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Più controlli anticorruzione in comune
Il Ministro Alfano all'assemblea Osce illustra i prossimi interventi normativi. Verifica sulla gestione finanziaria degli enti locali e sul funzionamento delle partecipate

Per combattere la corruzione sarà “rafforzato il sistema dei controlli negli enti locali, verificando la gestione finanziaria di comuni e province, il funzionamento delle società partecipate e la qualità dei servizi erogati”. Lo ha detto il Ministro della giustizia Angelino Alfano intervenendo sabato scorso a Palermo alla riunione autunnale dell’assemblea parlamentare dell’Osce. Si tratta delle norme contenute nel disegno di legge anticorruzione arrivato alla fase dell’illustrazione degli emendamenti al Senato. “Prevede un approccio multidisciplinare -spiega il Guardasigilli- che parte dal controllo degli enti locali e della pubblica amministrazione e consente comportamenti virtuosi e trasparenti, che impediscano la corruzione, prevedendo anche un inasprimento delle sanzioni per i casi più gravi”. “Il disegno di legge anticorruzione che ho presentato al Consiglio dei Ministri assieme a quattro colleghi e che è in fase di approvazione nell’apposita commissione al Senato offrirà a operatori e magistrati uno strumento organico e complessivo, dove è previsto l’inasprimento delle pene”, ha detto in particolare Alfano. Ai delegati che partecipano all’assise, ha spiegato che sarà predisposto anche un piano da parte del Ministero della funzione pubblica sulla base delle indicazioni fornite dalle singole amministrazioni e delle informazioni dell’osservatorio pubblico anticorruzione. “Il d.d.l. stabilisce – aggiunge Alfano – che la trasparenza amministrativa rientra nei diritti sociali e le pubbliche amministrazioni saranno obbligate a pubblicare tutta una serie di atti e provvedimenti. Sarà, rafforzato il sistema dei controlli interni agli enti locali, anche sulla gestione finanziaria delle società”.

GLI SCENARI DELLE MAFIE
Hanno mutuato i metodi del terrorismo, con il quale hanno anche stretto patti di alleanza. E hanno assunto i caratteri di imprese transnazionali che gestiscono grandi traffici e offrono servizi criminali. Ecco i tratti salienti delle mafie internazionali che il procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso ha delineato all’assemblea di Palermo. Contro lo strapotere del grande network criminale si possono mettere in campo due strategie d’attacco: l’aggressione ai patrimoni, come si sta facendo in Italia ha sottolineato il Ministro dell’interno Roberto Maroni, e intese di collaborazione tra i paesi. Le risposte in sostanza vanno date sullo stesso terreno della globalizzazione. “Come la criminalità non ha più frontiere per i suoi traffici così – è l’opinione di Grasso – anche gli Stati devono mettere in piedi un sistema integrato”. Alla base di tutto ci sono i risultati delle ultime inchieste che stanno confermando le intuizioni di Giovanni Falcone “profeta eccezionale ma inascoltato”. Le nuove mafie somigliano molto alle organizzazioni terroristiche. Hanno organizzazioni a cellule di 3-5 elementi in modo che arresti singoli o di intere cellule non ne mettano a repentaglio la sopravvivenza. Il potere vero viene sempre più del denaro, la “nuova religione” del crimine che come una grande impresa offre beni e servizi illegali, occulta il denaro nei paradisi fiscali. E ha trovato in Cina, paese in tumultuoso sviluppo, una nuova frontiera dei traffici internazionali: vi introduce enormi quantitativi di droga e li fa viaggiare tra tonnellate di merci contraffatte o pericolose verso i paesi di destinazione. Se questo è il profilo del crimine organizzato, per Grasso è diventata indispensabile la collaborazione internazionale. Non basta aderire alle convenzioni e ai protocolli. È necessario che alcuni principi investigativi vengano ripresi dalle legislazioni nazionali. L’Italia lo ha fatto con la sinergia tra magistratura, forze di polizia e governo – “in una parola: lo Stato” – ma non sempre si può contare sulla collaborazione di altri paesi. L’altra arma di contrasto di indubbia efficacia è quella dei sequestri e delle confische. Il Ministro Maroni ha fornito qualche dato: in Italia sono stati sequestrati 28mila e 700 beni per un valore complessivo di 15 miliardi di euro e confiscati 5.900 beni per 3 miliardi. Il sistema migliore per sconfiggere i criminali consiste, ha aggiunto, “nell’attaccare le basi economiche della loro ricchezza, quale che sia la forma in cui essa si materializza e ovunque essa si trovi”. Da qui la necessità di raccogliere la sfida del crimine transnazionale con accordi e alleanze tra paesi, come ha sottolineato anche lo stesso Ministro Alfano.


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