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Nel decreto sviluppo tetto ai bonus e poteri a Bankitalia. Per il Sistri proroga a dicembre

Se non è un assalto alla diligenza, poco ci manca. Maggioranza e opposizione hanno depositato ieri 1.540 emendamenti al decreto sviluppo. E, secondo un copione che ormai si ripete puntualmente, è la maggioranza – 780 proposte di modifica contro le 760 delle opposizioni – a chiedere la riscrittura o la modifica delle norme approvate dal Governo con il decreto-legge n. 70.
Oggi scatterà la mannaia delle ammissibilità su cui si pronunceranno i presidenti delle due Commissioni Bilancio e Finanze della Camera, rispettivamente, Giancarlo Giorgetti e Gianfranco Conte, per entrare così nel merito dell’esame del decreto da consegnare all’aula il 13 giugno prossimo, o, come più probabile alla luce degli emendamenti presentati, con una proroga il 15 giugno.
Tra le richieste depositate tornano il tetto ai bonus dei banchieri e il rafforzamento dei poteri di Bankitalia sulle retribuzioni corrisposte ai manager degli istituti di credito. Misure uscite dalla porta al momento del varo del decreto (erano nella bozza portata al Cdm del 4 maggio scorso) e che potrebbero rientrare dalla finestra con un emendamento della Lega. L’adeguamento alle direttive comunitarie sul controllo degli stipendi dei banchieri era stato sollecitato anche dal capo dello Stato, e ora potrebbero trovar posto nel Dl per dare attuazione alla direttiva europea denominata Crd3 (capital requirement directive) in attesa di attuazione nel nostro Paese.
In arrivo anche la riscrittura del diritto di superficie sulle spiagge. Una sorta di ‘lodo Pini’ all’interno della stessa maggioranza. Da una parte alcune anime del Pdl ne chiedono lo stralcio (sostenuto con un emendamento ad hoc dal Pd) così da disciplinare l’intera materia delle concessioni balneari in un provvedimento su misura frutto dell’intesa tra Governo e Conferenza unificata. Dall’altra l’Economia che difende la scelta di introdurre il diritto di superficie sulle spiagge e rilanciare il turismo sulle coste con l’introduzione dei distretti turistico-alberghieri.
Un compromesso tra i due estremi è dunque l’emendamento proposto da Gianluca Pini (Lega), che per il diritto di superficie propone di portarlo dagli attuali 20 a 50 anni ma con una netta distinzione tra il ‘lido del mare’, la battigia, le scogliere, le aree dedicate all’ombreggio e quelle dove invece è possibile intervenire per rilanciare il turismo. E sul lido del mare, secondo la definizione che ne dà l’emendamento non sarà possibile costruire. L’emendamento, poi, ridefinisce l’impresa turistico balneare e indica le mosse per uscire dalla procedura di infrazione avviata nei confronti dell’Italia per la mancata gara delle concessioni balneari. Per l’intesa Governo-regioni si prevede una delega su misura.
Dalla Lega arriva anche la proposta di ridurre l’effetto spesometro con l’innalzamento del limite dei 3.600 euro (le ipotesi sono 6/8mila euro) oltre il quale il commerciante è obbligato alla segnalazione all’anagrafe tributaria in caso di pagamenti in contanti (restano esclusi gli acquisti effettuati con carte di credito o bancomat). Per le imprese, sempre dalla maggioranza, arriva la proposta di allungare fino al 31 dicembre prossimo la proroga del Sistri. La Lega arriva a chiederne l’abolizione.
Il governo non ha presentato emendamenti e non ne presenterà. Certo è che le proposte del Pdl – fatte proprie anche dall’opposizione – su una riscossione meno oppressiva troveranno certamente il sostegno dell’Esecutivo. A partire dall’accertamento esecutivo il cui termine oggi a 120 per la ‘moratoria’ delle sospensive potrebbe passare a 180 o ancora fino a 210. Ma su questo le idee sono ancora tutte da raccogliere. Sulle procedure esecutive della riscossione, invece, ci sarà l’abolizione delle ganasce fiscali per debiti complessivi di importo ridotto (2.000 euro secondo la ‘risoluzione Bernardo’, 1.000 euro annunciati da Befera). Le ipoteche sulla prima casa saranno precedute da una sorta di avviso bonario al debitore dello Stato il quale avrà 30 giorni di tempo per saldare i conti. Il limite per espropriazioni forzate e ipoteche sugli immobili passerà dagli attuali 8mila a 20mila euro.
Stessa soglia sarebbe stata individuata per le imprese in credito con la pubblica amministrazione ma che hanno iscrizioni a ruolo oltre quella soglia. L’attuale limite oggi è di 10.000 euro.


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