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Nella Lega vince ancora Bossi
Attilio Fontana non aderisce allo sciopero Anci. Pure Tosi sarà al lavoro

 Attilio Fontana, sindaco leghista di Varese e presidente di Anci Lombardia, non parteciperà allo sciopero dei primi cittadini, domani, contro i tagli agli enti locali previsti dalla manovra. La decisione non deve essere stata delle più facili per lui, che per la protesta contro quei tagli si è speso in prima persona. «Quello che ho fatto l’ho fatto per difendere i principi fondamentali della Lega», ha precisato, «per difendere il territorio e il federalismo». Ma la sua posizione e quella del sindaco di Verona, Flavio Tosi, non sono piaciute ai vertici del Carroccio, che lunedì nel consiglio federale hanno approvato una delibera per vietare ai sindaci leghisti di prendere parte alla protesta.

Tra Lega e Anci Attilio Fontana sceglie la prima. La fedeltà al Carroccio, ha chiarito «non è mai stata in discussione». Però «se faccio una scelta che è di partito, non posso più essere il presidente di tutti i sindaci lombardi».
Sulle sue dimissioni deciderà l’Assemblea regionale dei comuni convocata la prima settimana di ottobre nelle mani della quale il sindaco di Varese rimetterà il mandato.
Una decisione sulla quale Fontana ha riflettuto a lungo, valuntando anche tempi e modi delle sue dimissioni. Per poi convincersi forse che rimettere il mandato nelle mani dell’Assemblea regionale convocata la prima settimana di ottobre sarebbe stato utile ad evitare di alzare ulteriormente i toni (come auspicato da Roberto Maroni), almeno per questa settimana.

Attilio Fontana, in una lettera inviata a tutti i sindaci lombardi, ribadisce come la risposta alla crisi in Italia sia «stata fatta pesare in misura eccessiva sulle autonomie locali, e sui Comuni in particolare: nonostante il nostro comparto sia l’unico ad avere presentato i saldi in attivo». E sottolinea la difficoltà di questo momento per lui: «Volendo proseguire il mio impegno politico amministrativo verso obiettivi in cui credo – scrive – mi sono trovato mio malgrado di fronte a un bivio, e ho scelto di non partecipare alla protesta indetta da Anci per giovedì 15 settembre, nonostante l’avessi a suo tempo approvata in sede di consiglio direttivo nazionale».

Quanto a Flavio Tosi, l’altro primo cittadino leghista nel mirino di una parte dei vertici (bossiani) del Carroccio, quella di domani sarà per lui una giornata come molte, di lavoro. Ma la sua opinione non cambia. Per il sindaco di Verona è un fatto risaputo che la Lega ha preso posizione per ridurre il taglio agli enti locali, e c’è riuscita. Il taglio, però, ha detto Tosi, «ci sarà comunque e noi come amministratori e come cittadini di buon senso, pensiamo che sarebbe meglio che lo Stato riduca ulteriormente i suoi costi ed eventualmente il suo patrimonio, piuttosto che incidere sulla periferia dell’impero». L’esponente leghista ha rischiato l’espulsione dal partito per aver ribadito che, a suo dire, il ciclo politico di Silvio Berlusconi è terminato, «sia per un fatto anagrafico, che comunque c’è, sia per quella che è la situazione del paese».

Fontana e Tosi evitano entrambi lo scontro frontale con i vertici della Lega. Ma la tensione resta alta.
Intanto tutto è pronto per la protesta dei primi cittadini che domani, come stabilito da Anci, scioperano contro la manovra, restituendo ai prefetti le proprie deleghe sulle funzioni di anagrafe. Sarà il primo sciopero dei sindaci d’Italia, al quale si accompagnano altre iniziative, tra le quali il ricorso alla Corte costituzionale contro gli articoli 4 e 16 della manovra, quelli che obbligano i Comuni alla dismissione delle società partecipate e che intervengono sull’organizzazione istituzionale dei 5800 Piccoli Comuni sugli 8 mila totali. Alla mobilitazione hanno aderito anche la Conferenza delle Regioni e l’Unione delle Province italiane. Partecipano pure sindaci del centrodestra, come il primo cittadino di Roma, Gianni Alemanno.


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