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Manovra, comuni (forse) in salvo
Le autonomie locali dovrebbero essere risparmiate dai tagli allo studio. In ogni caso le riduzioni di spesa saranno selettive e non più lineari. Bankitalia: si va nella direzione giusta

Si cominciano a delineare i termini della manovra che dovrebbe essere varata già questa settimana dal Consiglio dei Ministri, forse insieme con la delega per la riforma del fisco. Cominciano già a circolare, oltre ai numeri (intervento da tre miliardi per il 2011 ma complessivamente da 40 miliardi nel prossimo triennio)anche le prime indiscrezioni sui settori che saranno interessati. Tra questi (ma la situazione è molto in divenire e ci saranno sicuramente modifiche fino all’ultimo minuto) potrebbero esserci anche le pubbliche amministrazioni e gli enti locali nello specifico, anche se i sacrifici compiuti negli ultimi anni potrebbero alla fine escludere misure ad hoc. Ma andiamo con ordine. Nei corridoi del Parlamento c’è intanto chi ipotizza anche il ricorso ai vecchi condoni. Ma il governo lo esclude. Almeno come sua iniziativa. Sembrerebbe esserci spazio per una riedizione del condono edilizio che viaggerebbe parallelo al nuovo piano casa. E altro spazio ci sarebbe per la regolarizzazione delle case fantasma. Un’altra idea circolata è quella di una sanatoria che riguarderebbe l’enorme arretrato dei processi civili prima della riforma. Nel campo della sanità si potrebbero risparmiare dai 5 ai 10 miliardi. Risorse arriverebbero con il federalismo e il passaggio dai costi storici a quelli standard, al 2013. E ancora, voci insistenti e regolarmente smentite dal Ministro Renato Brunetta parlano di un possibile, nuovo, congelamento per gli stipendi pubblici. Il pubblico impiego però ha già subito il blocco degli aumenti salariali e del turn over, mentre in generale ci sarebbe ancora margine per tagli alla spesa pubblica, soprattutto sui consumi intermedi che potrebbero essere razionalizzati e ridimensionati. E spazio sembrerebbe esserci per un’altra sforbiciata ai costi della politica (le auto blu ad esempio). Anche i ministeri potrebbero contribuire. Ma il dibattito ancora in corso è: basta con i tagli lineari, avanti invece con tagli più selettivi. Veniamo agli enti locali. I tagli a comuni, province e regioni non dovrebbero esserci. Ma c’è chi giura anche che saranno uno dei capitoli più corposi. Ma dai territori il coro è unanime: abbiamo già dato. La contropartita potrebbe essere lo sblocco delle addizionali già concessa ai comuni. Per finire, la lotta all’evasione. Più volte utilizzata in passato dal Governo per coprire le manovre finisce per colpire ‘i soliti noti’. Cioè i cittadini già noti all’amministrazione (magari per non aver pagato le multe) che però ora iniziano ad avere il fiato corto. Non a caso con il decreto Sviluppo si sta cercando di ‘alleggerire’ l’artiglieria dell’amministrazione (si veda il caso dell’accertamento esecutivo, che scatta dal primo luglio).

LE REAZIONI
La manovra che il Governo sta per varare “va nella direzione giusta”, dice Fabrizio Saccomanni, direttore generale della Banca d’Italia. “Naturalmente è un programma ambizioso, vedremo come verrà realizzato”. Sulla riforma fiscale ma anche sulla copertura della manovra Saccomanni aggiunge: “la pressione fiscale è già elevata nel confronto storico e in quello internazionale: il carico è elevatissimo per i contribuenti che assolvono i propri doveri”, e le analisi di spending review compiute dal 2007 dalla Ragioneria dello Stato “mostrano che vi sono ampi margini di risparmio in molti comparti di spesa”. Si rende così “opportuno” procedere a “tagli selettivi”, perché quelli lineari “colpiscono allo stesso modo le spese produttive e quelle improduttive”. Ma intanto, fortunatamente, “non ci sono condizioni di natura tale da considerare che ci siano rischi di emergenza”, e i mercati “distinguono nettamente la nostra posizione da quella degli altri Paesi”. Il Ministro degli esteri Franco Frattini conferma l’intenzione di procedere alla riforma fiscale e spiega che “l’obiettivo del Governo è andare avanti sulla via del rigore, ma aprire un percorso di crescita e di sviluppo”, mentre il vicepresidente del gruppo Pdl alla Camera Osvaldo Napoli preme perché si parta dal quoziente familiare. L’opposizione attacca. Massimo D’Alema sottolinea che “siamo subissati di annunci. Ma siamo abituati a non prendere sul serio queste proposte”, anche perché sui conti “truccano le cifre”. Mentre Rosy Bindi se la prende direttamente con Berlusconi: “i contrasti si stanno acuendo adesso che non funziona più il Capo”.


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