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Federalismo, decreti in tre tranches
Oggi l’Unificata sul fisco regionale, poi il passaggio in Consiglio dei Ministri. A seguire i costi standard per sanità e istruzione. Lo ha annunciato il Ministro Calderoli. In dirittura anche Roma Capitale

“Puntiamo all’approvazione preliminare di tutti i decreti entro la fine dell’anno, in modo da avere il via libera definitivo entro il 20 maggio 2011, come prevede la legge”. Lo ha annunciato ieri il Ministro per la semplificazione normativa, Roberto Calderoli, conversando con i giornalisti a Montecitorio in merito alla tempistica di approvazione del federalismo fiscale. Calderoli ricorda che “giovedì (oggi, ndr) ci sarà l’incontro con le regioni, le province e i comuni per discutere il decreto sul fisco regionale, poi spero di avere l’ok del Consiglio dei Ministri”. I prossimi decreti ai quali il Governo sta lavorando sono quello sul fisco regionale (che dovrebbe comprendere anche quello delle province), i costi standard della sanità e un mini-decreto riguardante i costi standard dell’istruzione e dell’assistenza. La riunione della Conferenza unificata di oggi, come detto, dovrebbe dare un primo ok al decreto sul fisco regionale che dovrebbe essere poi esaminato al Consiglio dei Ministri successivo. Il via libera della Commissione bicamerale per il federalismo fiscale al decreto attuativo della riforma riguardante Roma Capitale dovrebbe invece arrivare questa mattina. Sul testo sono attesi anche i pareri delle Commissioni affari costituzionali e bilancio delle Camere. Il testo passerebbe al Consiglio dei Ministri in programma domani, in tempo per la visita in Campidoglio del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano fissata per il 20 settembre.
Sulla questione dello spostamento delle sedi di alcuni ministeri al Nord, Calderoli ha affermato che “si tratta di una proposta politica della Lega Nord. Auspico che su questo, oltre alle iniziative del gruppo, ci sia un’iniziativa popolare. Una raccolta di firme per coinvolgere il territorio”. Calderoli ha tenuto però a precisare di parlare non da ministro ma da coordinatore delle segreterie del Carroccio spiegando che quando la proposta sarà ultimata ci sarà anche un confronto con il Pdl. Aperture dall’opposizione sulla proposta: Sergio Chiamparino non disdegna l’idea di portare alcuni ministeri al Nord perché “non è questo che può scardinare l’unità italiana”. Una proposta simile, ricorda il sindaco di Torino ospite di Repubblica tv, “la fece la fondazione Agnelli alla fine degli anni 80. La Lega non ha inventato nulla, c’è in alcuni paesi europei, non federalisti o federalisti all’acqua di rose come la Germania, perciò io trovo sensato che alcuni ministeri abbiano la direzione ad esempio a Milano, e a Torino vedrei bene le Attività produttive”. A proposito della Lega Chiamparino osserva che “l’autonomismo e il federalismo non erano temi di destra ma di sinistra, ce li siamo fatti sottrarre tema per mancanza di analisi, dobbiamo riappropriarcene perché il tema comunitario è la chiave di volta per vincere sfida globalizzazione. E dunque la Lega rimpiendoli di valori egoisti e separatisti ha fatto propri temi della sinistra”.
Ieri intanto lo Spi, il sindacato dei pensionati della Cgil, ha fornito le risultanze di uno studio sui dati della Commissione di indagine sull’esclusione sociale che opera alle dipendenze del Ministero del lavoro e che nelle tabelle pubblicate sul sito dello stesso ministero dà conto delle risorse destinate nel 2008 all’inclusione sociale e degli effetti che queste hanno prodotto. Dei 2 miliardi di euro spesi per l’abolizione dell’Ici sulla prima casa nel 2008, solo 23 milioni di euro sono finiti ai ‘poveri assoluti’, mentre ben 725 milioni di euro, il 36% del totale, sono andati a vantaggio dei ricchi. Un po’ meglio e’ andata ai ‘poveri relativi’, con 132 milioni di euro, anche se la parte del leone l’ha fatta la classe media, che ha ricevuto 855 milioni di euro, il 43% del totale. La stessa Commissione, riporta lo Spi, rileva che “se l’Ici prima casa non fosse stata prima ridimensionata e poi abolita, il suo gettito sarebbe stato, da solo, quasi sufficiente per introdurre un reddito minimo capace di intaccare in modo molto significativo l’estensione della povertà assoluta”.


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