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Fiducia bis sul federalismo municipale
Oggi il voto alla Camera, poi il decreto (già domani) in Consiglio dei Ministri per il varo definitivo. Critiche le opposizioni, mentre i comuni chiedono di alleggerire il peso del fisco erariale

E dopo palazzo Madama anche Montecitorio. La Camera voterà stasera la fiducia posta dal governo sulla risoluzione di maggioranza sul federalismo municipale. Alle 18 inizieranno le dichiarazioni di voto, mentre la prima chiama partirà alle 19.30. Lo ha stabilito la Conferenza dei capigruppo di Montecitorio. L’esito della votazione si dovrebbe conoscere intorno alle 21. “Meglio essere sicuri”. Umberto Bossi sottolinea così il senso della fiducia. Sarà dunque messa ai voti una risoluzione di maggioranza che riprenderà le comunicazioni di ieri mattina del Ministro Roberto Calderoli all’Aula. “È il suggello di un governo riformista. Ci è stato chiesto di fare un passaggio parlamentare: il voto di fiducia è la massima espressione della solennità dell’Aula”, spiega ai cronisti lo stesso Ministro della semplificazione.  Di ben altro avviso è Pier Luigi Bersani, che torna infatti a criticare duramente la riforma federalista. “Domani (oggi, ndr) interverrò in Aula e ho intenzione – annuncia – di dire parole chiare: questo non è federalismo, è un pasticcio”, ha detto il segretario del Pd aggiungendo che “l’incrocio tra le esigenze politiche di Berlusconi e quelle della Lega sta facendo deragliare la riforma federalista”. Bersani mette nel mirino anche il metodo, oltre al merito: “Siamo al record delle fiducie”, spiega. “Essere alla soglia dei 40 voti di fiducia significa un cambiamento di fatto dei meccanismi democratici”, sottolinea il leader Pd. Senza mezzi termini anche Antonio Di Pietro. “Solo un governo e una maggioranza che hanno paura del Parlamento e del Paese ricorre alla forza. In questo caso la forza del ricatto della fiducia”, dice il leader Idv. In questo modo, incalza, “si assicura un voto che non potrebbero avere. Ma quando manca la fiducia, se non sotto ricatto, non siamo più una democrazia”, sottolinea ancora Di Pietro. Dunque, ribadisce, “mettere la fiducia vuol dire che non credono neanche loro che il federalismo sia un atto nell’interesse dei cittadini”. Ottenuto il disco verde della Camera, il provvedimento tornerà in Consiglio dei Ministri per l’approvazione definitiva, “probabilmente già giovedì” dice Calderoli. “Non crediamo che la fiducia sia la strada più opportuna per introdurre nel sistema il federalismo fiscale, che non è semplicemente una riforma strutturale ma prima di tutto una rivoluzione culturale”, afferma Giovanni Centrella, segretario generale dell’Ugl. “Pur essendo d’accordo con il principio – aggiunge Centrella – che attribuisce agli amministratori locali maggiori e reali responsabilità, con un inasprimento degli oneri, siamo preoccupati per il destino incerto, visto il contenuto non ancora molto chiaro del testo, di molti comuni in deficit che, nella maggior parte, si trovano nel Mezzogiorno, situazione nota a tutti e che porterebbe a un ulteriore ampliamento del divario tra Nord e Sud d’Italia”. Per il sindacalista, “i nostri fondati timori si concentrano sulle tasse che potrebbero ricadere a pioggia sui cittadini, quindi su lavoratori, pensionati e famiglie, e le conseguenze a oggi non tutte prevedibili che seguirebbero ad un commissariamento di fatto di molti enti locali”. “Il decreto sul federalismo municipale può ridare ai comuni quel minimo di autonomia fiscale che negli ultimi anni è scomparsa, e questo è un fatto positivo”, afferma Sergio Chiamparino, presidente Anci, in vista dell’approvazione della risoluzione. “L’auspicio – aggiunge – è che, essendo prevista la introduzione dell’Imu a partire dal 2014, ci siano ancora i tempi per introdurre dei correttivi capaci di evitare che la nuova imposta pesi eccessivamente sugli immobili ad uso commerciale, artigianale o industriale. Nel frattempo – conclude Chiamparino – è anche fortemente auspicabile, come abbiamo avuto modo di dire anche in altre occasioni, che se si vuole scongiurare un futuro aumento della pressione fiscale sui cittadini, Governo e Parlamento provvedano a ridurre il peso delle imposte che vengono versate all’erario statale”.


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