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Decreto rinnovabili: l’allarme delle Associazioni

Lo schema di legge proposto dal C.d.M. per il recepimento della direttiva europea 2009/28 torna nuovamente a far discutere.
Le principali associazioni ambientaliste (Greenpeace, Legambiente, WWF) assieme a tre delle maggiori organizzazioni di categoria nel settore delle fonti rinnovabili (Fondazione sviluppo sostenibile, Kyoto Club ed Ises Italia) hanno lanciato il loro allarme sulle conseguenze negative che la proposta di legge potrebbe avere sul meccanismo degli incentivi alle fonti rinnovabili.
Nel corso della conferenza stampa congiunta che si è tenuta a Roma il 14 gennaio scorso, le associazioni coinvolte hanno presentato le loro proposte per modificare alcuni emendamenti presenti nel decreto e “garantire alle FER una maggiore stabilità di mercato, più efficienza negli incentivi e il perseguimento degli obiettivi fissati al 2020“.
Le proposte di modifica del disegno di legge hanno riguardato in particolare la limitazione degli impianti solari fotovoltaici a terra con il suggerimento distinguere i casi delle aree agricole di pregio da quelle comuni ed affidare questa specifica competenza alle Regioni.
Un altro punto di correzione ha riguardato la cancellazione del limite di 1 MW e del rapporto tra potenza e superficie del terreno nella disponibilità del proponente non superiore a 50 kW per ettaro nelle Regioni che hanno adottato gli strumenti di programmazione previsti all’articolo 17 delle “Linee guida per l’autorizzazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili” di cui al decreto del Ministero per lo Sviluppo Economico del 10 settembre 2010, escludendo comunque la possibilità di realizzare tali impianti in aree agricole di pregio destinate a produzioni strategiche e in aree HNV (aree agricole ad elevato valore naturale), identificate dalle Regioni anche in base ai Piani Paesaggistici previsti dal decreto legislativo 22 gennaio 2004, nr. 42 e successive modifiche.
Inoltre è stata proposta una riduzione del taglio del prezzo dei Certificati Verdi del 15% del valore attuale e non del 30% anche perché, secondo il presidente della Fondazione per lo sviluppo sostenibile Edo Ronchi – “l’innovazione tecnologica non deve comportare una svalutazione troppo consistente, visto che i prezzi dei titoli verdi erano stati fissati tre anni fa”.
Secondo il presidente di Ises Italia Giovanni Battista Zorzoli – “lo schema di legge nel suo complesso rappresenta, con alcuni limiti, un passo in avanti per quanto riguarda le misure adottate per lo sviluppo della produzione di energia termica da fonti rinnovabili e per lo sfruttamento delle biomasse. Tuttavia è singolare che nel momento in cui si vogliono potenziare le misure a favore delle biomasse e delle rinnovabili che producono energia termica, si cerchi parallelamente di depotenziare la produzione di energia elettrica dall’eolico e dal solare fotovoltaico”.


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