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Decentramento catastale, passo avanti
I comuni potranno utilizzare le banche dati messe a disposizione dall'Agenzia del territorio per contribuire al miglioramento dei dati catastali. Lo prevede un emendamento approvato alla manovra correttiva. Decreto verso la fiducia

Un passo in avanti verso il decentramento catastale. I comuni potranno utilizzare le banche dati messe a disposizione dall’Agenzia del territorio per “contribuire al miglioramento dei dati catastali”. È una delle novità contenute nell’emendamento di Antonio Azzollini (Pdl), relatore al d.l. n. 78 del 2010, la manovra correttiva, approvato ieri sera dalla Commissione bilancio del Senato. Altra modifica dell’emendamento riguarda il classamento degli immobili. In relazione all’emersione delle case fantasma, ma non solo, i comuni potranno attivare autonomamente le procedure di revisione dei valori catastali, così come previsto dalla finanziaria del 2005, per accertare variazioni edilizie non registrate. La proposta introduce, inoltre, modifiche sulle compravendite immobiliari: arriva la possibilità che un’attestazione di un tecnico abilitato certifichi la conformità fra contratto e dati catastali. Per quanto riguarda l’accesso dei comuni alle banche dati, nell’emendamento si legge che “per assicurare l’unitarietà del sistema informativo catastale nazionale e in attuazione dei principi di accessibilità ed interoperabilità applicativa delle banche dati, i comuni utilizzano le applicazioni informatiche e i sistemi di interscambio messi a disposizione dall’Agenzia del territorio, anche al fine di contribuire al miglioramento dei dati catastali, secondo le specifiche tecniche ed operative formalizzate con apposito decreto del Ministro dell’economia, d’intesa con la Conferenza Stato-città e autonomie locali”. Inoltre, presso la Conferenza Stato-città viene costituito, anche se senza oneri per la finanza pubblica, un organo paritetico di indirizzo sulle modalità di attuazione e la qualità dei servizi assicurati dai comuni e dall’Agenzia del territorio. L’organo dovrà riferire ogni sei mesi al Ministro delleEconomia che a sua volta potrà proporre al governo modifiche normative sul processo di decentramento.

PENSIONI
Dal 2012 le donne del pubblico impiego andranno in pensione a 65 anni. E dal 2015 scatterà invece l’agganciamento dei requisiti d’età all’aumento dell’aspettativa di vita. Sono queste le novita’ in materia di pensioni contenute in un altro emendamento approvato ieri dalla Commissione bilancio.
Nel 2012 arriverà quindi lo scalone unico per l’uscita. La misura riguarderà 20-25 mila donne. Allo stesso tempo si accelera sull’agganciamento dei requisiti di pensionamento all’aumento dell’aspettativa di vita: partirà il 1° gennaio 2015. La novità dell’ultimo minuto, contenuta in un subemendamento presentato dalla senatrice Maria Ida Germontani (Pdl), approvato oggi, è che la seconda revisione dei requisiti non sarà più dopo un anno, ma nel 2019, quindi dopo quattro anni. Confermata la marcia indietro sui 40 anni di contributi: inizialmente l’emendamento agganciava anche l’anzianita’ contributiva all’adeguamento alla speranza di vita. Nella versione corretta che ha avuto l’ok della Commissione bilancio, salta questa parte della norma. Ieri i lavori della Commissione sono andati a rilento.

I TEMPI
Il via libera inizialmente previsto per ieri sera dovrebbe slittare a questa sera. Tempi più lunghi anche per l’approdo in Aula che dovrebbe essere posticipato da oggi (era previsto alle 16.30) a domani. Oggi si riunirà la conferenza dei capigruppo del Senato per ufficializzare il nuovo calendario. Sarebbe già il secondo slittamento dei tempi dell’Assemblea. A bloccare l’esame della commissione alcuni nodi, dal taglio delle tredicesime per magistrati, poliziotti e altri comparti, alle riduzioni dei trasferimenti per regioni, province e comuni.
Ieri si è registrato anche il via libera della commissione all’emendamento di Azzollini che esclude le casse di previdenza privatizzate dai tagli della pubblica amministrazione. Vengono quindi fatte salve dalla stretta sulla spesa degli apparati amministrativi le casse dei professionisti fra cui l’Inpgi.

VERSO LA FIDUCIA
“Il Presidente del Consiglio dei Ministri Silvio Berlusconi e il Ministro Tremonti hanno preso atto del buon lavoro finora sviluppato in Parlamento ed hanno valutato tutti i miglioramenti proposti e realizzabili, fermo il vincolo dell’invarianza dei saldi”. È quanto afferma una nota diffusa dall’ufficio stampa di Palazzo Chigi. “Il Presidente del Consiglio dei Ministri – prosegue la nota – valutati i tempi per la conversione, considerando che il bene comune non è fatto dalla somma dei pur legittimi interessi particolari, sotto la sua responsabilità e nell’interesse del paese, ha ritenuto di orientare il governo verso la richiesta di fiducia al Parlamento”.


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