Il presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione (Anac) è intervenuto con un comunicato del 18 novembre a stigmatizzare un comportamento molto diffuso, lesivo dei principi di concorrenza e buon andamento.

Il comunicato è frutto di un’indagine dell’Anac riguardo le motivazioni che hanno spinto un campione ti 39 stazioni appaltanti facenti parte di vari servizi sanitari regionali, riguardante in particolare i contratti dei servizi di lavanolo, pulizie e ristorazione.

Sotto la lente dell’Anac sono finiti 78 contratti oggetto di ripetute proroghe pari a complessivi 5694 mesi, e cioè il 203% delle durate originarie limitate a 2.804 mesi, nonché il 149% delle durate originarie incrementate dalle opzioni previste nei contratti (3.827 mesi).

In sostanza, l’indagine ha rilevato il dato medio di 73 mesi di proroghe «tecniche», pari a poco più di 6, con picchi di proroghe pari a al 300% della durata iniziale e di un contratto inizialmente di 12 mesi, prolungato a 158, oltre 13 volte la durata originaria.

L’Anac ha analizzato anche le cause principali del ricorso alle proroghe, riscontrando che circa nel 70% dei casi è la difficoltà nel predisporre gli atti di gara (in particolare capitolati e progetti) a indurre le stazioni appaltanti a rinviare sine die le nuove gare, prolungando la durata dei contratti già in corso. Non mancano casi di proroghe «tecniche» dovute a modifiche normative nazionali o, soprattutto, regionali. Molto più contenuto (l’1% del totale) è il caso di proroghe dovute a contenziosi.

Un utilizzo così esteso dell’istituto della proroga, spiega l’Anac, costituisce un vulnus evidente al sistema degli appalti. Infatti, spiega l’autorità, la proroga non può che avere carattere temporaneo e non eccedere di certo, nella sua durata, quella iniziale, trattandosi di un strumento che dovrebbe finalizzarsi esclusivamente «ad assicurare il passaggio da un regime contrattuale a un altro». La regola normale impone che le amministrazioni pongano in essere una nuova gara per l’affidamento delle prestazioni, quando un contratto sia scaduto. Le proroghe sono un sistema per eludere l’ordinario modo di procedere, violando i principi di apertura del mercato e della concorrenza.

L’indagine dimostra anche lo scarso e inefficiente utilizzo del sistema della programmazione, come strumento per assicurare tempestivamente l’avvicendamento degli operatori economici affidatari dei vari appalti. Il che porta al paradosso della concessione di proroghe «tecniche» al contratto già in essere, in vista di nuove procedure di gara che in realtà non vedono mai la luce, anche per difficoltà operative nella redazione di progetti e capitolati e, ancora, la diffusissima tendenza degli enti oggetto dell’indagine a sconvolgere molto di frequente gli assetti organizzativi. Così, le procedure passano con eccessiva rapidità di mano in mano, senza memoria storica, perdendo efficienza nella gestione.


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