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La p.a. nell’era di Facebook: la situazione italiana in una recente ricerca

La diffusione delle nuove tecnologie e la comunicazione in tempo reale pongono anche la p.a. di fronte ad una importante sfida. Gli enti pubblici utilizzano Facebook, YouTube, Twitter, ormai entrati nelle abitudini quotidiane della maggior parte degli italiani, per migliorare la comunicazione e intensificare i rapporti con i cittadini? E come sfruttano le potenzialità dei social network per valorizzare azioni e iniziative, per favorire l’accesso alle informazioni e la trasparenza?
È questo il tema, di grande attualità, a cui è dedicata la ricerca di Francesco Pavan, esperto di comunicazione che si occupa di sviluppo di soluzioni comunicative web based per il Comune di Padova, dal titolo “La pubblica amministrazione ai tempi di Facebook: ripensare il dialogo con i cittadini nei social media” >> il dossier
I risultati dello studio, condotto su un campione di 247 enti pubblici, tra cui tutte le regioni, le province e i comuni capoluogo di provincia italiani, confermano che l’interesse della PA per Facebook, Twitter e YouTube è in crescita, anche se ad oggi sono poco più del 30% gli enti che possiedono un account ufficiale in almeno uno dei più diffusi social media.
Una tendenza destinata inevitabilmente a crescere, considerando che gli italiani sono tra i maggiori utilizzatori di social network e trascorrono, ogni giorno, più tempo su Facebook di tutti gli altri europei. Secondo i dati Agcom, a livello mondiale ci batte solo il Brasile e,  per numero di profili, l’Italia si piazza al settimo posto: ben 19 milioni di iscritti su un totale di 600 milioni nel mondo.
Una diffusione rapida ed in costante evoluzione, con cui la PA deve fare i conti, trasformando i social media in strumenti per migliorare il proprio rapporto con i cittadini.
Ma vediamo la fotografia scattata da Francesco Pavan e i numeri portati alla luce dalla sua ricerca. Per quanto riguarda Facebook, troviamo la presenza di quattro Regioni su 20, seguite dai Comuni capoluogo di provincia (21 su 117) e dalle Province (16 su 110). Le potenzialità del network appaiono tuttavia sottoutilizzate anche dagli enti che hanno scelto di aprire il proprio account, con una condivisione nelle bacheche di semplici link ai siti istituzionali e uno scarso utilizzo delle possibilità di interattività offerte.
Lo strumento pare essere visto più come una piattaforma informativa a senso unico che come una reale possibilità di e-democracy, con scarsa presenza di sondaggi o discussioni per stimolare la partecipazione dei cittadini.
Maggiore la presenza delle Regioni su YouTube: più del 50%, 11 Regioni su 20, hanno un proprio canale, seguite dalle Province (23%) e dai Comuni (19%). Anche qui, però, l’interattività non viene sfruttata, anzi, la possibilità di inserire commenti e votazioni degli utenti viene spesso disattivata.
Molto meno popolare Twitter, con solo 5 Regioni (25%), 12 Comuni (10%) e 9 Province (8%) che comunicano con i “cinguettii” di 160 caratteri. In questo caso la minore presenza della PA rispecchia la minore diffusione di questo social network nel nostro Paese.
In questo panorama ci sono naturalmente casi in controtendenza, posti in evidenza dall’autore della ricerca, che sottolinea inoltre la difficoltà derivante dall’assenza di prassi condivise nell’utilizzo di questi media per la comunicazione pubblica.
Ma le potenzialità dei social network sono una risorsa importante, che la PA dovrà sviluppare al fine di un rapporto veramente interattivo con i cittadini, facendoli diventare soggetti attivi, da consultare, coinvolgere, ascoltare.


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