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Certificati medici on line sulla graticola
I sindacati chiedono il rinvio della scadenza fissata al 15 settembre. Ma il Ministro Brunetta snocciola i numeri: “Aumento degli abilitati a ritmo serrato”. Concorsi con Pec, circolare in dirittura

Schermaglie di fine estate sui certificati medici on line. Mentre dal Ministero della p.a. si annuncia il decollo in tempi brevi del sistema (il Ministro Renato Brunetta, in un’intervista, parla di qualche settimana per rendere operativi i certificati, che si accoppiano alla possibilità di gestire in via telematica ricette, cartella clinica , prenotazioni visite ed esami), i sindacati parlano di flop e chiedono un rinvio ufficiale dell’operazione.

I numeri di Brunetta
“Aumenta a ritmo serrato” il numero di medici abilitati all’invio on line dei certificati di malattia dei lavoratori dipendenti, sia pubblici che privati, all’Inps, sostiene il Ministero per la pubblica amministrazione e l’innovazione, precisando in una nota che, “secondo i dati rilevati dal Formez e dal Ministero dell’economia e delle finanze, il numero di medici di famiglia oggi dotati di credenziali di accesso al sistema è infatti passato dal 32% di fine luglio a oltre il 70%. Significativo è stato anche l’avanzamento registrato per i medici ospedalieri, di cui circa il 25% risulta attualmente dotato di Pin”, ovvero del codice che consente l’accesso al sistema.
L’incremento dei medici abilitati ha interessato tutte le regioni, ma non mancano le differenze a livello territoriale. “Si va dalle situazioni delle Regioni Marche, Valle D’Aosta e delle Province autonome di Trento e di Bolzano, laddove le percentuali di medici di famiglia abilitati sono superiore al 90% – spiega il ministero – a quelle di regioni quali la Puglia e la Sicilia, dove la percentuale di medici di famiglia dotati di credenziali di accesso è ancora inferiore al 30% (sul sito www.innovazionepa.gov.it sono riportati i dati di dettaglio rilevati per singola azienda sanitaria o ospedaliera)”. Per tastare il polso alla situazione, “a partire dallo scorso 9 agosto – ricorda il ministero della pubblica amministrazione – la tematica è stata oggetto di un attento monitoraggio da parte del Formez che, su incarico del Dipartimento per la digitalizzazione della p.a. e l’innovazione tecnologica della Presidenza del Consiglio dei Ministri, ha verificato quanto realizzato dalle Aziende sanitarie locali e Aziende ospedaliere di tutte le regioni e province autonome del territorio nazionale, con l’esclusione delle aziende dell’Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lombardia e Toscana, dove i medici sono già in possesso di una Carta nazionale dei servizi che consente loro di accedere al nuovo sistema”. La rilevazione ha evidenziato  “come i ritardi nella distribuzione dei Pin manifestati in fase di avvio siano da ricondurre soprattutto a problemi organizzativi-burocratici interni alle aziende, quali quelli di natura tecnico-informatica, oppure di chiare direttive da parte degli uffici competenti. Solo nel 5% dei casi le cause del ritardo vanno invece riferite a fattori di tipo esterno riferibili alla mancata ricezione delle azione dei Pin. Dalle interviste emerge anche che, quasi ovunque, le Aziende sanitarie e quelle ospedaliere hanno iniziato l’azione di distribuzione intervenendo innanzitutto sui medici di famiglia, che di fatto sono quelli più operano sul fronte della certificazione per malattia”.

