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Sacchetti con additivi, si profila lo scontro legislativo
Secondo indiscrezioni, il Ministro Prestigiacomo vorrebbe includere nel bando anche i sacchetti biodegradabili additivati, imponendo inoltre un limite di spessore pari a 40 micron. Annunciata però una proposta di legge salva additivi che sarà presentata a giorni da un gruppo di parlamentari che si oppongono all'interpretazione più restrittiva del divieto

Quello che doveva essere un tranquillo incontro tra produttori di sacchetti di plastica sul piede di guerra dopo il bando imposto dal Ministero dell’ambiente si è aperto con un colpo di scena. Un’indiscrezione arrivata per vie traverse dice infatti che è intenzione del Ministro Prestigiacomo vietare, prevedendo anche pesanti sanzioni pecuniarie, le buste con gli additivi, e imporre un limite di spessore pari a 40 micron (alcune voci parlano di 400 micron, dato che però sembra improbabile). Una notizia che fa sobbalzare sulla sedia tutti i partecipanti al convegno organizzato a Roma dall’associazione Fare ambiente proprio per parlare di sacchetti con additivi. Il tema sta molto a cuore agli imprenditori, perché il sistema degli additivi permetterebbe a molte aziende produttrici di sacchetti di plastica di riconvertirsi al biodegradabile con costi accettabili.

L’indiscrezione, che qualche ora dopo viene bollata dallo stesso presidente di Fare ambiente Vincenzo Pepe come «una possibile bufala», va contro gli accordi raggiunti con il ministero durante i tavoli tecnici di alcune settimane fa. Accordi che, spiega il professor Paolo Broglio, direttore scientifico dell’organizzazione Ecologia applicata, prevedevano di «mantenere i due tipi di sacchetti: quelli biodegradabili e compostabili, prodotti con biopolimeri e meno resistenti, ma utilizzabili anche per raccogliere l’umido, e quelli solo biodegradabili, fabbricati con additivi e più robusti». Ed è questo il contenuto della proposta di legge che, promette Pepe, sarà presentata nei prossimi giorni «da alcuni parlamentari che condividono le nostre idee».

Intanto, però, nel campo delle buste con additivi biodegradanti rimangono molte questioni aperte. Prima tra tutte, quella che riguarda il riciclo di questo tipo di sacchetti, su cui si levano voci contrastanti. Gianluca Bertazzoli, responsabile Comunicazione di Corepla, mette il dito nella piaga: «Mentre quello dei sacchetti tradizionali era un ottimo materiale per il riciclo, sulla possibilità di riciclare la plastica delle buste prodotte con gli additivi ci sono forti dubbi. Questo aspetto va accertato. Bisogna evitare di mettere in commercio prodotti non riciclabili». Anche Enrico Bobbio, presidente del consorzio Polieco, e Giorgio Quagliolo, presidente di Unionplast, esprimono a modo loro qualche dubbio sulla qualità della plastica riciclata proveniente da sacchetti con additivi. Certo invece della riciclabilità dei sacchetti “additivati” è Emo Chiellini, docente di Chimica all’università di Pisa. Claudio Maestrini, rappresentante ufficiale per l’Italia di Oxo-Biodegradable Plastics Association, si spinge addirittura ad affermare che «ci sono studi che dimostrano che i sacchetti con gli additivi sono anche compatibili con il compostaggio».

In questo periodo sta poi emergendo anche il problema dei sacchetti contraffatti, che di biodegradabile hanno ben poco. Il presidente di Fare Ambiente Pepe assicura agli imprenditori che solleciterà i carabinieri del Noe e del Nas perché vengano effettuati dei controlli sulle buste di plastica messe sul mercato. E le promesse non finiscono qui: «Farò pressione sulla grande distribuzione affinché i supermercati smettano di rifiutare le buste con additivi, che non sono bandite, e farò presentare nei prossimi giorni una proposta di legge a favore dei sacchetti con additivi». Il settore rimane in attesa: i decreti attuativi del provvedimento ancora non sono arrivati, e se anche il ministero decidesse di mettere al bando anche i sacchetti con gli additivi, il procedimento legislativo potrebbe durare mesi.


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