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L’Ocse: gabbie salariali nella p.a.
Nell’Economic Outlook sull’Italia la proposta di stipendi ridotti e differenziati su base regionale, oltre alla privatizzazione dei servizi locali. Indagine Confesercenti: per il 78% degli italiani compensi di parlamentari e consiglieri

Gabbie salariali nella pubblica amministrazione. Riforme sul mercato del lavoro, con più flessibilità e moderazione salariale, a cominciare dalle buste paga della p.a. che vanno tagliate e differenziate su base regionale. Sono le prime tra le priorità indicate ieri dall’Ocse per le riforme strutturali in Italia, insieme con una privatizzazione dei servizi pubblici locali. E uno studio di Confesercenti rilancia: per il 78% degli italiani vanno diminuiti i compensi di parlamentari, consiglieri regionali e locali, un altro 11% pensa che sia utile un taglio del 20% della spesa pubblica corrente, nazionale, regionale e locale. Solo un italiano su 100 lascerebbe le cose come stanno e sarebbe favorevole a garantire l’equilibrio dei conti pubblici con nuove tasse. Insomma, la spesa per il funzionamento della macchina amministrativa dello stato e degli enti locali è ancora una volta nell’occhio del ciclone.
Partiamo dall’Ocse. Secondo cui se il nuovo governo dell’Italia deve “attuare pienamente” il programma di risanamento dei conti che era stato approntato dal precedente esecutivi, parallelamente deve anche portare avanti “importanti riforme strutturali” per sostenere la crescita. Vanno avviate “il prima possibile”, dice l’Ocse nella scheda sull’Italia del suo ultimo Economic Outlook, che tra i primi settori di intervento indica la necessità di intervenire sulle “tutele al lavoro” nelle parti di mercato “maggiormente rigide”. Secondo l’Ocse è “imperativo” poi avere “moderazione” sui salari, cominciando da quelli della pubblica amministrazione che devono essere “tagliati” a livello nominale e devono potersi differenziale su base regionale. Bisogna inoltre puntare a maggiore concorrenza sui mercati dei prodotti e ridurre regolamentazioni e barriere all’ingresso di nuovi operatori, specialmente nelle professioni e nei settori dei servizi. L’Ocse chiede anche di privatizzare le aziende che forniscono servizi pubblici locali.
Intanto un’indagine di Confesercenti-Ispo  rileva che quasi due italiani su tre vogliono che il Governo Monti imbocchi unicamente la via della riduzione della spesa pubblica. Mentre un altro 29% vede possibili sia tagli che aumenti di tasse. Sommando i favorevoli ai tagli della spesa pubblica si tocca il 94%. Solo un marginalissimo 3% considera praticabile solo la via dell’aumento dell’imposizione. Tre italiani su quattro, sottolinea lo studio, avvertono uno squilibrio fra quanto versano di tasse e quanto ricevono in cambio dallo Stato in termini di servizi. E sono soprattutto i giovani ad avvertire questo disagio. Infatti il 76% ritiene i servizi pubblici insufficienti rispetto ai tributi pagati, un 11% li considera invece adeguati; un altro 11% addirittura elevati. Confesercenti propone dunque tagli alla spesa per un valore di 12,4 miliardi, così ripartiti:
Amministrazione centrale. Valore del taglio: 2,2 miliardi. Un miliardo circa di risparmio potrebbe essere ottenuto portando subito il trattamento dei membri del Parlamento e del Governo al livello degli altri Paesi europei. Una procedura già avviata, ma rimandata alla prossima legislatura, 1,2 miliardi riducendo il numero dei membri del Cda, degli incarichi e delle consulenze degli enti e delle società pubbliche.
Province e consulenze. Valore del taglio: 8,5 miliardi (15,5 miliardi con l’abolizione totale delle province). Sette miliardi ridistribuendo tra comuni e regioni le competenze delle province ed eliminandone il livello politico-rappresentativo. Altri 7 miliardi (per un totale di 14), abolendo completamente le province e assorbendo gradualmente, in un periodo di 3-4 anni, i dipendenti provinciali nell’amministrazione pubblica; 1,5 miliardi riducendo del 50% le spese per consulenze, incarichi, collaborazioni e spese per comitati e varie commissioni, che nel 2009 hanno portato all’esborso di 3 miliardi di euro.
Auto blu. Valore del taglio: 2,3 miliardi. Cinquecento milioni dimezzando le auto blu e grigie, le 73.000 vetture a disposizione degli uffici per attività operative; 300 milioni riducendo il numero delle auto blu assegnate all’amministrazione centrale (in tutto 13.000 autovetture); un miliardo tagliando del 50% il costo complessivo di tutto il personale addetto al parco autovetture; 500 milioni portando alla metà le autovetture dedicate ai servizi speciali e di vigilanza urbana in cui sono impegnate altre 12.000 unità.


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