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Costruzioni, la ripresa arriva dai lavori pubblici
Grandi opere. Il Cresme ha presentato ieri a Milano il Rapporto congiunturale

Sono le opere pubbliche il principale fattore che già nel 2015 ha innescato l’inversione del ciclo degli investimenti in costruzioni, dopo otto anni di crisi senza interruzione. Ferrovie, edilizia scolastica, appalti dei Comuni, produrranno a fine anno una spesa effettiva di 24 miliardi di euro, il 3,2% in più (in valori costanti) rispetto a quanto fatto registrare nel 2014. Nel complesso le costruzioni chiuderanno il 2015 al +0,5% reale, un dato ancora modesto, dopo il 33,6% perso dal 2006 al 2014; ma sarà l’inizio di un nuovo ciclo per l’edilizia in Italia, con una crescita prevista in sei anni, fino al 2020, del 16% complessivo.
A svelare lo scenario delle costruzioni nel VII ciclo edilizio è stato ieri al Politecnico di Milano Lorenzo Bellicini, direttore del Cresme, presentando il 22° Rapporto congiunturale sulle costruzioni del centro di ricerca di Roma. Un ciclo che sarà all’insegna dell’innovazione e della selezione tra operatori, piuttosto che sui grandi numeri (che non torneranno).
Il comparto principale delle costruzioni in Italia resta il recupero di edifici esistenti, che dopo il crollo negli anni scorsi delle nuove costruzioni residenziali (-69%) e non residenziali (-56%) vale ora il 72% del totale del settore (165 miliardi di euro). Togliendo la manutenzione ordinaria il recupero vale 83 miliardi, il 66% degli investimenti (125,8 mld). Negli anni di crisi si è mantenuto sostanzialmente stabile, tra alti e bassi, e nel 2015, per il terzo anno consecutivo, salirà in valori reali del +1,9%, dopo il +1,8% del 2013 e +1,7% del 2014. 
Ma a segnare la differenza saranno le opere pubbliche: il Cresme stima +3,2% nel 2015, poi +4,2% l’anno prossimo e +6,2% nel 2017; tra il 2014 e il 2020 la stima è di una crescita reale complessiva del 36,4%, oltre il doppio di quanto previsto per tutto il settore (+16,1%). Anche per le opere pubbliche bisogna considerare quanto perso dal 2007, il 37,5% in valori reali, da 30 a 18 miliardi di euro di investimenti in moneta 2005; ma il recupero di spesa effettiva avviato quest’anno sarà in grado secondo il Cresme, se non di recuperare il livello reale di dieci anni fa (si arriverà nel 2020 circa 25 miliardi di euro), almeno di recuperare in termini percentuali.
La ripresa delle opere pubbliche – secondo i dati elaborati dal Cresme – è dovuta quest’anno alla ripresa degli investimenti ferroviari, all’effetto parziale dello Sblocca Italia 2014, al primo allentamento del Patto di stabilità dei Comuni, e all’accelerazione di spesa dei fondi Ue. Le misure nella legge di Stabilità 2016 (clausola investimenti che dovrebbe accelerare la spesa, più fondi a Anas e ferrovie, addio al Patto nei Comuni), oltre ai bandi già pubblicati, fanno calcolare al Cresme un aumento solido e costante negli anni per la spesa in infrastrutture. Le ferrovie saranno il settore trainante, ma ci sarà molta edilizia scolastica, opere dei Comuni, impiantistica sportiva, illuminazione pubblica, mentre l’Anas resta per ora un’incognita.
Un altro comparto che inverte la rotta è l’edilizia non residenziale privata, +2,4% nel 2015 dopo anni di calo, mentre la nuova costruzione residenziale resta a livelli minimi: ha perso il 69% reale rispetto ai picchi del 2007, nel 2015 chiuderà ancora a -9,3% e la ripresa, solo dal 2017, sarà di pochi punti percentuali. Nel residenziale il recupero resterà circa tre volte il nuovo (oggi è 3,3 volte tanto).
La produzione di laterizi (mattoni) è crollata del 78% in questi anni, e l’edilizia è fatta sempre di più di impiantistica, di manutenzione programmata, di servizi e facility management, di partenariato pubblico-privato, di tecnologie informatiche come il Bim (building innovazione modeling).


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