I sindacati
“Oggi (ieri, ndr) sul sito del ministero della pubblica amministrazione si annuncia in modo trionfalistico che il 70% dei medici di famiglia e il 25% degli ospedalieri è in possesso del codice di accesso per inviare i certificati di malattia on line. Peccato che il sistema di trasmissione telematica all’Inps, già dato per operativo dal 15 dicembre 2009 e poi più volte rinviato, sia ben lontano da un’adeguata attuazione. Dopo il diluvio delle parole il diluvio dei numeri, ma dietro rimane il flop di Brunetta”. Ad affermarlo sono Massimo Cozza, segretario nazionale Fp Cgil medici, e Nicola Preiti, coordinatore nazionale Fp Cgil medici medicina generale. “Il possesso del codice di accesso – sottolineano Cozza e Preiti in una nota – è infatti solo uno dei tanti fattori necessari per poter realmente far funzionare la certificazione on line. Servono le risorse strumentali, i collegamenti funzionanti e tutta una serie di condizioni che mettano in grado il medico di poter inviare la
certificazione. Basti pensare ai pronto soccorso affollati con personale carente o alle postazioni di guardia medica senza mezzi, agli studi di medici di famiglia in zone non raggiunte dalla banda larga. Lo stesso dato di soli 260 mila certificati di malattia trasmessi in modalità telematica nel mese di agosto a fronte di 5 milioni l’anno conferma che il sistema ancora è molto indietro”. Per i due sindacalisti, “la politica virtuale degli annunci rivoluzionari, delle date bluff e delle minacce per i medici non funziona. Serve la condivisione dei percorsi. Al ministro – aggiungono – chiediamo di non illudere più i cittadini e di sospendere la prossima scadenza ultimativa da lui stesso proclamata del 15 settembre. Se realmente gli interessa raggiungere l’obbiettivo dei certificati di malattia on line da noi condiviso, e non fare solo polveroni mediatici, convochi un tavolo con le istituzioni interessate e soprattutto con i sindacati maggiormente rappresentativi dei medici per affrontare – concludono – in modo appropriato i nodi da sciogliere, a partire da risorse, modalità e tempi”. Una richiesta di rinvio che pare avere vasto gradimento nel mondo dei medici. “È necessario prorogare l’obbligo di invio dei certificati medici on line, non ci sono gli strumenti idonei che consentano di rispettare i termini previsti dalla normativa”, chiede infatti il presidente nazionale Cimo-Asmd Riccardo Cassi in una lettera aperta al ministro Brunetta, al ministro della Salute Ferrucio Fazio e al coordinatore della Commissione Salute della Conferenza delle regioni Luca Coletto. Cassi sottolinea “la mancanza in molte aziende sanitarie dei mezzi necessari per inviare i certificati di malattia per via telematica nonostante la vicina scadenza del periodo di collaudo”. “La Cimo – afferma – chiede di prolungare la fase di prova” affinché i medici che lavorano nelle strutture del Sistema Sanitario “possano essere messi in condizione di farlo dalla propria amministrazione”. Nel documento si chiede, inoltre, “di attivare il prima possibile un tavolo tecnico tra amministrazioni centrali, regionali, e organizzazioni sindacali della dirigenza medica e veterinaria, per affrontare problematiche specifiche della categoria come la drammatica situazione dei Dea/Pronto soccorso, strutture che dovrebbero essere pronte ad affrontare le emergenze e in cui, invece, si registrano sovraffollamento cronico dei pazienti, tempi di attesa elevati e problemi organizzativi”. “In queste strutture è necessario – ha concluso il presidente Cimo – prevedere metodologie tecniche e operative specifiche per l’invio dei certificati on line come l’utilizzo di personale dedicato o l’invio centralizzato da parte della direzione sanitaria”.

Concorsi e Pec
Sempre in tema di “on line”, il ministro Brunetta ha affermato ieri che la prossima settimana emanerà la circolare (preannunciata nei giorni scorsi) per rendere obbligatoria nei bandi dei concorsi pubblici la possibilità di inviare titoli e iscrizioni ai concorsi, la fase procedurale, attraverso la Pec, la Posta elettronica certificata. “Bisogna consentire l’invio dei requisiti e le iscrizioni ai concorsi pubblici anche attraverso la Pec, è gia previsto per legge ma siccome qualche amministrazione è rimasta indietro o era distratta e non lo ha indicato nei bandi, ho deciso di emanare una circolare a tale riguardo. D’altra parte ho ricevuto delle segnalazioni e ora sto provvedendo”. Un provvedimento che si inquadra nell’implementazione della Pec, che arriverà a saturazione nel dialogo tra professionisti e pubblica amministrazione, secondo le previsioni del ministro, entro un anno e mezzo.


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