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Gli Stati Uniti d'Europa - intervista con Joschka Fischer

Joschka Fischer, ex ministro degli Esteri tedesco e politico europeo di spicco, ha partecipato il 12 gennaio scorso in Parlamento alla conferenza “Gli Stati Uniti d’Europa – Verso una società transnazionale?”. Aperto sostenitore del federalismo, Fischer ha esortato a una maggiore unità europea tanto più importante nel momento attuale, funestato dalla crisi economica. Lo abbiamo raggiunto dopo la conferenza…

Si dice spesso che stia aumentando la distanza tra cittadini e istituzioni europee. Basti pensare che il tasso di partecipazione alle elezioni è in costante calo ormai da trent’anni. Si può invertire questa tendenza?

I gruppi politici dovrebbero sviluppare programmi europei comuni e non programmi nazionali lontani dalle tematiche europee. Devono poi cercare candidati adatti, figure importanti.

Alcuni commentatori sostengono che i 27 Stati membri perseguano i loro interessi e non quelli dell’Europa. Come è possibile rivitalizzare l’idea di un’integrazione europea?

La crisi ci ha insegnato una dura lezione e dobbiamo imparare. Serve più unità, almeno nella zona euro. Sono sempre ottimista, però, che la crisi possa portare l’Europa a stabilire un’unione economica. Non vedo alternative.

Come dovrebbe essere l’Europa del futuro?

Ogni giorno perdiamo una parte della  nostra sovranità a favore dei paesi emergenti. Eppure ancora ci chiediamo se dobbiamo rinunciare o meno alla nostra sovranità in favore dell’Unione europea.
Ma la stiamo già perdendo, la nostra sovranità! E in favore di paesi non europei, ma asiatici, come per esempio la Cina. Stiamo perdendo importanza e posizione. Il mondo sta cambiando in modo radicale e la domanda che gli europei devono farsi è quale sarà il posto dell’Europa tra dieci anni.
L’Europa deve essere forte e questo è possibile soltanto se uniamo i nostri interessi. È faticoso, ma realizzabile. L’obiettivo sarebbe quello di creare gli “Stati Uniti d’Europa”, una vera associazione di Stati democratici che condivida la propria sovranità. Ma le nostre identità nazionali continuerebbero a esistere e le Nazioni Unite manterrebbero un ruolo importante.

Quale ruolo gioca in tutto questo il Parlamento europeo?

Il Parlamento europeo deve utilizzare il tempo rimasto per assicurarsi che le prossime elezioni siano veramente europee. In Germania i partiti politici hanno impostato la campagna elettorale su temi nazionali e non europei. Credo che negli altri paesi sia andata nello stesso modo. Il Parlamento ora ha una buona opportunità. Ha più poteri e i cittadini devono sentire di essere rappresentati in modo democratico.
La questione della tassa europea sembra molto interessante. È una battaglia persa in partenza se comporta un aumento delle tasse. Ma se la tassa europea venisse compensata dai contributi degli Stati membri all’Unione europea le cose sarebbero diverse.

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L’evento a cui ha partecipato Joschka Fischer è stato organizzato dal think tank “Gruppo Spinelli”, creato nel settembre 2010 da vari parlamentari europei, come il leader dei liberali (ALDE) Guy Verhofstadt, quello dei Verdi Daniel Cohn-Bendit, ma anche altri europeisti convinti, come l’ex-presidente della Commissione Jacques Delors e l’ex-commissario Mario Monti. Lo scopo del gruppo è di promuovere e rilanciare lo spirito federalista europeo.


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