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Spiagge ai privati per meno tempo
Il diritto di superficie sulle spiagge scende da 90 a 20 anni e andrà rilasciato nel pieno rispetto dei principi comunitari di “economicità, efficacia e imparzialità”. Lo prevede la versione definitiva del decreto sviluppo (n. 70/2011) che tiene conto delle osservazioni di Napolitano. Tutte le novità spiegate nelle relazioni tecnica e illustrativa

Il diritto di superficie sulle spiagge scende da 90 a 20 anni e andrà rilasciato nel pieno rispetto dei principi comunitari di “economicità, efficacia e imparzialità”. È la modifica principale al testo del decreto-legge sviluppo (>> le relazioni tecnica e illustrativa) apportata dall’Esecutivo dopo i rilievi mossi dal Capo dello Stato, Giorgio Napolitano. Altre novità sono l’introduzione di un tetto alla sanzione amministrativa per le liti temerarie sugli appalti pubblici, mentre passa a 90 giorni il silenzio assenso se il soprintendente dei beni culturali non procede al rilascio dell’autorizzazione paesaggistica. Il testo, così corretto dopo la consultazione fra i tecnici del Quirinale e il Governo, è stato firmato da Napolitano ed è stato pubblicato con il n. 70 sulla Gazzetta Ufficiale di venerdì scorso.  La nuova versione del decreto, ha sottolineato una nota del Colle, “è la risultante dalle consultazioni intervenute tra il Governo e la Presidenza della Repubblica secondo una corretta prassi di leale collaborazione istituzionale”. Il Presidente della Repubblica ha inoltre sollecitato l’Esecutivo a un rapido recepimento delle norme comunitarie sui poteri di vigilanza della Banca d’Italia. La modifica più rilevante introdotta nel testo del Governo per il rilancio dell’economia riguarda quindi la misura sugli arenili che ha sollevato un fiume di polemiche nei giorni scorsi. I tecnici di Napolitano hanno imposto un maggior raccordo del regime introdotto dal decreto con la normativa comunitaria, dal momento che l’Italia è già stata soggetta a una procedura di infrazione da parte di Bruxelles per la violazione della direttiva Bolkestein del 2006 sulle liberalizzazioni. La Ue si è fatta anche sentire subito dopo la recente approvazione del provvedimento schierandosi apertamente contro la norma perché non in linea con le regole del mercato interno e in particolare con la direttiva dei servizi. Un coro di ‘no’ alla misura era immediatamente arrivato anche dalle associazioni ambientaliste, dai consumatori e dall’opposizione. La norma così come modificata lascia la possibilità di attribuire ai privati il diritto di superficie sulle coste e sugli eventuali manufatti già esistenti, che possono essere abbattuti e ricostruiti, ma la sua durata scende da 90 a 20 anni. Viene invece confermato il permesso di edificabilità nelle aree non sottoposte a vincoli. In sostanza, fino al 2015 sopravvivrà l’attuale sistema che prevede concessioni balneari di sei anni rinnovabili per altri sei anni. Al termine le regioni, d’intesa con comuni e Agenzia del demanio, potranno attribuire il diritto di superficie ai privati nel rispetto dei principi comunitari di “economicità, efficacia, imparzialità, parità di trattamento, trasparenza e proporzionalità”. Sarà invece il Tesoro a stabilire l’ammontare del canone in modo da non determinare effetti negativi sulla finanza pubblica. “Direi che nessuno aveva affrontato il problema dei nostri operatori del balneare come ha fatto questo governo, con il solo obiettivo di garantire loro le certezze necessarie e metterli nella condizione di poter competere nell’attuale scenario internazionale”, ha detto il Ministro del turismo, Michela Vittoria Brambilla, commentando la versione del decreto sviluppo firmata dal Presidente Napolitano e ha aggiunto: “Nella riforma del turismo che abbiamo varato la scorsa settimana abbiamo corretto una grande anomalia del nostro sistema, estendendo a tutti gli operatori del balneare la classificazione di impresa turistica, come da tantissimo tempo richiedevano. E siamo intervenuti in maniera ancora più importante, andando finalmente ad estendere a tutte quelle che sono imprese del turismo, e quindi ora anche ai balneari, gli incentivi, le sovvenzioni e i benefici di qualsiasi genere previsti dalle normative vigenti, fino a ieri, per le sole imprese dell’industria”. Per Brambilla: “Inoltre, nel decreto sviluppo abbiamo previsto l’istituzione di distretti turistici, che possano vedere uniti gli imprenditori in zone a burocrazia zero, con tutti i vantaggi che le reti d’impresa possono garantire sotto ogni profilo. Per quanto riguarda la durata del diritto di superficie previsto per le concessioni degli stabilimenti balneari abbiamo agito affinché essa fosse ampliata per un considerevole numero di anni rispetto all’attuale previsione, così da garantire agli operatori le necessarie certezze negli investimenti e nell’attività”. Quanto al limite fissato in vent’anni previsto nel dl sviluppo, su richiesta del Quirinale, il Ministro Brambilla precisa: “Avremmo preferito che il diritto di superficie potesse avere una durata ancora superiore a quello previsto nella versione firmata oggi dal Capo dello Stato, proprio come nella prima formulazione del testo. Ma non possiamo che accogliere le modifiche richieste dal Quirinale, con la certezza che vent’anni rappresentino comunque una notevole prospettiva ed un indubbio miglioramento rispetto all’ incerta situazione attuale. Non dimentichiamo che il Governo Prodi ha avuto questa pratica sul tavolo per tutta la sua durata e non ha fatto nulla per risolverla, se non rendere ancora più complessa la situazione”.


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