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Federalismo, gli enti locali tornano alla carica
Dopo il via libera al fisco regionale, comuni e province chiedono che vengano riviste anche per loro le norme sui tagli ai trasferimenti. Prime elaborazioni della Cgia Mestre: per le regioni in ballo 16,5 miliardi in quattro anni

Il giorno dopo il via libera in Bicamerale al decreto sul fisco regionale le autonomie locali iniziano a metabolizzare i contenuti del provvedimento attuativo del federalismo. E se da una parte i governatori si dicono soddisfatti per la riduzione dei tagli, dall’altra sindaci e presidenti di provincia sono già sul piede di guerra. 

I COMUNI
Il presidente dell’Associazione dei comuni Sergio Chiamparino ha chiesto, un incontro urgente con il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi per chiedere l’adozione di un decreto correttivo e modificativo del decreto sul federalismo municipale,  alla luce delle novità introdotte nel testo sul federalismo regionale. Nella lettera inviata al Presidente Berlusconi e ai Ministri Tremonti, Maroni, Fitto e Calderoli si evidenzia che le novità sul fronte del federalismo regionale rappresentano “significative correzioni ed integrazioni che modificano in modo sostanziale il testo del provvedimento, su cui l’Anci ha espresso intesa in sede di Conferenza unificata, e che determinano un netto cambiamento di posizione del Governo su questioni assai importanti”. Questioni che riguardano, in primo luogo, la previsione secondo cui a decorrere  2012 nei confronti delle Regioni ordinarie non si tiene conto dei tagli ai trasferimenti previsti nel d.l. 78/2010 sulla base di modalità concertate in un apposito tavolo, e che comunque ai fini della fiscalizzazione dei trasferimenti statali si considerano le risorse spettanti sulla base dell’esercizio finanziario 2010. “Riteniamo questo – scrive Chiamparino – un importante accoglimento che certamente rappresenta una chiara ed auspicata inversione di rotta da parte del Governo rispetto a quanto ha sin qui sostenuto, che l’Anci considera positivamente, ritenendo allo stesso tempo assolutamente ovvio e obbligato per il Governo estendere medesima previsione anche ai comuni, che è giusto ricordare rappresentano il livello di governo con i migliori indici finanziari e che ha contribuito maggiormente al contenimento della spesa pubblica”. Chiamparino sottolinea inoltre che “il Governo ha mutato posizione circa la tipologia dei trasferimenti da fiscalizzare, inglobando anche i trasferimenti in conto capitale, non finanziati con indebitamento. È necessario estendere questa previsione ai comuni – rileva in conclusione il Presidente Anci – ricordando che questa tipologia di trasferimenti, la cui stima  è pari a circa 2 miliardi, è stata esclusa dalla quantificazione fatta dal Governo in sede di elaborazione del decreto legislativo n. 23/2011, individuandone le relative entrate”.

LE PROVINCE
Sullo stesso tenore le reazioni delle Province. “Il decreto sull’autonomia tributaria votato dalla Commissione bicamerale accoglie alcune importanti richieste delle Province, anche se resta aperto il grande nodo del taglio ai trasferimenti”, commenta il presidente dell’Upi, Giuseppe Castiglione. “Il confronto con il Ministro Calderoli, con il presidente La Loggia e con i relatori di maggioranza e opposizione ha permesso di fare valere molte delle nostre ragioni. Le tre principali questioni che avevamo posto sono state risolte. La compartecipazione all’Irpef è diventata dinamica e legata al territorio, come avevamo chiesto, perché è solo in questo modo che si delinea un tributo proprio e non una mera devoluzione di gettito. Abbiamo ottenuto la fiscalizzazione dei trasferimenti correnti e in conto capitale, garantendo così alle province le risorse necessarie per assicurare la copertura delle funzioni fondamentali e la possibilità di continuare ad investire sui territori con opere e infrastrutture. È stata assicurata la reale autonomia tributaria delle province, con l’Rca, la disciplina di una nuova Ipt e la previsione di una imposta di scopo per gli investimenti infrastrutturali. Resta aperto il grave nodo dei tagli ai trasferimenti, che nel 2012 si tradurranno per le province in un 40 per cento in meno di risorse, pari a 500 milioni di euro. Una decisione inaccettabile, questa, se si considera il testo prevede solo per le regioni il possibile recupero dei tagli e la loro fiscalizzazione. Su questo – conclude Castiglione – apriremo da subito un confronto serrato con il governo”.

