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Classi pollaio, sì alla class action
Il Consiglio di stato dà il via libera all’azione popolare dei consumatori contro le aule sovraffollate. Ma il Ministero avverte: Piano sull’edilizia scolastica in dirittura, agli enti locali la realizzazione degli interventi

Dopo quello del TAR del Lazio, arriva anche il via libera del Consiglio di Stato sulla class action del Codacons sulle cosiddette “classi pollaio” (>> la sentenza 9 giugno 2011, n. 3512), quelle aule sovraffollate nelle quali il numero di alunni supera il limite di 25 studenti fissato dalla legge per garantire la sicurezza di ragazzi e personale scolastico: i giudici della sezione VI del Consiglio di Stato hanno infatti rigettato il ricorso presentato dal Ministero dell’istruzione (Miur), dichiarando così la piena ammissibilità della prima class action italiana contro la pubblica amministrazione. Lo ha reso noto ieri l’associazione di consumatori. Il Miur a stretto giro ha comunque comunicato che sono stati già avviati da tempo gli accertamenti per la preparazione del Piano generale per l’ edilizia scolastica. Il Piano sarà completato e sottoposto alla firma dei ministri competenti del Mef e del Miur. In seguito, al Ministero delle infrastrutture, spetterà la gestione dei fondi stanziati dal Cipe per il finanziamento degli interventi di edilizia scolastica, mentre le province e i comuni dovranno realizzare tutti gli interventi necessari per adeguare gli immobili che ospiteranno le scuole statali di ogni ordine e grado. Tornando alla decisione di ieri, va ricordato che il Codacons aveva avviato la prima azione collettiva contro un ente pubblico, il Ministero dell’istruzione appunto, relativamente alla vicenda delle aule sovraffollate. Accogliendo la class action lo scorso gennaio, il TAR aveva ordinato al Ministero di emanare entro due mesi un piano generale di edilizia scolastica (già previsto dal decreto 20 marzo 2009, n. 81 “Norme per la riorganizzazione della rete scolastica e il razionale ed efficace utilizzo delle risorse umane della scuola”): contro la decisione del Tribunale regionale il Miur aveva presentato ricorso al Consiglio di Stato, ricorso ora rigettato.
Nelle motivazioni i giudici del Consiglio, riferisce il Codacons, spiegano che quel decreto “ha imposto al Miur di attendere, d’intesa con il Ministro dell’economia e delle finanze, non già certo alla sola individuazione delle istituzioni scolastiche da sottrarre temporaneamente alla immediata operatività dei nuovi limiti massimi di alunni per aula, quanto piuttosto all’elaborazione di un vero e proprio atto generale, a natura programmatica, avente ad oggetto la riqualificazione dell’edilizia scolastica, in specie di quelle istituzioni non in grado di reggere l’impatto delle nuove regole introdotte con riguardo alla formazione numerica delle classi”. “Il Collegio, d’accordo sul punto con il giudice di primo grado”, si legge ancora nelle motivazioni, ha ritenuto che l’articolo che prevede il piano generale di edilizia scolastica “imponga quindi l’elaborazione di un vero e proprio atto generale, a natura programmatica, avente ad oggetto la riqualificazione dell’edilizia scolastica, di cui costituisce solo un segmento l’individuazione delle istituzioni scolastiche cui estendere il meccanismo di temporanea ultrattività dei limiti massimi di alunni per classe previsti dal decreto del Miur adottato in data 24 luglio 1998, n. 331”. Esultano così i consumatori che hanno promosso la class action e il Codacons ricorda che “ora il Ministero dovrà obbligatoriamente emanare il piano di edilizia scolastica, come stabilito dalle leggi vigenti”. “La decisione del Consiglio di Stato è una ulteriore sonora bocciatura delle politiche del governo Berlusconi sulla scuola”, afferma in una nota Mimmo Pantaleo, segretario generale della Flc-Cgil. “Come richiesto ripetutamente dalla Flc-Cgil alla Ministra Gelmini – continua – sono necessari un piano di edilizia scolastica, la messa in sicurezza degli edifici e l’immediata sospensione dell’aumento del numero degli alunni per classe. Ma come sempre la Ministra Gelmini parla d’altro e non affronta i problemi reali del sistema d’istruzione e formazione. Siamo ormai vicini collasso della scuola pubblica. Altro che riforme epocali. Si mette in discussione ogni giorno la sicurezza e il diritto di alunni e del personale della scuola ad avere a disposizione spazi vitali per potere insegnare e apprendere meglio. La Ministra Gelmini dovrebbe vergognarsi per i colpi devastanti che ha inferto con i tagli alla scuola pubblica. Questo Governo, autoritario e arrogante, è distante anni luce dai bisogni reali del Paese.
L’esito delle elezioni amministrative e del referendum rende evidente la necessità di un cambiamento, tornando a investire nella scuola pubblica”.


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