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Nucleare: Ue spaventata da rischi a salute

BRUXELLES – L’Europa teme l’apocalisse nucleare giapponese, un po’ per la salute, un po’ per la psicosi, molto per i costi. Percepisce la paura dei cittadini per una catastrofe che potrebbe – come sostengono in Francia e Russia – persino essere peggiore di Chernobyl. Cosi’ Nicolas Sarkozy, che guida un paese fondato sull’energia nucleare, chiede che il G20 si riunisca per immaginare le opzioni alternative. Ma intanto i politici europei, a parte l’Angela Merkel che deve fare i conti con un partito verde arrivato in Germania al 18% nei sondaggi, non riescono a pensare un futuro senza energia atomica: anche perche’ il costo della rinuncia rischia di diventare insostenibile a breve termine.

Il fatto stesso che il Giappone abbia dovuto spegnere i suoi impianti fara’ schizzare in alto i prezzi del gas. E gli effetti sulle quotazioni del petrolio, stando alla stima del ministro delle finanze russo, saranno devastanti: il barile potrebbe arrivare a 150-200 dollari.

A lungo termine la situazione non e’ migliore. Il perche’ lo spiegano a Bruxelles: la stessa Germania che nel 2050 punta a ricavare l’80% della sua energia dalle fonti rinnovabili, non ha una rete di distribuzione adeguata. Al punto che non esiste, rivela una fonte, una linea diretta che unisca l’off-shore a Monaco di Baviera. Solo per adattare la rete europea alle ‘rinnovabili’ serviranno, secondo una proposta che la Commissione europea presentera’ a giugno prossimo, serviranno investimenti dell’ordine di 200 miliardi di euro.

Cosi’ ecco che la Ue – al quinto giorno dal terremoto e dallo tsunami che hanno messo in ginocchio il Giappone e fatto esplodere la vecchia centrale di Fukushima – da una parte piange i morti, dall’altra raccomanda di fare i controlli sui (pochi) alimenti importati ed intanto si prepara a fare i conti con un futuro ancora tutto da decifrare.

Per lunedi’ prossimo e’ stato convocato un consiglio straordinario dei ministri dell’Energia che dovranno cercare di capire come affrontare il mix delle crisi libica e giapponese. Mix che sara’ anche nell’affollato ordine del giorno del vertice europeo del 24-25 marzo.

Intanto i governi nazionali sul nucleare non cambiano idea. Tutti pronti a fare i test di resistenza, ma non a seguire l’esempio della Merkel che in Germania chiude sette centrali.

Sull’energia atomica non cambiano idea a Palazzo Chigi, dove il piano nucleare deve andare avanti nonostante i veti annunciati da tutti i governatori regionali. Ma magari ci si augura che alla fine sia ”una riflessione europea” (invocata tanto dal ministro Romani quanto dal vicepresidente della Commissione europea Tajani) a dare la linea. Certamente non cambiano idea in Francia, dove con l’atomo si copre l’80% dei bisogni e dove il ministro Besson continua a definire – senza concessioni al contradditorio – ”il nucleare civile un vantaggio”. Neppure in Gran Bretagna, dove il premier Cameron e’ convinto che l’atomo debba continuare a far parte del mix energetico del Regno sia pure ”imparando la lezione del Giappone”. Cosa che non sembra interessare Medvedev e Erdogan, che proprio oggi da Mosca annunciano che entro un paio di mesi partira’ la costruzione della centrale turca di Akkuyu. In piena zona ad altissimo rischio sismico.


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