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Federalismo, comuni alla finestra
Agli enti locali non bastano le nuove imposte previste dal decreto sul federalismo municipale: la richiesta è di intervenire subito su trasferimenti e patto di stabilità. Secondo le prime elaborazioni sulla cedolare sugli affitti, possibile un guadagno da parte di tutti i proprietari

All’indomani dell’approvazione in via preliminare da parte del Governo dello schema di decreto sull’autonomia impositiva dei comuni, le reazioni degli enti locali appaiono piuttosto fredde. E concentrate più sui prossimi adempimenti di bilancio che su scenari fiscali che si delineeranno solo a partire dal prossimo anno, con l’avvio della cedolare secca sugli affitti, e compiutamente solo dal 2014, con la messa a regime della nuova Imposta municipale. Intanto i primi calcoli fatti proprio sulla cedolare evidenziano tutto sommato una partita a somma positiva per tutte le parti in causa. Mentre per il Ministro per la semplificazione Roberto Calderoli “la riduzione al 2% dell’imposta per il trasferimento della prima casa o all’8% per la seconda casa, e la cedolare secca al 20%, rappresentano misure concrete di riduzione del carico fiscale e di contrasto all’evasione fiscale. Questi sono fatti, non parole. Pagare di meno ma pagare tutti, è questa la strada da seguire, come per altro emerge anche dai dati odierni sul fisco che registrano un aumento di entrate di 5 miliardi di euro in questi primi sette mesi, rispetto allo stesso periodo del 2009. Anche questo è federalismo”. Ma andiamo con ordine.

LE REAZIONI DEI COMUNI: L’ANCI
“Continuano a confondersi due vicende. Gli effetti dei tagli ai trasferimenti erariali e le regole del patto di stabilità vigenti vengono sovrapposti con i contenuti dei decreti attuativi della legge Calderoli”, afferma Sergio Chiamparino, sindaco di Torino e presidente dell’Anci. “Il rischio – aggiunge – è di creare confusione. Gli effetti del decreto legge 78, come convertito dal Parlamento, saranno pesantissimi. I comuni e l’Anci lo hanno detto in tutte le salse ed in tutti i luoghi (compresa la manifestazione organizzata davanti al Senato). Abbiamo davanti 4 mesi per cercare di trovare soluzioni condivise. Se non ce ne saranno i comuni non avranno alternative, dovranno diminuire i servizi. Una piccola indagine a campione in alcune città lo evidenzia in modo chiaro. Sull’altra vicenda, invece, va detto che i decreti attuativi del federalismo fiscale hanno dei contenuti positivi perche’ tornano a conferire ai comuni autonomia e potere decisionale anche nel rapporto fiscale con i cittadini. Come approvato dal Consiglio dei Ministri, il decreto offre tante opportunità di vedere aumentare le entrate per ogni singolo comune”. “Ma questo avverrà non domani mattina, né per tutti in modo eguale – conclude – Del resto il federalismo comporta ex se la necessità di accettare la differenziazione. Allora è importante che l’opinione pubblica sia informata del fatto che fino ad oggi, con l’applicazione della legge sul federalismo fiscale, per i comuni non ci sono né beni né risorse in più. Queste arriveranno negli anni prossimi ma non nel 2011 che resta l’anno difficile. Anche rendendoci conto della situazione economica nazionale e mondiale torniamo a chiedere che è necessario fare uno sforzo. Si lavori per consolidare il futuro, ma si agisca in fretta per salvaguardare il presente, attraverso la rimodulazione dei tagli ai trasferimenti e la revisione del patto di stabilità. Del resto questi sono i contenuti dell’accordo siglato con il Governo”. “Dal Governo un segnale positivo per gli enti locali, nei comuni c’è una nuova generazione pronta alla sfida della responsabilita”’, è invece il commento di Giacomo D’Arrigo, Coordinatore Nazionale di Anci Giovane e componente dell’Ufficio di Presidenza dell’Associazione dei comuni. “Il testo del Governo – aggiunge – ha due elementi qualificanti: da’ una certezza ed apre uno spiraglio. La certezza è quella che sancisce l’autonomia finanziaria per i comuni italiani; lo spiraglio è quello che si apre per il Federalismo che adesso però dovrà essere concretizzato con tutti gli altri livelli istituzionali e definendo bene ruoli, funzioni, risorse e poteri per i comuni”. “C’è una nuova realtà di amministratori – sottolinea – pronti a misurarsi con la sfida della responsabilità diretta e della buona governance locale. Una generazione che ogni giorno, al nord ed al sud, affronta problematiche ed aspettative e che chiede soltanto di essere messa nelle condizioni di far bene”. “La scelta del Governo va in questa direzione perché prevede uno strumento reale di gestione, adesso – conclude D’Arrigo – ci aspettiamo anche passi successivi che completino tutti i profili istituzionali e che concretizzino il Federalismo con decisioni anche sulla certezza finanziaria in vista della scadenza del 2014, data di entrata in vigore dell’Imu”.

