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Anagrafe degli studenti al via
Tutte le scuole italiane, a partire dalla primaria, dovranno comunicare i dati sensibili e del percorso scolastico e formativo, compreso l'apprendistato, riguardanti oltre 6 milioni di alunni e studenti. Ma opposizione e sindacati non sono d’accordo con il decreto Gelmini

A cinque anni dalla sua approvazione, il Miur ha dato il via all’anagrafe degli studenti: attraverso il decreto ministeriale n. 74/2010, firmato dal Ministro dell’istruzione, Mariastella Gelmini, tutte le scuole italiane, a partire dalla primaria, dovranno comunicare i dati “sensibili” e del percorso scolastico e formativo, compreso l’apprendistato, riguardanti oltre 6 milioni di alunni e studenti. Ma opposizione e sindacati non sono d’accordo e criticano aspramente le misure.

L’ANAGRAFE
Le informazioni richieste da viale Trastevere, che danno compimento al decreto legislativo n. 76/2005, sono diverse: si va dai dati anagrafici degli alunni e studenti, comprensivi di codice fiscale, alla frequenza e al percorso scolastico, fino agli spostamenti da un istituto all’altro, agli esiti di fine anno, “con particolare riferimento agli esami finali di ciclo e agli esami di qualifica”, all’individuazione di coloro che abbandonano gli studi e a tutte le dinamiche individuali che hanno a che vedere con i processi educativi.
L’anagrafe degli studenti, nata con lo scopo di favorire la realizzazione del diritto-dovere all’istruzione e alla formazione e alla vigilanza sull’assolvimento di tale obbligo, trova compimento dopo il via libera del Garante per la protezione dei dati personali. Nel decreto ministeriale 74/2010 il Ministro Gelmini inquadra l’iniziativa come “strumento di supporto alla realizzazione del successo scolastico e formativo degli studenti e di sostegno alla qualificazione del sistema di istruzione e formazione”.
Il ministro dell’Istruzione assicura, inoltre, che i dati acquisiti saranno utilizzabili dai propri uffici di statistica ed in ogni caso sempre “in forma anonima” e con il preciso “fine di monitorare l’evasione dell’obbligo di istruzione, gli abbandoni scolastici, la irregolarità di frequenza e ogni altro fenomeno riconducibile alla cosiddetta dispersione scolastica, al fine di predisporre opportune azioni di prevenzione”.

IL SINDACATO
Alla Flc-Cgil non piace il decreto sull’anagrafe degli studenti: per il sindacato rappresenta una minaccia alla tutela dei dati personali. Secondo il segretario generale, Domenico Pantaleo, “la pubblicazione del decreto, in applicazione della normativa sul diritto-dovere all’istruzione e alla formazione, suscita molti interrogativi sulle effettive finalità”.
A preoccupare di più il sindacato dei lavoratori della conoscenza è l’articolo 2: al comma 3, il ministro Gelmini indica “la possibilità che l’anagrafe – dichiara Pantaleo – possa contenere dati idonei a rivelare lo stato di salute, le convinzioni religiose o di altro genere e dati giudiziari indispensabili ad individuare il soggetto presso il quale lo studente assolve l’obbligo scolastico”.
“Non si capisce – continua – quale sarebbe il rapporto tra quelle informazioni, che vengono individuate come prioritarie, con la realizzazione del successo scolastico e formativo degli studenti, con l’assolvimento del diritto-dovere all’istruzione e con la vigilanza di tale obbligo”. A tal proposito, il sindacalista chiede a viale Trastevere di chiarire alcuni punti: “qual è l’uso reale che si vuole fare di quei dati e perché vengono individuati proprio quelle tipologie la cui rilevazione parte dalle scuole elementari? Non si potrebbero determinare condizionamenti e discriminazioni nei percorsi di istruzione e formazione?”. Al momento, in attesa di una risposta da parte di viale Trastevere, la Flc-Cgil non ha dubbi: “quel dispositivo deve essere immediatamente cancellato perché – conclude il suo segretario generale – è lesivo dei diritti civili e delle normative sulla protezione dei dati personali”. Ma secondo “La Tecnica della Scuola”, periodico specializzato nell’informazione scolastica, sarebbero fuori luogo le dichiarazioni di Pantaleo. Se per il leader dei lavoratori della conoscenza il decreto va cancellato perché contiene delle pericolose limitazioni alla “protezione dei dati personali degli studenti”, la rivista sostiene che “le preoccupazioni del segretario della Flc sembrano però un po’ eccessive, dal momento che il decreto ha già ricevuto il benestare del Garante della privacy “. Nell’articolo l’esperto di normativa scolastica sottolinea anche che “l’uso di dati sensibili era già espressamente previsto dal decreto ministeriale n. 305 del 7 dicembre 2006 a firma del ministro Giuseppe Fioroni: erano infatti proprio le schede n. 4 e 5 allegate al decreto – conclude la rivista – a consentire l’uso di dati sensibili degli studenti”.

L’OPPOSIZIONE
“Mentre il governo è impegnato a tutelare la privacy dei mafiosi con la legge bavaglio, il Ministro Gelmini viola la privacy dei minori istituendo l’Anagrafe nazionale degli studenti per combattere l’abbandono scolastico. Uno strumento apprezzabile, se solo si limitasse a monitorare il percorso formativo dell’alunno permettendo di prevenire e intervenire a contrasto della dispersione scolastica”. È quanto afferma Francesca Puglisi, della segreteria del Pd, responsabile scuola, secondo la quale “se il fine è vigilare sull’assolvimento dell’obbligo scolastico, non si capisce perché collezionare informazioni sullo stato di salute, il credo religioso e i dati giudiziari. Questi dati non sono necessari e devono essere immediatamente cancellati per evitare di passare da una buona iniziativa ad una schedatura che ricorda i provvedimenti del ventennio”.

LE PRECISAZIONI DI GELMINI
“Premesso che il ministero non ha accesso ai dati individuali, identificativi degli alunni, si ribadisce che l’anagrafe nazionale degli studenti e’ finalizzata esclusivamente al monitoraggio dell’assolvimento dell’obbligo di istruzione. Non vengono pertanto richiesti dati sulla religione di appartenenza, come invece viene erroneamente riportato da alcune agenzie di stampa”. Così in una nota del ministero dell’Istruzione nella quale si sottolinea: “Tutti i dati vengono raccolti e trattati secondo le modalità previste dal Garante della privacy, che ne ha approvato la costituzione con proprio decreto. Si tratta pertanto di polemiche che non hanno alcun fondamento”.


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