LE REGIONI
Sul federalismo regionale è importante che si rivedano i tagli, altrimenti non si può pensare che non arrivino più tasse, ha invece detto il presidente della Conferenza delle regioni, Vasco Errani. “L’aspetto più importante – ha spiegato a proposito del provvedimento che ha avuto il via libera dalla Bicamerale – è che si riconosce che per attivare il federalismo fiscale occorre di fatto rivedere la manovra finanziaria che aveva tagliato in modo insostenibile le risorse alle regioni per servizi e verso le imprese e i cittadini. Dunque si dice: bisogna che si parta nel 2013 rivedendo quei tagli, diversamente è obiettivamente difficile poter pensare che il federalismo sia in grado di dare servizi e non aumentare le tasse”. Sui 425 milioni garantiti al trasporto pubblico locale, Errani ha aggiunto: “È una difficile battaglia fatta dalle Regioni per recuperare una parte di quei tagli della manovra dell’estate scorsa che colpiva in modo pesantissimo il trasporto locale, ponendo un servizio già molto critico in una situazione ingestibile. È un fatto positivo avere reintegrato parte di questi fondi. Ma nel decreto c’è una parte più importante: dal 2012 si dovrà fiscalizzare il trasporto pubblico locale, onde evitare di rimanere sospesi alle manovre economiche per un servizio così fondamentale per i cittadini”.

I CALCOLI DELLA CGIA MESTRE
La Cgia di Mestre ha intanto fatto i primi calcoli sull’impatto delle nuove norme sul fisco regionale. Oltre sedici miliardi e mezzo di euro è il bottino del federalismo fiscale che potrebbero incassare nel giro di quattro anni le Regioni dal gettito Irpef con lo sblocco delle aliquote. Con un incremento per contribuente su scala nazionale pari a 355 euro. “A beneficiarne potrebbero essere soprattutto Lombardia, Veneto e Lazio dove è maggiore il differenziale tra quanto incassato nel 2010 e quanto potrebbe arrivare nel 2015 – spiega Giuseppe Bortolussi segretario degli artigiani di Mestre – Se invece guardiamo all’incremento per contribuente a guidare il ranking è la Lombardia dove per la pressione aumenterà di 422 euro a testa”. La simulazione effettuata dall’Ufficio studi della Cgia considera lo sblocco delle aliquote Irpef dal 2013 sui tutti i redditi (massimo 1,4%); per i redditi superiori ai 15mila euro, l’aliquota potrà a salire sino al 2%, e dal 2015 al 3%. Il via libera al decreto sul federalismo regionale potrebbe portare nelle casse dei Governatori italiani una cifra in progressivo aumento a partire dallo sblocco delle aliquote fissato al 2013: se nel 2010 i bilanci delle Regioni hanno contabilizzato 7 miliardi e 155 milioni, nel 2013 potrebbero incassarne 8,647 per passare agli 11,645 del 2014 e ad un massimo di 16 miliardi e 640 milioni nel 2015. In termini assoluti la parte del leone spetta a Lombardia (da 1 miliardo 607 milioni del 2010 a 4 miliardi e 32 milioni del 2015 pari a un più 2 miliardi e 425 milioni) seguita dal Lazio (da1,043 a 2,047 con più 1,004 miliardi) e dall’Emilia Romagna (da 820 milioni a 1,711 miliardi con più 890 milioni). Diversamente, in Molise e Basilicata, l’incremento di gettito in valore assoluto al 2015 non supererà rispettivamente i 32 milioni di euro e i 78 milioni. Gli incrementi maggiori, tra il 2010 e il 2015, potrebbero riguardare Lombardia, Veneto e Toscana rispettivamente con un più 422 euro,  più 420 euro e più 402 euro per contribuente; gli aumenti minori potrebbero riscontrarsi in Abruzzo, Molise e Calabria.


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