LA POSIZIONE DI LEGAUTONOMIE
“Tirando le somme cosa porteranno in cassa i comuni? Questa è la domanda che i sindaci si fanno. Siamo in vista della elaborazione dei bilanci, con scelte che si annunciano drammatiche, e non vengono certezze nuove. Quello che gli enti locali invece chiedevano”. Così il sindaco di Pisa Marco Filippeschi, presidente nazionale di Legautonomie commenta il decreto varato dal Consiglio dei Ministri sul fisco comunale. “Cosa verrà ai comuni in risorse aggiuntive da mettere in bilancio dalla cedolare secca sugli affitti e qual è la base imponibile? – domanda Filippeschi – Perché la Imu vale a partire da 2014 e come si pensa che i comuni possano arrivare fin lì, visto il taglio diretto di un miliardo e duecento milioni e quelli riflessi dai tagli alle regioni? Qual è il quadro complessivo delle scelte sul federalismo demaniale, con il consolidamento delle scelte di trasferimento, e che effetti può avere sulle finanze comunali, almeno come stima?”. “A queste tre domande oggi non si è risposto – aggiunge Filippeschi – chiediamo risposte. E non si può chiedere ai comuni un suicida affidamento a prospettive indefinite. Si conferma quanto Legautonomie ha sostenuto nelle settimane scorse: resta aperta una questione irrisolta col governo e restano necessarie una mobilitazione molto forte e misure esplicite e significative da parte dei comuni che dimostrino resistenza nel conflitto istituzionale irrisolto. Perché i cittadini e le imprese – conclude il presidente di Legautonomie – capiscano che cosa sta accadendo, prima d’essere inevitabilmente colpiti”.

I COMMENTI SULLA CEDOLARE
“Con l’applicazione della cedolare secca sugli affitti ci guadagneranno tutti: sia i proprietari sia gli inquilini. Per i primi, i risparmi di imposta saranno direttamente proporzionali all’aumento del livello di reddito. Per i secondi, il risparmio sarà più contenuto e legato all’abolizione dell’imposta di registro a loro carico che, ricordiamo, oggi incide per il 2% sul canone di locazione”. A dare un parere positivo all’introduzione della cedolare secca sugli affitti è il segretario della Cgia di Mestre, Giuseppe Bortolussi, che ha fatto un po’ di conti ed ha ‘soppesato’ gli effetti reali dell’applicazione della nuova imposta. Secondo le simulazioni dell’ufficio studi i risparmi possono arrivare al 48,6%, per i redditi più alti, rispetto ai tributi ‘imposta versati con l’attuale sistema. Considerando l’opzione facoltativa del nuovo strumento “mi sento di poter dire che il livello di applicazione dovrebbe essere molto alto”, afferma Bortolussi. L’analisi ha preso come riferimento i dati dell’Agenzia del territorio e del ministero delle Finanze e si sono suddivisi i proprietari di immobili in 8 classi di reddito individuando, successivamente, il numero delle persone fisiche che affittano le abitazioni e il canone di locazione medio dichiarato. Dopodiché, si è calcolata la tassazione con il sistema fiscale attuale e la si è messa a confronto con quella che emerge dall’applicazione della cedolare secca partorita ieri dal Consiglio dei Ministri. Il risultato emerso è confortante: in tutti casi analizzati sia il proprietario sia l’inquilino ci guadagnano. “Con l’introduzione della ‘cedolare secca’ al 20% sui redditi da locazione, l’Italia diventa il Paese europeo più conveniente per la tassazione in materia”, evidenzia poi uno studio comparativo di ‘Solo Affitti’, franchising immobiliare specializzato nelle locazioni, con 270 agenzie in Italia e 12 in Spagna. “L’Italia sorpassa così Ungheria, Finlandia e Olanda, dove si pagano delle imposte con aliquota fissa, rispettivamente pari al 25%, 28% e 30%”, continua la nota. “Per le altre nazioni il metodo di tassazione è uguale a ancora in vigore fino a quest’anno nella Penisola: i redditi da locazione si sommano a quelli personali e a questi si applicano le varie aliquote previste dal fisco di ciascun paese. Nella maggior parte dei casi -fanno notare da ‘Solo Affitti’- queste aliquote erano più basse di quelle attuali del sistema fiscale italiano”, conclude la nota . Ci sono poi i calcoli di Confedilizia. Secondo i quali grazie alla cedolare si passa da uno sconto di 1.655 euro per i proprietari con redditi alti, ad una possibile maggiore tassazione di 632 euro per chi ha accettato un canone “calmierato” ed ha un reddito basso. La nuova tassazione in pratica porterà generalmente risparmi per i proprietari che affittano i propri immobili. Ma non per tutti. Il rischio di penalizzazione – se si tengono per buone le ipotesi in attesa del testo definitivo – c’è soprattutto per i contratti “calmierati”, ora fortemente agevolati. Certo i conti sono per ora solo indicativi e sono stati elaborati per valutare l’impatto delle novita’ in base alle indiscrezioni di ieri in assenza del testo ufficiale del provvedimento che ieri ha avuto il via libera dal Consiglio dei Ministri. Inoltre andrebbe misurato anche l’impatto della cancellazione di alcune micro imposte (l’imposta di bollo e quella di registro) che ora invece si pagano annualmente sui contratti di affitto e che in futuro saranno assorbite dalla ‘cedolare’.


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