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Maroni, stretta sui comunitari
Il Ministro ha proposto alla Commissione di prevedere espulsioni e rimpatrio anche per gli europei che non si adeguano alle direttive Ue che, tra l’altro, vincolano la possibilità di soggiorno al possesso di un lavoro e di un’assicurazione o di risorse economiche sufficienti

Il Ministro dell’interno Roberto Maroni ha chiesto alla Commissione europea di “prevedere sanzioni che prevedano provvedimenti di espulsioni e rimpatrio anche per cittadini comunitari che non rispettano la direttiva europea 38 del 2004 che stabilisce a quali condizioni il cittadino comunitario può risiedere in un paese”. Maroni lo ha affermato a Parigi, intervenendo nel corso di un seminario con diversi ministri degli Interni sul tema dell’asilo e della lotta contro l’immigrazione irregolare. “Esiste una direttiva europea, quella del 2004, che stabilisce a quali condizioni un cittadino comunitario può risiedere in un paese – ha detto Maroni – ma spetto non vengono rispettare e gli stati non hanno alcun strumento per far applicare la direttiva”. Maroni ha dunque annunciato di aver chiesto alla Commissione europea di “prevedere sanzioni per il rispetto di regole europea”. “Penso che nel prossimo consiglio ne discuteremo – ha concluso Maroni – è una lacuna che va colmata, altrimenti c’è un’ipocrisia delle regole”. “L’Italia ha preso in questi due anni importanti iniziative per contrastare l’immigrazione clandestina – ha detto Maroni durante la conferenza stampa conclusiva del seminario ministeriale sul tema dell’asilo e della lotta contro l’immigrazione irregolare che si è svolta a Parigi – per sviluppare politiche attive in materia di asilo. Abbiamo sostenuto l’Unione europea e sosteniamo tutte le iniziative che la Commissione ha formulato per meglio governare il tema dell’immigrazione clandestina”. Il Ministro Maroni ha sottolineato come “l’Unione europea è un luogo di accoglienza per coloro che fuggono da scenari di guerra e cercano protezione”. In merito alla direttiva del 2004 Maroni ha ricordato che “in Unione europea ci sono regole che governano la libera circolazione dei cittadini e questo è un principio sacro che non ha limiti mentre il diritto di risiedere stabilmente in un paese oltre tre mesi incontra dei limiti. La direttiva va bene – ha aggiunto Maroni – il problema è che non ci sono sanzioni nel caso in cui i cittadini comunitari non rispettino queste condizioni”. Il responsabile del Viminale ha poi ricordato come in tema di contrasto di immigrazione clandestina “l’Italia ha sviluppato iniziative importanti che hanno contrastato l’immigrazione dal Maghreb e dalla Libia”. In particolare Maroni ha ricordato l’accordo Italia-Libia del 2008 che “ha azzerato gli sbarchi clandestini sulle coste italiane passati da 30mila a soli 400 casi”. Tuttavia “la questione degli sbarchi rimane aperta – ha concluso Maroni – perché ci sono nuove rotte da parte di bande di trafficanti di esseri umani come l’aumento di flussi dalla Turchia”.
La direttiva citata dal ministro prevede tra l’altro che ciascun cittadino dell’Unione ha il diritto di soggiornare per un periodo superiore a tre mesi nel territorio di un altro Stato membro se esiste una di queste tre condizioni:

  1. essere lavoratore subordinato o autonomo nello Stato membro ospitante;
  2. disporre, per se stesso e per i propri familiari, di risorse economiche sufficienti, affinché non divenga un onere a carico dell’assistenza sociale dello Stato membro ospitante durante il periodo di soggiorno, e di un’assicurazione malattia che copra tutti i rischi nello Stato membro ospitante;
  3. essere iscritto presso un istituto pubblico o privato, riconosciuto o finanziato dallo Stato membro ospitante in base alla sua legislazione o prassi amministrativa, per seguirvi a titolo principale un corso di studi inclusa una formazione professionale.

Egli deve inoltre disporre di un’assicurazione malattia che copre tutti i rischi nello Stato membro ospitante e assicurare all’autorità nazionale competente, con una dichiarazione o con altro mezzo di sua scelta equivalente, di disporre, per se stesso e per i propri familiari, di risorse economiche sufficienti, affinché non divenga un onere a carico dell’assistenza sociale dello Stato membro ospitante durante il suo periodo di soggiorno.
Ai giornalisti che gli chiedevano se non fosse il caso di minacciare alcuni Paesi europei inadempienti in materia di immigrazione, Maroni ha risposto di non ritenere necessaria la minaccia anche perché non è nello statuto della Ue minacciare ma, come ha fatto l’Italia, fare accordi come quello della Libia che ha di fatto azzerato gli sbarchi a Lampedusa. Il titolare del Viminale ha chiesto una maggiore cooperazione in materia di immigrazione clandestina in tutta la Ue ed ha riconosciuto un impegno significativo della Commissione europea anche per arrivare ad una legislazione comune fra tutti i Paesi dell’Unione europea. Maroni ha quindi difeso energicamente le iniziative di Francia e Italia di “incoraggiare” l’esodo volontario di alcuni cittadini comunitari verso i loro Paesi dando loro una somma di denaro per consentire il rientro”.
Intanto proprio il presidente francese Nicolas Sarkozy ha assicurato ieri che intende andare avanti con il progetto di togliere la cittadinanza a quegli immigrati che dovessero aggredire la polizia, anche se ha escluso di applicare la misura contro chi pratica la poligamia o l’infibulazione. Fu proprio Sarkozy a proporre di annullare il processo di naturalizzazione di immigrati accusati di aver messo in pericolo la vita di alcuni agenti nel luglio scorso, in risposta a tre giorni di rivolta nei sobborghi di Grenoble, nel sud della Francia, dopo che la polizia uccise un presunto rapinatore armato.


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